Le idee non si sgomberano. Solidarietà alla Breccia

Massima solidarietà ai/alle compagn* della Breccia, colpit* dalla repressione poliziesca!
Gruppo Anarchico Chimera

Nella giornata di ieri l’esperienza dello spazio sociale autogestito “Breccia” è stata stroncata dopo pochissime ore da un massiccio intervento di solerti tutori dell’ordine. Non c’è stato nessun margine di trattativa, il messaggio era chiaro: in questa città non vi deve essere nessuno spazio sottratto al degrado e all’abbandono tramite la pratica dell’azione diretta.

La cosa non ci stupisce, da sempre a Trieste – qualsiasi siano state le giunte in carica – tutte le esperienze di occupazione per creare spazi autogestiti sono state colpite in ogni modo.

L’estrema velocità dell’azione poliziesca di ieri ci fa capire ancora di più che nella Trieste turistica, in cui l’unico metro di giudizio del vivere comune è il “decoro”, le uniche attività che possono proliferare sono quelle legate al profitto come catene di alberghi, ristoranti e quant’altro. Una mercificazione sempre più asfissiante degli spazi pubblici che si accompagna ad un controllo sociale sempre più capillare e invasivo che ormai preclude qualsiasi fruizione delle strade e delle piazze che non sia quella dell’aperitivo.

Per questo esperienze come quella di “Breccia” vengono aggredite e chiuse con zelo degno di miglior causa, perché la riappropriazione di luoghi abbandonati per trasformarli in laboratori di aggregazione e socialità non mercificati è una delle possibili risposte alla definitiva trasformazione di Trieste in una città vetrina.

Diamo la nostra piena solidarietà a tutt* i/le denunciat*.

Gruppo Anarchico Germinal

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Campagna di solidarietà per Rodney Álvarez

Articolo comparso su Umanità Nova, 15 Settembre 2019

Tradotto da LaHyena. Revisionato da Elena Z.

Come Gargantas Libertarias stiamo promuovendo questa campagna in solidarietà al lavoratore ferrominero Rodney Álvarez, che sopporta 8 anni di detenzione per un crimine mai commesso. Senza processo, né sentenza.

Rodney Álvarez è accusato, senza prove, dell’omicidio del suo compagno di lavoro Renny Rojas, durante un’assemblea dei lavoratori della Ferrominera del Orinoco il 9 giugno 2011 – la quale aveva come obiettivo l’elezione della commissione elettorale del sindacato di questa azienda statale. I testimoni assisterono e le telecamere ripresero il momento in cui il leader sindacale e militante del PSUV Hector Maicán sparò tre colpi verso la folla, ferendo gravemente gli operai Luis Quilarque e Renny Rojas.

Mentre tentava di fuggire dal luogo dei fatti, Héctor Maicán fu arrestato dai membri della Guardia Nacional Bolivariana, che gli confiscarono l’arma. Il 10 giugno, la procura annunciò che Héctor Maicán era incarcerato per la sua presunta responsabilità nella morte di Renny Rojas; tuttavia due giorni dopo venne rilasciato in regime di obbligo di presentazione in quanto le prove balistiche sembravano scagionarlo. Quello che hanno denunciato dalla Ferrominera del Orinoco è che la pressione e la gestione dell’altro governatore Francisco Rangel Gómez, strettamente legato alle mafie sindacali del PSUV nello stato di Bolivar, hanno permesso il rilascio del vero autore del crimine e la conseguente incriminazione di Rodney Álvarez come presunto autore degli spari. Ma i testimoni all’assemblea e le telecamere di sicurezza hanno dimostrato che Rodney Álvarez era lontano dal luogo in cui sono avvenuti gli spari.

La burocrazia statale e sindacale dello Stato di Bolivar doveva incriminare un altro lavoratore per liberare da qualsiasi responsabilità il criminale e leader sindacale del PSUV Héctor Maicán.

Rodney Álvarez faceva parte dei lavoratori che avevano promosso, sotto la guida di Rubén González, un sindacalismo indipendente e combattivo nella Ferrominera del Orinoco, intraprendendo un’azione congiunta sindacale in difesa della contrattazione collettiva e lottando contro l’esternalizzazione.

La sua detenzione fu ed è una forma di intimidazione nei confronti dei lavoratori organizzati e mobilitati in modo indipendente e senza subordinazione del governo.

Il processo a Rodney Álvarez fu trasferito nel circuito giudiziario di Caracas per indebolire la solidarietà attiva dei suoi compagni di lavoro della Ferrominera del Orinoco; per questo è stato detenuto nello stato di Miranda. Prigioniero per un crimine che non ha commesso, è in attesa di giudizio da otto anni.

È evidente la depauperizzazione delle condizioni di vita dei lavoratori venezuelani; ma questa circostanza è aggravata nel caso della famiglia di Rodney Álvarez a causa della sua condizione di prigioniero politico del lavoro. La detenzione ingiusta di Rodney Álvarez ha portato al suo licenziamento dalla Ferrominera del Orinoco e alla ritiro dei suoi figli dall’unità educativa della società statale menzionata – nonostante non sia nemmeno stato processato per il crimine accusato nel montaggio giudiziario. Di conseguenza, la moglie di Rodney Álvarez è stata costretta a trasferirsi nell’area mineraria dello stato di Bolìvar per ottenere un reddito economico che le permettesse di mantenere la crescita dei tre figli comuni. Questo ha significato che la madre di Rodney Álvarez si è dovuta incaricare della cura dei nipoti, figli dell’operaio prigioniero politico.

Nel carcere di Rodeo II – che secondo lo Stato appartiene al nuovo modello carcerario in cui ai detenuti è garantità l’integrità – Rodney ha subito tre attentati contro la sua vita.
“Il risultato è che oggi mi trovo con una mano destra invalida, senza che lo Stato, che si vanta che il carcere Rodeo II è una prigione modello, mi garantisca sicurezza e men che meno cure mediche.” [Rodney Álvarez] dice nella sua recente lettera pubblica: “Me declaro en rebeldía!”, dove annuncia anche: “informo la classe operaia e il proletariato mondiale, che me declaro en rebeldía, che ho capito che il detenuto perseguito da questo regime è la classe operaia, sono un prigioniero politico, non starò più al gioco dei miei rapitori, non parteciperò più ai tribunali, al palazzo dell’ingiustizia, non starò più gioco del giudice Paolette Guevara e del segretario del tribunale.”

Questo caso ci sembra un’espressione della violenza dello Stato, un modo simbolico di voler attaccare tutte le lotte di base e indipendenti, una violazione dei diritti umani che è stata perpetuata anno dopo anno, con accanimento su un umile lavoratore e quindi sui/sulle lavoratori/lavoratrici del paese, che oggi sono quell* che protestano quotidianamente per le stesse ragioni per le quali, a suo tempo, Rodney insieme a Rubén Gonzalez si organizzavano: il rispetto delle contrattazioni collettive e dei diritti lavorativi. È un caso che riguarda tutti/e noi.
Ecco perché pensiamo che sia della massima importanza unirci alla campagna per il rilascio di Rodney Alvarez, il più vecchio prigioniero politico del paese! Possiamo dargli visibilità attraverso lettere, comunicati stampa, video, foto, arte, manifesti, twittando l’hashtag #LibertadParaRodneyÁlvarez

Tutte queste espressioni di solidarietà possono essere inviate alla nostra email supportomutuovenezuela@gmail.com e noi le gireremo alla famiglia di Rodney.

Oppure puoi anche inviarle direttamente alla pagina FB della campagna https://www.facebook.com/LibertadPodRodneyAlvarez/ oltre a seguire quella pagina per rimanere aggiornat* con le informazioni.

Mettiamo a disposizioni delle immagini da far girare in rete, nelle strade e negli altri spazi di lotta.

https://1.bp.blogspot.com/-LQ92a0LbuNo/XW1jzoBnHjI/AAAAAAAAAk0/HAnzEhLtZX02Qdsh6ZxKhZaciSH92Va5ACLcBGAs/s1600/rodney%2Balvarez%2B%2B2.png

https://1.bp.blogspot.com/-9sJtmDeeEwI/XW1lhGRfvYI/AAAAAAAAAlQ/ntVMSZXXrcs_nJYq5KOd_un6ZENLLVuOACLcBGAs/s1600/rodney%2Balvarez%2B%2B5.png

 

E che questa campagna serva anche ad aumentare gli sforzi per chiedere il rilascio del lavoratore Rubén Gonzalez e di tutti i prigionieri politici del paese, esigendo il rispetto dei diritti umani, le contrattazioni collettive e il diritto a salari equi!

Possa la voce di Rodney Álvarez risuonare in tutto il paese e nel mondo!

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Catania: vamos a la Playa!

La Playa o Plaia è il litorale costiero sabbioso che si estende per circa 18 km dal porto di Catania fino ad Agnone Bagni (in provincia di Siracusa). Tutta questa area, fin dal secondo dopoguerra, è stata oggetto di speculazioni edilizie e turistiche, minacciando e/o distruggendo la fauna presente.

Andiamo alla Playa, finalmente il mare è pulito…
La parte di Playa all’interno del territorio urbano (circa 6 dei 18 km circa) era, fino agli anni ‘60, un ampia zona boschiva dove si trovavano diverse specie animali; sulla spiaggia adiacente si trovavano alcune barche da pesca e qualche occasionale bagnante.
La costruzione della variante litoranea della Strada Statale 114 “Orientale Sicula” (collegante Messina a Siracusa) negli anni ‘70 comportò la rivalutazione di quel pezzo di territorio cittadino. Questo progetto di rivalutazione rientrava in vari progetti urbani – come successo, per esempio, con lo sventramento parziale del quartiere di San Berillo tra gli anni ‘50 e ‘60 -, di attrattiva e potenziamento della borghesia locale.
Le amministrazioni comunali, durante gli anni ‘70 e ‘80, cominciarono a concedere concessioni per la costruzione di alberghi e autorizzazioni per gli stabilimenti balneari alla Playa e, complice la ristrutturazione dell’aeroporto di Catania in quel periodo, si cominciarono a registrare non solo un progressivo aumento di turisti ma anche ad un interesse dei politici locali e dei clan mafiosi (insediatisi dopo la morte violenta di Giuseppe Calderone).
I cambi di potere avvenuti dagli anni ‘90 fino ai giorni nostri non hanno fatto diminuire l’interesse per questa parte del territorio urbano. L’ambizioso “Piano Urbanistico Attuativo-Variante Catania Sud (PUA-VCS)1 era un progetto di mezzo miliardo di euro che prevedeva la costruzione di un grandissimo centro polifunzionale: un Palazzo dei Congressi, un’acquario con annessa galleria commerciale, un parco divertimenti e numerose strutture sportive. La messa in opera del progetto venne sospesa non tanto per le proteste per la cementificazione selvaggia e le infiltrazioni mafiose 2 ma perché la borghesia locale aveva rimesso gli occhi nei quartieri del centro di Catania 3 – in particolare a San Berillo4.

…non più pesce puzzolente, ma acqua fluorescente!
Il 10 Luglio 2019 scoppia un grave incendio alla Playa di Catania. Stando a quanto riportato da una testimonianza5 l’incendio di origine dolosa sarebbe partito dal distributore di benzina, investendo alcuni stabilimenti balneari e il boschetto. Il sopralluogo e le uscite puramente propagandistiche sul “Piano rischio incendi” del presidente della regione Sicilia Nello Musumeci dimostrano di voler preservare l’industria turistica locale ad ogni costo e, cosa assai importante, continuare gli atti speculativi. Una dimostrazione recente ce l’abbiamo con il “Dipartimento delle finanze e del credito” dell’Assessorato dell’Economia della Regione Sicilia: attraverso la Delibera 306 del 4 Settembre6 vengono elencati 157 immobili e terreni da vendere; tra questi troviamo due lotti della Playa di Catania grandi rispettivamente 19mila e 2700 mq. Il problema sorto da questi immobili è la mancanza di un valore economico; ciò ha portato la “Commissione d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia” a convocare un audizione per chiedere spiegazioni all’assessore regionale per l’economia Gaetano Armao. L’audizione, pur essendo stata segretata, ha fatto scatenare il mainstream locale (La Sicilia e Meridionews in particolare) i quali hanno agitato, e non a torto, lo spettro del censimento milionario per 4400 immobili e la pessima gestione della fu Sicilia Patrimonio Immobiliare (SPI)7.
La messa in vendita di questi immobili e terreni senza conoscere il valore economico è l’ennesimo tentativo dell’attuale classe politica e borghese locale nello spartirsi eventuali guadagni – specie se nel mezzo vi sono le costituzioni delle ZES8. Il caso montato dai Cinque Stelle, parte della sinistra catanese e, a traino, dall’attuale amministrazione comunale 9 sul recente caso di vendita di una parte incendiata del Boschetto della Playa per 26mila euro10, è un falso problema in quanto l’attuale legislazione in materia di incendi impedisce qualsiasi costruzione di edifici per 10 anni 11. Di conseguenza l’area citata, pur ricadendo nel PRG del PUA-VCS, è inutilizzabile rispetto ai due lotti che la regione vorrebbe mettere in vendita.
Risulta chiaro come su questa vicenda non abbiamo solo il problema speculativo in corso d’opera ma anche quello propagandistico di compagini politiche (sia di destra che di sinistra) in cerca di rifarsi una verginità. 12

Note

2“Pua, l’ombra di Cosa nostra sui soci di Bissoli. Chi sono i fondatori della società Stella Polare”, meridionews dell’11 Novembre 2015. Link: https://catania.meridionews.it/articolo/38001/pua-lombra-di-cosa-nostra-sui-soci-di-bissoli-chi-sono-i-fondatori-della-societa-stella-polare/

“Ciancio, la mafia e i poli commerciali di mezza Sicilia”, I Siciliani Giovani del 23 Marzo 2019. Link: https://www.isiciliani.it/ciancio-la-mafia-e-i-poli-commerciali-di-mezza-sicilia/

Su questa vicenda del PUA e delle infiltrazioni mafiose, leggere anche l’interrogazione parlamentare di Nuti e Grillo del 19 Gennaio 2016. Link: https://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/182801

3Vedere “Turismocrazia”, “Parte Prima: Il tessuto urbano”. Link: https://gruppoanarchicochimera.noblogs.org/files/2018/09/Turismocrazia.pdf

4Vedere “Con l’acqua alla gola”. Appunti per uno studio sulla ristrutturazione borghese in Sicilia”, “Sulla riqualificazione di San Berillo e il processo di gentrificazione”. Link: https://gruppoanarchicochimera.noblogs.org/files/2019/05/%E2%80%9CCon-lacqua-alla-gola%E2%80%9D.-Appunti-per-uno-studio-sulla-ristrutturazione-borghese-in-Sicilia.pdf

5 “Fiamme al distributore di benzina. La testimonianza dei lettori”, Cataniatoday del 10 Luglio 2019. Link: https://www.cataniatoday.it/video/fiamme-al-distributore-di-benzina-la-testimonianza-dei-lettori-video-10-luglio-2019.html

7La SPI era una partecipata al 75% dalla Regione Sicilia ed è in via di liquidazione; nel 2007 vendette 33 palazzi ad un Fondo – il cui capofila era la società Pirelli Re -, facendo guadagnare alla Regione 179 milioni di euro. Dentro questi palazzi, però, vi erano sedi di assessorati ed enti regionali; per risolvere la questione, l’amministrazione regionale dell’epoca riuscì a farsi affittare per venti milioni di euro le sedi appena vendute.

8Un esempio calzante è il territorio di Paternò. Come riportato nel documento pdf della nota 6, nelle pagine 1 e 2 sono riportati i terreni e fabbricati della zona Sferro (area agricola in forte crisi). Il fatto che la Regione Sicilia abbia assegnato a Paternò una ZES (citato in “Salvini in Sicilia”. Link: https://gruppoanarchicochimera.noblogs.org/post/2019/08/23/salvini-in-sicilia/) e voglia vendere i lotti citati nel documento della nota 6, evidenzia come l’amministrazione regionale voglia attrarre velocemente degli investitori.

9L’Amministrazione Comunale farà quanto nelle proprie possibilità perché il boschetto della Plaia rimanga ancora tutto di proprietà pubblica. La decisione dell’Agenzia del Demanio di vendere un’ampia porzione del parco cittadino è sbagliata e immotivata, perché non considera gli interessi pubblici di un’area di grande valore ambientale che deve rimanere libera e aperta alla fruizione. Già lunedì valuteremo sotto il profilo legale le azioni più efficaci per evitare che si consumi la cessione di un bene di cui, in ogni modo, va mantenuta l’appartenenza al patrimonio collettivo”, “Boschetto della Plaia in vendita. Pogliese: “Decisione sbagliata”, Catanialivesicilia del 15 Settembre. Link: https://catania.livesicilia.it/2019/09/15/boschetto-della-plaia-in-vendita-pogliese-decisione-sbagliata_507183/

10Dettaglio Scheda – LOTTO 24 – CTB0047 (Boschetto della Plaja). Link: https://venditaimmobili.agenziademanio.it/AsteDemanio/sito.php/immobile?id-immobile=11864

11Secondo l’articolo 10, comma 1 della Legge 21 novembre 2000, n. 353 “Legge-quadro in materia di incendi boschivi”, è vietato “per dieci anni, sui predetti soprassuoli, la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive”. Link: https://www.camera.it/parlam/leggi/00353l.htm

12 Dopo che l’Agenzia del Demanio ha ritirato l’offerta di vendita del Boschetto della Playa, Pogliese ha dichiarato in modo entusiasta come l’ente citato abbia “accolto la nostra formale richiesta di stralciare dall’avviso di vendita il lotto del boschetto, al fine di garantire la conservazione del carattere pubblico del terreno […] Il boschetto è salvo: la concreta dimostrazione che quando si opera tutti insieme nella stessa direzione, per l’interesse di Catania, i risultati arrivano.

“Boschetto Plaia, Agenzia del demanio non vende. Pogliese: “Hanno vinto Catania e i Catanesi”, CataniaToday del 17 Settembre. Link: http://www.cataniatoday.it/cronaca/boschetto-plaia-no-vendita-agenzia-demanio-pogliese-17-settembre-2019.html

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Alberto Tognola, Lavoro? No grazie! Ovvero la vita è altrove

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Dalla quarta di copertina
Questo testo suscita rabbia, sconcerto, ma pure ilarità e divertimento nel mostrarci uno spaccato della storia e della realtà sociale del lavoro, soffermandosi sulle variegate forme della sua contestazione. Intende mostrare quanto miseri e limitanti siano i “valori” che nell’era moderna orientano la convivenza sociale e il modo di pensare rispetto al lavoro. Oggi, la sensazione che il mondo funzioni in modo sbagliato è assai diffusa. Lo constatiamo ogni giorno e ce lo confermano gli studiosi. Ci sono proposte risolutive, più o meno radicali, esempi concreti praticabili qui e ora…basta volerlo.
Eppure il cambiamento fatica a prodursi. Perché gli appelli, le messe in guardia, rimangono lettera morta? Forse non toccano il nocciolo della questione?
Questo libro si affida all’arma della provocazione, per demolire il dogma del lavoro, base dell’economia produttrice di merci. Il “cambio di mentalità” potrebbe essere indotto dal doverci confrontare con l’assurdità di un obiettivo esistenziale – il lavoro – perseguendo il quale manchiamo l’incontro con la vita.

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Il campo di concentramento di Renicci d’Anghiari

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Presentazione

Gli abitanti di intere zone venivano a mettersi sotto la protezione delle nostre truppe all’avvicinarsi delle formazioni rosse. È così che decine e decine di migliaia di abitanti vennero col loro bestiame e con le loro masserizie trasferiti in altre località ed in campi di internamento “protettivo” e volontario. (Provvedimenti che la propaganda avversaria ha gabellato come “deportazioni” in massa, ingrandendo altresì a dismisura le cifre. In realtà la II Armata ha internato complessivamente, in campi convenientemente attrezzati, poco più di 30.000 persone, delle quali solo poche migliaia a titolo non volontario)”

Estratto dal libro di Roatta Mario, “Otto milioni di baionette. L’esercito italiano in guerra dal 1940 al 1944”, Mondadori, Milano 1946, p. 174

La frase “italiani brava gente” è un mito che resiste ancor oggi, nel XXI secolo, nonostante i vari studi storici su come la burocrazia e la borghesia italiana, grazie alle loro forze militari, abbiano assimilato, represso e distrutto qualsiasi cultura giudicata inferiore e non-italiana. Esempi come sloveni 1, eritrei, etiopi 2, libici 3 e cinesi 4 servono a farci capire non solo le pratiche distruttive ma anche la rimozione storica dei crimini di guerra commessi. La citazione del generale Mario Roatta, all’inizio di questa presentazione, è una prova di come questo mito serva al dominio per poter modificare e giustificare il suo passato e agire indisturbato nel presente.
Il lavoro di compilazione sul Campo di concentramento di Renicci d’Anghiari (conosciuto come Campo di concentramento per prigionieri di guerra numero 97) serve a dimostrare come il dominio abbia cercato sia di distruggere una popolazione per scopi razziali che di perseguire una compagine politica (gli anarchici) per scopi di stabilità interna.
Dopo la fine del primo conflitto mondiale il Regno d’Italia si ritrovò ad avere un territorio multi-linguistico che includeva la Venezia Giulia e l’Istria. La questione principale era controllare il territorio attraverso le forze dell’ordine e l’assimilazione (italianizzazione). Con l’avvento del fascismo questo fenomeno avrebbe subito una forte accelerazione. L’entrata in guerra del Regno d’Italia (1940) e l’annessione di parte dei territori dell’ex regno di Jugoslavia (1941) portò la burocrazia e i militari italiani ad instaurare delle vere e proprie campagne di terrore contro le popolazioni locali.
La “Circolare numero 3C”5 del generale Mario Roatta fu un esempio di atto repressivo e terroristico per fare letteralmente terra bruciata attorno ai partigiani: civili e militari jugoslavi vennero dapprima internati nei campi di concentramento di Gonars e Arbe e, in seguito a proteste e tentativi di fuga, trasferiti nei campi lontani dal confine.
Il campo di concentramento per prigionieri di guerra numero 97 presso Renicci d’Anghiari (provincia di Arezzo) era stato adibito per internare i civili jugoslavi provenienti dai campi di Gonars e Arbe. Arrivati al campo di Renicci, i civili videro che le uniche cose complete erano la recinzione e alcune baracche; di conseguenza molti furono costretti a vivere dentro le tende. A questo si aggiungevano la scarsità di cibarie 6, le condizioni sanitarie precarie 7 e la durezza dei sorveglianti. Il 25 Luglio 1943 segnò la fine politica di Mussolini ma non di tutto l’apparato che egli e i suoi epigoni avevano creato in 20 anni. Per prevenire qualsiasi tentativo di turbare l’ordine pubblico, il generale Mario Roatta, nominato Capo di Stato Maggiore, emanò il 26 luglio 1943 una circolare nella quale si ordinava di reprimere nella maniera più decisa, anche sparando, ogni manifestazione che turbasse l’ordine pubblico.8
Per risolvere la questione dei/delle confinati/e nelle isole e degli internati e delle internate dei campi di concentramento, tra il 27 Luglio e il 23 Agosto 1943 Carmine Senise, divenuto nuovamente capo della polizia, inviò varie circolari 9 ai questori, ai dirigenti delle zone OVRA e alla direzioni delle colonie di confino, riguardo a come dovessero comportarsi con anarchici, comunisti, allogeni 10, ebrei e spie.
Gli anarchici, trattati come elementi anti-italiani, vennero mandati da Ventotene al campo di concentramento di Renicci. Nonostante le proteste di vari antifascisti (specie comunisti) per questo atto, Badoglio e tutti quei residuati del regime (Roatta e soprattutto Senise) volevano mantenere l’ordine pubblico sul territorio italiano – specie sui territori al confine orientale.
L’arrivo degli anarchici a Renicci coincise con un aumento delle proteste. Per tentare di controllare al meglio la situazione esplosiva, i guardiani del campo presero misure drastiche tra le quali minacce di morte, punizioni, restrizioni etc.
Il 3 Settembre a Cassibile, in provincia di Siracusa, il Regno d’Italia firmò la fine delle ostilità nei confronti degli Alleati. L’atto divenne ufficiale l’8 Settembre. Durante questo periodo, il campo di concentramento Renicci diventò sempre più instabile fino a quando alcuni internati riuscirono ad evadere (9 Settembre). Con l’arrivo dei tedeschi al campo (14 Settembre), avvennero prima la fuga del personale di guardia e, subito dopo, degli/delle ultimi/e internati/e.
Il Campo di Renicci rappresenta una delle tante innumerevoli vergogne della burocrazia e del militarismo italiano. Non si tratta solo di una persecuzione politica ma di un accurato e diligente lavoro di distruzione di una popolazione – etichettata come allogena e criminale. D’altronde la burocrazia, la borghesia e il militarismo italiano sono sempre stati in prima linea nel trattare come razze inferiori chi fosse diverso dall’italiano forgiato dalle guerre risorgimentali e vittorioso della Grande Guerra.
L’Italia odierna, repubblicana e democratica, non ha mai fatto veramente i conti con questo passato, costruendo il mito degli “italiani brava gente” e difendendolo a spada tratta quando emergono omicidi e persecuzioni avvenuti in Slovenia, in Libia, nella fu Africa Orientale Italiana, o nella Cina del 1900.
Se questo è il “lato storico”, in quello attuale della questione migranti, gli “italiani brava gente” si dimostrano succubi e compiacenti (oseremo dire gaudenti!) dell’attuale propaganda sovranista.
I tempi in cui i partiti utilizzavano le masse di militanti sul territorio -coordinati dalla dirigenza che intratteneva rapporti con i pilastri morali ed economici della società (chiesa e aziende)-, per la propaganda si sono evoluti. Il mezzo internet ha permesso alla dirigenza partitica di poter fare un salto di qualità nel propagandare la propria linea politica, facendo campagna elettorale permanente e continua.
Non importa se la propaganda sia infarcita di notizie false o idiozie: è l’impatto che dà al consumatore/alla consumatrice, provocando in esso/a o un mix di emozioni contrastanti oppure in linea con la propaganda. […] L’odio, come la pietà, sono due sentimenti usati dai/dalle politicanti di qualsiasi colore e dai mezzi di informazione mainstream.11

Note

1 Vedere “Le premesse storiche” del libro di Kersevan Alessandra, “Lager italiani: pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941-1943”, Nutrimenti, 2008; vedere anche “Slovenia: un tentativo di bonifica etnica” del libro Del Boca Angelo, “Italiani brava gente? Un mito duro a morire, Vicenza, Neri Pozza, 2005

2 Per maggiori approfondimenti, vedere: Del Boca Angelo, “Gli italiani in Africa orientale”, Milano, Mondadori, 4 Voll.; Del Boca Angelo, “Italiani brava gente? Un mito duro a morire, Vicenza, Neri Pozza, 2005; Poidimani Nicoletta, “Difendere la “razza.” Identità razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di Mussolini”, Roma, Sensibili alle Foglie, 2009.

3 Vedere Del Boca Angelo, “Italiani brava gente? Un mito duro a morire, Vicenza, Neri Pozza, 2005; Del Boca Angelo, “A un passo dalla forca: atrocità e infamie dell’occupazione italiana della Libia nelle memorie del patriota Mohamed Fekini”, Milano, Baldini e Castoldi Dalai, 2007

4 Durante la rivolta dei boxer (1900) e il successivo intervento militare internazionale, gli eserciti occupanti si resero responsabili di numerosi eccidi e saccheggi. L’esercito italiano, dopo l’occupazione di Pechino, si macchiò di numerosi saccheggi e omicidi. Come riportato da Del Boca Angelo, “Italiani brava gente? Un mito duro a morire”, “in effetti il contingente italiano prese parte, con gli altri contingenti, a stragi, a saccheggi, a incendi di interi abitati, alla decapitazione pubblica di boxer o presunti tali. La stessa relazione ufficiale del Ministero per la Guerra non nascondeva, per esempio, che dalla spedizione su Pao-ting, «una delle più gravi rappresaglie compiute dagli alleati sulla popolazione cinese», agli italiani toccò, come quota del bottino, la cifra di 26.000 dollari. La sola differenza con i soldati degli altri contingenti era che questi ultimi non avevano il problema di apparire «brava gente».” (pag. 100) Nella parte in cui tratta della spedizione italiana in Cina, Del Boca riporta non solo le affermazioni ipocrite sul carattere mite del soldato italiano ma anche una poesia sulla pratica del saccheggio.

515 – Quando necessario agli effetti del mantenimento dell’O.P. e delle operazioni, i Comandi di G.U. possono provvedere:
a) – ad internare, a titolo protettivo, precauzionale o repressivo, famiglie, categorie di individui della città o campagna, e, se occorre, intere popolazioni di villaggi e zone rurali;
b) – a “fermare” ostaggi tratti ordinariamente dalla parte sospetta della popolazione, e, – se giudicato opportuno – anche dal suo complesso, compresi i ceti più elevati
c) – a considerare corresponsabili dei sabotaggi, in genere, gli abitanti di case prossime al luogo in cui essi vengono compiuti”.

Link: http://www.criminidiguerra.it/CIRC3C1.shtml

6“Il vitto è una vera porcheria: acqua sporca. Da una caldaia vengono distribuite 45 razioni nelle quali, complessivamente, c’è un chilogrammo di riso o di maccheroni ed un miscuglio di verdure; poi siccome scarseggia la legna per cucinare, le porzioni vengono distribuite con ore di ritardo. Il vento freddo divora letteralmente quel po’ di carne che ancora ricopre le ossa. In quattro o cinque giorni di permanenza qui, l’individuo cambia aspetto a tal punto da apparire invecchiato di cinque anni”. Testimonianza di G. J. riportata nei libri di Capogreco Carlo Spartaco, “Renicci”, Mursia, 2003, pag. 107-108 e di Kersevan Alessandra, “Lager italiani: pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941-1943”, Nutrimenti, 2008, pag. 167

7La situazione sta assumendo prospettive catastrofiche. Il termometro è sceso sotto lo zero, ma il tormento maggiore è costituito dalle freddissime raffiche di vento e ghiaccio che ogni giorno ci aggrediscono; noi siamo nel fondovalle e tutto intorno è coperto di neve. Il 75 per cento degli internati indossa abiti estivi ormai ridotti a brandelli ed ha scarpe rotte e inzuppate d’acqua. La maggioranza delle persone appare come una massa di straccioni. […] Siamo senza bagno, senza mezzi per la disinfezione; il nostro lavatoio è costituito da uno stretto abbeveratoio posto all’aperto del quale possono servirsi non più di venti persone alla volta. Da quando siamo qui non abbiamo mai visto il sapone e perciò siamo in preda al tormento dei pidocchi. L’infermeria, costituita da una baracca di legno con 20 letti, è senza stufa e, fino a pochi giorni fa, senza neppure i vetri alle finestre. Siamo in tutto 4000 persone ed avremmo bisogno di almeno 18-20 baracche le quali sono state costruite nelle ultime due settimane, ma per il maltempo ne sono state ultimate soltanto quattro. Si dice che, per via del clima inclemente, potranno essere pronte soltanto per la fine di marzo. E nonostante questa drammatica situazione continuano ad arrivare sempre nuovi trasporti di internati da Padova e da Rab. I nostri medici sono volenterosi e molto preparati, ma non possiedono medicinali. Quindi le malattie vengono diagnosticate ma non curate. Nell’infermeria vengono ricoverati solo i pazienti che hanno una certa temperatura corporea. Ma qui il primo segnale dell’approssimarsi della morte è esattamente l’inverso: il calo della temperatura ai livelli più bassi, quando l’organismo in lotta contro il freddo non ce la fa più. Perciò succede che il paziente che alla sera sembra ancora sano, si muove e si agita, il mattino dopo cade in deliquio. In infermeria gli viene iniettata della canfora e, poiché non ha febbre, viene rimandato sotto la tenda… ma la notte stessa, o al massimo il mattino successivo, muore, quasi senza che ciò sia avvertito dai suoi compagni. In questo mese sette internati sono deceduti in questo modo, ma non è che l’inizio! I pagliericci contengono tutt’al più un chilogrammo di paglia e sono sistemati sul cemento fresco che, come avviene per le pareti, trasuda ancora acqua. Le coperte sono così sottili che sembrano fasce per neonati, e ne vengono distribuite solo due a persona. I cosiddetti ‘letti a castello’ non sono ancora arrivati…” Testimonianza di G. J. riportato nei libri di Capogreco Carlo Spartaco, “Renicci”, Mursia, 2003, pag. 107-108 e di Kersevan Alessandra, “Lager italiani: pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941-1943”, Nutrimenti, 2008, pag. 204

8 Citiamo per intero le “Disposizioni sull’ordine pubblico. Circolare Roatta”
Fonogramma Comando territoriale IX C.A. ai prefetti di Bari e Lecce
Comando Supremo ordina:
1 nella situazione attuale, col nemico che preme, qualunque perturbamento dell’ordine pubblico anche minimo, et di qualsiasi tinta, costituisce tradimento et può condurre, ove non represso at conseguenze gravissime; qualunque pietà et qualunque riguardo nella repressione sarebbe pertanto delitto.
2 poco sangue versato inizialmente risparmia fiumi di sangue in seguito. Perciò ogni movimento deve essere inesorabilmente stroncato in origine.
3 siano assolutamente abbandonati i sistemi antidiluviani, quali i cordoni, gli squilli, le intimazioni et la persuasione et non sia tollerato che i civili sostino presso le truppe intorno alle armi in postazione.
4 i reparti devono assumere et mantenere grinta dura et atteggiamento estremamente risoluto. Quando impiegati in servizio di ordine pubblico, in sosta aut in movimento, abbiano il fucile at pronti et non a bracciam.
5 muovendo contro gruppi di individui che perturbino or-dine aut non si attengano prescrizioni autorità militare, si proceda in formazione di combattimento et si apra fuoco a distanza, anche con mortai et artiglieria senza preavviso di sorta, come se si procedesse contro truppe nemiche. Medesimo Procedimento venga usato da reparti in posizione contro gruppi di individui avanzati.
6 non est ammesso il tiro in aria; si tira sempre a colpire come in combattimento.
7 massimo rigore nel controllo et attuazione di tutte le misure stabilite noto manifesto. Apertura immediata del fuoco contro automezzi che non si fermino all’intimazione.
8 i caporioni et istigatori dei disordini, riconosciuti come tali, siano senz’altro fucilati se presi sul fatto, altrimenti siano giudicati immediatamente al Tribunale di guerra in veste di Tribunale straordinario.
9 chiunque, anche isolatamente, compia atti di violenza et ribellione contro le forze armate e di polizia aut insulti le stesse et le istituzioni venga passato immediatamente per le armi.
10 il militare che, impiegato in servizio ordine pubblico, compia il minimo gesto di solidarietà con i perturbatori dell’ordine, aut si ribelli, aut non obbedisca agli ordini, aut vilipenda superiori et istituzioni, venga immediatamente passato per le armi.
11 il comandante di qualsiasi grado che non si regoli secondo gli ordini cui sopra, venga immediatamente deferito al Tribunale di guerra competente che siederà e giudicherà nel termine di non oltre ventiquattro ore. Confido che comandanti – consci della gravità dell’ora, e che da falsa pietà, lentezza e irresolutezza, potrebbe derivare la rovina della patria – daranno e faranno dare la più ampia esecuzione at quanto sopra disposto.
Si tratta di imporsi subito con rigore inflessibile.
Attendo assicurazione telegrafica.
Data 26 luglio 1943 F.to Gen. Paolo Micheletti

9 Vedere l’appendice di questo opuscolo “Dispacci telegrafici”

10 Nell’Italia del regime fascista si intendevano come “allogeni” quelle popolazioni estranee rispetto al territorio e nel quale erano inserite. Il significato dispregiativo di questo termine viene ripreso nella nota 13 del libro di Kersevan Alessandra, “Lager italiani: pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941-1943”:“«Allogeno: 1. agg. di altra stirpe o nazione: minoranze allogene; 2. s.m. In uno stato nazionale, si dicono allogeni (o cittadini minoritari o minoranze nazionali) i cittadini di stirpe (ed eventualmente di lingua o di religione) diversa dalla maggioranza e che conservano una propria individualità culturale e, talvolta, politica». Così il vocabolario Treccani, per il quale ‘allogeni’ e ‘minoranze nazionali’ sono dunque sinonimi. Ma i sinonimi non hanno mai del tutto lo stesso significato. Così il termine ‘allogeno’ era usato in epoca fascista, in maniera dispregiativa, più o meno come il termine ‘slavo’, corrispondente a “s’ciavo” nel dialetto triestino; invece il termine ‘minoranze’ fa parte del lessico dell’Italia repubblicana. Le minoranze hanno dei diritti riconosciuti, a cominciare dall’articolo 6 della Costituzione italiana. Gli ‘allogeni’, invece, non avevano alcun diritto. Ciò che dovevano fare, per lo Stato italiano postrisorgimentale e poi fascista, era, semplicemente, scomparire in quanto tali: con l’assimilazione, lo sgombero e la deportazione, o – altrimenti – l’eliminazione.” (pag. 21)

11 Gruppo Anarchico Chimera, “La campagna elettorale permanente ovvero Tutto cambia perché nulla cambi”, capitolo II. Link: https://mega.nz/#!nYp3wQgK!Ta0IK-qQeTOIrGY9xgVCxOr2Jzp8V81CTNz8-4vuPOk

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Salvini in Sicilia


L’arrivo di Salvini in Sicilia è stato accolto da contestazioni a Catania e a Siracusa di natura spontanea e non organizzata. Ma oltre alle contestazioni, cosa accade nei territori in cui Salvini ha fatto i suoi comizi elettorali?

-Catania
A Catania, la polizia ha creato una sorta di cordone tra Piazza Duomo e il municipio per impedire ai/alle manifestanti – riunitisi in forma spontanea – di riversarsi davanti a quest’ultima struttura. Dopo una delirante conferenza stampa tenuta all’interno del municipio (1), Salvini fugge verso Siracusa. Questa partecipazione del leader della Lega alla conferenza stampa e la sua fuga, insieme alle insulse proteste del SIAP sulle violenze di alcuni contestatori contro la polizia (dimenticandosi di come alcuni poliziotti avessero aggredito un manifestante (2)) e di alcuni consiglieri di opposizione che non hanno avuto accesso alla conferenza stampa, nascondono una serie di problemi che la giunta di centrodestra catanese affrontava da un paio di mesi a questa parte.
Andiamo con ordine.
All’interno della giunta comunale etnea vi sono stati screzi e tensioni sempre più tese e palpabili; gli ultimi avvenimenti politici locali (il gruppo Forza Italia che sparisce dal consiglio comunale, la guerra politica per le nomine per la gestione dei servizi idrici urbani (Sidra) e territoriali-etnei (Acoset)), hanno aumentato a dismisura questa tensione, mettendo in difficoltà la borghesia che aveva spinto per:
-gli accordi firmati con il governatore della regione di Alessandria di Egitto (3);
-l’intesa tra Comune di Catania e Ctrip (realtà leader nel mercato turistico cinese) per lo sviluppo turistico cinese in Sicilia (di cui Confcommercio Sicilia e Sicindustria avevano firmato un protocollo d’intesa con Ctrip il 6 Agosto a Palermo);
-il “Salva Catania” (4);
-l’istituzione delle Zone Economiche Speciali (ZES) nel catanese (Catania (porto, interporto e area sviluppo industriale), Belpasso e Paternò);
-l’organizazzazione della conferenza internazionale sul turismo del Tbex Europe.
Il sindaco Salvo Pogliese e Fabio Cantarella (5) hanno approfittato dell’arrivo di Salvini in Sicilia per organizzare il suo “comizio” o conferenza stampa all’interno del Municipio di Catania in modo da rimarcare, attraverso la figura del leader della Lega, il loro potere e ascendente all’interno della politica locale agli alleati ex forzisti e ai lombardiani/autonomisti (6) presenti nella giunta comunale.

-Siracusa
A Siracusa, Salvini è stato accolto da fischi e slogan. Durante la sua presenza, vi sono stati casi di violenza poliziesca ai danni di alcun* attivist* come riportato su Osservatorio Repressione. (7)
Nel territorio siracusano, in questi ultimi mesi, vi è stato il caso di un divieto di sciopero per i lavoratori del polo petrolchimico locale da parte del prefetto (8) e fortemente voluto dal governo russo. (9)
Il petrolio della Sicilia sud-orientale (parte meridionale della provincia di Caltanissetta, province di Ragusa e di Siracusa) è sempre stato oggetto di interesse delle multinazionali petrolifere (Agip/ENI e BP per citare i casi più noti) e i governi della Regione Sicilia, fin dagli inizi degli anni ’50, hanno dato via alle concessioni per trivellazioni e sfruttamento petrolifero.
Il polo petrolchimico siracusano, utilizzato per la raffinazione petrolifera e la produzione di materiali plastici, è, da almeno 40 anni, oggetto di inchieste da parte delle istituzioni e della magistratura per il cattivo stato degli impianti e per sversamenti continui e ripetuti. Su Indymedia Italia, “Mr. Bean Interceptor” (alias Pietro Altana, ex agente del SISMI) riportava tutta la documentazione riguardo la gestione petrolchimica in Italia (compreso il caso siracusano (10)). Nonostante una situazione ambientale disastrosa – amianto (per via della presenza della fu Eternit Siciliana dal 1955 al 1993), l’inquinamento dei terreni, morti, ammalati etc – il polo petrolchimico siracusano è ancora oggi una vera e propria “gallina dalle uova d’oro” come confermato dai vari cambi di proprietà delle raffinerie (Sonatrach e Lukoil) e il mantenimento della parte chimica ad aziende legate all’ENI.
Ma a questo discorso sul petrolio nel territorio siracusano ne va aggiunto un altro: il turismo.
Nell’ordinanza prefettizia citata all’inizio di questa mail, il flusso turistico di cui si parla non è un problema secondario. Anzi, è un problema da accostare a quello petrolifero.
Nonostante la guerra in corso sui dati turistici tra il comune di Siracusa e la Regione Sicilia (11), le associazioni di categoria e la burocrazia locale fanno proclamazioni propagandistiche su accordi presi per l’arrivo di turisti stranieri (12). D’altronde il territorio siracusano ha molto da offrire a livello turistico grazie alla presenza di siti UNESCO (come la Val di Noto e Pantalica) e siti di interesse naturalistico inseriti dal Ministero dell’Ambiente nell’elenco delle Zone Speciali di Conservazione di bellezza. Senza dimenticare la presenza di aziende agroalimentari – come “La Mongolfiera Società Consortile a Responsabilità Limitata” (13) – legate ai consorzi IGP (Limone di Siracusa, Pomodoro di Pachino e Arancia rossa di Sicilia) e futuri DOP (patata novella) che, grazie ai loro prodotti, rinfoltiscono le strutture ristorative dei paesi a ridosso del mare.
Che dire quindi?
I prodotti petroliferi raffinati in Sicilia sono il principale motore economico della regione – con un’esportazione di 6,2 miliardi di euro nel 2018 (14) – mentre l’industria turistica (dalla formazione all’interno delle scuole alberghiere fino alle strutture ricettive-ristorative) diventa un modello su cui puntare per ottenere profitti con contributi regionali ed europei. Nel caso siracusano, almeno l’80% (14) di questi prodotti petroliferi vengono fuori dal Polo petrolchimico locale; il turismo, nonostante i dati contrastanti tra gli enti comunali e regionali, si conferma come un’àncora di salvezza e di potenziamento (a livello di sfruttamento lavorativo e ambientale).
Insomma, turismocrazia e petrolio: un binomio perfetto!

-Vittoria
La visita fuori programma di Salvini a Vittoria per consolare i genitori dei due bambini uccisi da un suv è la conclusione squallida della sua brevissima campagna elettorale nella Sicilia Orientale. Questo fuori programma si è tenuto perchè il paese in questione, Vittoria, è un centro logistico agro-alimentare di una certa rilevanza nel ragusano. E il fatto che Vittoria sia stata esclusa dal progetto delle Zone Economiche Speciali (16) (a differenza di Pozzallo e Comiso, due comuni del ragusano che sono rientrati nel progetto (17)) pur avendo un autoporto – divenuto una vera e propria cattedrale nel deserto -, pone un interesse politico non indifferente.

-Conclusioni
Per Salvini e il “commissario” della Lega in Sicilia, Stefano Candiani, la Sicilia Orientale è un territorio troppo ghiotto per lasciarselo sfuggire: una classe politica incline al trasformismo e una borghesia (piccola, media e grande che sia) agguerrita e pronta ad alzare gli scudi e le spade per difendere i propri privilegi. È chiaro, quindi, che la Lega cerchi accordi con i neofascisti – presenti in varie zone della Sicilia Sud-Orientale – e tenti la borghesia con accordi economici con le compagini politiche locali (Musumeci e soci). Il problema che dovremo cominciarci a porre tutt* è di vedere il lato economico oltre che repressore ed estetico-elettorale di determinate compagini politiche. Solo in tal modo potremo riuscire a contrastare un’ondata repressiva in divenire (decreto sicurezza bis, futuro aumento dell’IVA, precarizzazione sempre più alta etc)

Note
(1) Vedere questi due stralci: 1, 2
(2) Dal profilo instagram di Roy Paci:
Ora mi sono rotto pesantemente i cabbasisi. Potrà fregare ben poco agli utenti che vengono sui miei social solo per curiosare o haterizzarmi ma devo necessariamente alzare la voce e tener alta la coerenza per i migliaia di follower che mi stimano e mi supportano da decenni. Da ‘angelicamente anarchico’ come diceva il buon Don Gallo, non mi sono fino ad ora permesso di entrare nel vivo del teatrino politico di questa italietta che da 30 anni a questa parte ripete la stessa tarantella dei buoni e cattivi ma non fa nient’altro che rimpinguare le panze di molti seduti in Parlamento e far stringere la cinghia a contadini, pescatori, operai e a tutti quelli che continuano a soccombere sotto i soprusi dei signorotti della Malarazza. In questa pantomima ben orchestrata dai mammasantissima però ci sono delle storture che non riesco più a digerire. Quello che vedete in foto è uno dei miei più grandi amici, il grande attivista e pacifista Barry, irlandese di adozione catanese che solo per aver alzato in aria le mani e urlato ‘peace’ durante il passaggio dei carri funebri leghisti è stato quasi strangolato dai galoppini del ministro dell’interno. Ecco, questa cosa non mi sta più bene, non esiste nessuna legge che permetta ad un leccaculo politico di usare così duramente la forza nei confronti di un essere umano. Visto il quasi totale silenzio dei miei colleghi (ad eccezion fatta di fratelli come @paunegrita_official , @danielesilvestri.official , @pieropelufficiale , @fiorellamannoia o @fotocaparezza per citarne alcuni che non le mandano a dire) che pensano a scannarsi su quanti dischi di platino hanno ingurgitato, è doveroso ora e subito entrare a gamba tesa sulle storture di questa falsata democrazia, sulla gestione di quei sudditi che abbacinati dal padrone di turno si permettono di compiere gesti che di democratico non hanno nemmeno la punta della scarpa smerdata. È arrivato il momento di rispolverare il verbo di Peppino quando diceva ‘Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!’, scegliendo sempre la strada della conoscenza, dell’onesta e dei valori della vita. La lotta continua”
(3) Il gemellaggio tra il Comune di Catania e la regione di Alessandria d’Egitto conferma i futuri accordi commerciali tra la borghesia catanese (Compagnia delle Opere, CNA, Confindustria, Lega Cooperative e STMicroelectronics) e quella egiziana. Questo gemellaggio è stato voluto fortemente dall’ex capo gabinetto della Provincia di Catania Giuseppe “Puccio” Gennarino e dall’ex affarista Eugenio Benedetti – uno che fece una fortuna con i governi sovietici e cinesi e che qualche anno fa scriveva al direttore di Specchio Economico “te lo dico io, da siciliano doc, che considero la vecchia mafia come una società di mutuo soccorso, nata per «assicurare» dai soprusi i nostri emigranti dell’Ottocento, quei poveri lazzaroni analfabeti e cenciosi che in apparenza assomigliavano agli immigrati dell’odierna feccia balcanica, ma che, a differenza da essi, volevano solo lavorare e produrre”.
Riguardo questo gemellaggio, vi sono da citare le ultime dichiarazioni del presidente dell’Autorità del Sistema Portuale della Sicilia Orientale Andrea Annunziata su un progetto commerciale e turistico tra Egitto e questa parte di Sicilia. Per Annunziata, “l’area euromediterranea è il nostro mercato naturale. La Sicilia con la sua centralità geografica e baricentrica, rispetto ai traffici provenienti dal Sud East si gioca il suo futuro“. Link: https://www.lagazzettaaugustana.it/autorita-di-sistema-portuale-augusta-catania-sospesa-la-security-fee-in-via-sperimentale
(4) Il “Salva Catania”, votato all’Assemblea Regionale Siciliana il 31 Luglio 2019, concede al comune di Catania un fondo di 40 milioni di euro da destinare “al pagamento degli stipendi, parte fissa, e degli oneri contributivi dell’ente locale richiedente e delle proprie partecipate.”
Estratto dal comma 11 dell’articolo 5 “modifiche dell’articolo 1 della legge regionale 16 Dicembre 2018 n. 24” della “Legge 6 agosto 2019, n. 15. “Collegato alla legge di stabilità regionale per l’anno 2019 in materia di autonomie locali,” Link: https://www.ilsicilia.it/wp-content/uploads/2019/08/supplemento-ordinario-1.pdf, pag. 29
(5) Assessore comunale all’ambiente, ecologia e sicurezza; è un uomo di punta della Lega in Sicilia tanto da essere stato raccomandato da Stefano Candiani, attuale “commissario” della Lega in Sicilia.
(6) I termini lombardiani/autonomisti derivano da Raffaele Lombardo, ex presidente della Regione Siciliana e fondatore del Movimento per le Autonomie
(7) Link: https://www.osservatoriorepressione.info/aggressione-parte-lega-polizia-siracusa/
(8) Link: www.prefettura.it/FILES/allegatinews/1146/ordinanza.pdf
(9) Link: https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/67716873_10158920098974569_6499269775028387840_n.jpg?_nc_cat=106&_nc_oc=AQn0LTbkTtVMqUguDYiyzsvlNhrkQQCrvw61am5FX6T5uysdQ7CW7lolS0IR53hYsvU&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=5850cb7b8a717ac9be96cf9af55f81e8&oe=5DE7B67B
(10) Link: https://issuu.com/misterbean/docs/priolo_gargallo_e_i__veleni_dell_eni
Per chi volesse scaricarlo, copi-incolli il link citato all’indirizzo https://issuu.pdf-downloader.com/
(11) Link dati della Regione Sicilia: http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIR_PORTALE/PIR_LaStrutturaRegionale/PIR_TurismoSportSpettacolo/PIR_Turismo/PIR_Areetematiche/PIR_Linkutili/PIR_7338501.618136477/Sicilia_Flussi%20_2017-2018.xls
Link diverbio: https://www.siracusaoggi.it/siracusa-turismo-il-boom-non-ce-i-dati-della-regione-smorzano-lentusiasmo-segno-meno/
(12) Link: https://www.libertasicilia.it/noto-fiere-turismo-siracusa-capitale-del-sudest-per-presenze/
(13) L’azienda è all’interno del Consorzio Arancia Rossa di Sicilia IGP, del Consorzio del Limone di Siracusa IGP e del Consorzio del Pomodoro di Pachino IGP. Il suo fatturato è di 26 milioni di euro (dati 2017)
(14) Fonte: “Banca d’Italia. Economie regionali. L’economia della Sicilia”, Giugno 2019, pag. 76. Link: https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/economie-regionali/2019/2019-0019/1919-sicilia.pdf
(15) La percentuale è molto approssimativa e deriva dal fatto che il polo petrolchimico siracusano sia il più grande d’Europa.
(16) Link: https://www.quotidianodiragusa.it/2019/08/16/economia/territorio-vittoria-escluso-dalle/49657
(17) Link: https://www.laprimatv.it/news/in-primo-piano/zes,-si-della-regione-270-ettari-a-pozzallo,-30-a-comiso-per-l%E2%80%99aeroporto.html

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Agosto, Catania e Salvini

A Catania Agosto è un mese strano, forse perché le varie organizzazioni politiche sono in vacanza, forse perché è il mese di totale libertà, ma in due anni Agosto è il momento in cui i catanesi si riprendono la piazza e lo fanno sempre in modo spontaneo. La parola giusta è spontaneismo.
A qualche vecchio militante comunista verrà un coccolone. Dicevamo Agosto prendi un ministro degli interni che ha appena sfiduciato il proprio governo, un comune a guida ciellina in un caldo pomeriggio al centro di Catania.
Sembrava il pomeriggio perfetto per una passeggiata con plausi di Salvini in piena Piazza Duomo a Catania fino ad un noto locale per gustarsi una granita. Invece, spontaneamente un gruppo di catanesi, stanchi delle politiche razziste e dei vari blocchi del ministro si presenta, in una ventina, alle 16 del pomeriggio sotto un sole generoso nel riscaldare. All’inizio appaiono 4 cartelli, si intonano le solite canzoni e Bella Ciao, canzone che come disse Alessio Lega non proprio il massimo da cantare per una rivoluzione/rivolta, il Salvini merda si affaccia timidamente come coro.
Il gruppo di contestazione si ingrossa ed in modo spontaneo si prende la piazza. Nel mentre vengono allontanati da Piazza Duomo tutti i giovani leghisti che, essendo in massima parte dei figuranti pagati da Salvini e vestiti come ad una serata di gala, hanno deciso di lasciare il campo pur di non prendere gli schiaffi. Si assiste a qualche battibecco tra Salviniani e sostenitori del sindaco con urla traditori e sceneggiate da teatro di strada, che solo il popolo riesce a fare con una teatralità che neanche Shakespeare.
La polizia schiera pochi uomini, limitandosi a contenere la folla. Salvini si rende conto che il suo giubileo con passeggiata annessa non ci sarà. Dopo diverse ore, la folla circonda il Municipio e sorveglia tutte le uscite. Qualcun* prende coraggio ed affitta una stanza nell’albergo a lato del Municipio, esponendo manifesti contro Salvini. Nel frattempo, in Piazza, si diffondono voci contrastanti: “è fuggito in ambulanza”, “no è rimasto dentro”, “esce” o “non esce”, “non va a Siracusa” etc. Duecento persone circondano il Municipio. All’improvviso il portone principale si apre e come un video di vecchia memoria, Salvini fugge in auto insieme a due auto della scorta.
Non si tratta della fuga di un candidato politico – come abbiamo visto negli anni con forzisti, leghisti, forzanovisti, piddini, etc – ma di un ministro degli interni, ovvero di un ruolo già ricoperto da personaggi (come Scelba, Tambroni, KoSSiga, Scalfaro, Napolitano, Bianco, Scajola, Maroni e Minniti) che hanno avuto (e lo hanno tuttora) il potere di uccidere, reprimere o mandare i carri armati per ristabilire l’ordine costituito.
La fuga di Salvini con la coda tra le gambe ed inseguito dai/dalle manifestanti, libera le energie presenti a Catania in questo Agosto in cui le cose spontanee sono le più belle.

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Fumo d’Ungheria

Articolo diviso in due parti e comparso su Umanità Nova il 9-16 Giugno. Firmato LaHyena e Lorenzetto

Premessa
La campagna elettorale portata avanti dal Fiatal Demokratàk Szovetsége (FIDESZ)[1] nelle elezioni europee in Ungheria ha posto come obiettivi il voler combattere l’invasione della massa di migranti che “premono dai confini d’Europa” e difendere le radici cristiane d’Europa.[2]
La vittoria alle elezioni europee in Ungheria del FIDESZ ha spinto il suo leader, nonché primo ministro dell’Ungheria, Viktor Mihály Orbán a definire ciò come importante in quanto “gli ungheresi ci hanno dato il compito di fermare l’immigrazione in tutta Europa” e di “proteggere la cultura cristiana in Europa”.[3]
Questa vittoria fa il paio con quella dei partiti conservatori ed euro-scettici dei paesi aderenti al Gruppo di Visegrád (V4) come l’Akce Nespokojených Občanů (ANO)[4] in Repubblica Ceca e del Prawo i Sprawiedliwość (PiS)[5] in Polonia; nella Slovacchia vi è stata la vittoria di un partito pro-europeo (Progresívne Slovensko)[6] ma anche l’avanzata di un partito neo-fascista come il Ľudová strana Naše Slovensko (LsNS)[7] – di cui Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, si è ritenuto soddisfatto.[8]
Alla luce di questa situazione, Orbán ed i suoi alleati del Gruppo di Visegrád mettono in difficoltà i partiti europeisti, specie da un punto di vista economico e sociale.

L’aspetto economico
L’Ungheria, a livello geografico, si trova in una posizione strategica per la logistica in quanto attraversata da tre “futuri” corridoi pan-europei (Corridoio Mediterraneo, Corridoio Orientale/Mediterraneo Orientale e Corridoio Reno-Danubio) e gode di consistenti contributi UE (21,9 miliardi di euro).
Per attrarre investitori stranieri il governo abbassa l’aliquota sui redditi societari al 9%, facendo diventare l’Ungheria un importante centro di smistamento di merci ed un ponte tra Oriente e Occidente.
La strategia industriale nota come “Irinyi Plan” (inaugurata dal governo nel 2016) ha come obiettivo l’aumento della produzione industriale portandola dall’attuale 23,5% al 30% entro il 2020 (con una crescita annua del 7%).[9] I settori coinvolti (industria della difesa, autoveicoli, macchinari specializzati, industria della salute farmaceutica, strumenti ospedalieri, erbe medicinali, turismo, produzione alimentare, green economy e tecnologie dell’informazione e della comunicazione) serviranno a generare una crescita economica basata su innovazione, competitività, rafforzamento delle esportazioni e creazione di posti di lavoro.[10] Il tentativo è quello di uscire dalla dipendenza dell’industria automobilistica e creare manodopera specializzata in altri settori.[11]
Stando ai dati del Központi Statisztikai Hivatal, nel primo quadrimestre del 2019 il PIL ungherese è cresciuto del 5,3% grazie ai settori delle costruzioni, della manifattura e delle attività finanziarie e assicurative. Con una crescita annuale costante, il governo ha erogato sovvenzioni a fondo perduto attraverso la Legge LXXXI “Imposta sulle Società ed Imposta sui Dividendi” (1996).[12] All’interno di questa legge vi è il sistema di contribuzione TAO dove le aziende possono supportare finanziariamente le società sportive, le organizzazioni artistiche e le produzioni cinematografiche. Il problema di questo “supporto” sono i possibili finanziamenti indiretti ai partiti da parte di quelle aziende che “sponsorizzano” le società sportive legate ai politici.[13]
L’apertura tra Oriente e Occidente – nota come “Apertura Orientale” (in ungherese “Keleti Nyitás”) – partita fin dal 2010 è parte della strategia governativa nell’attrarre aziende cinesi, giapponesi e coreane.[14] Pur sbandierando il suo occidentalismo,[15] Orbán apprezza e vorrebbe imitare i modelli politico-economici autoritari cinesi come contrasto al liberalismo europeo e, soprattutto, potenziare una sponda diversa da quella mediterranea: l’esempio più eclatante è l’apertura di Orbán alle Belt Road Initiative (BRI),[16] dichiarando come “il vecchio modello di globalizzazione sia finito; l’Oriente ha raggiunto l’Occidente ed una gran parte del mondo ne ha abbastanza di essere istruita, per esempio, sui diritti umani e sull’economia di mercato da parte delle nazioni sviluppate”.
Come riportato dal The Observatory of Economic Complexity, gli scambi commerciali tra Cina e Ungheria sono basati sul mercato automobilistico ed informatico, raggiungendo cifre superiori al miliardo di dollari sia nell’import che nell’export.[17] Gli stretti rapporti economici tra i due paesi avviene grazie alla presenza di aziende cinesi nel paese (Huawei, ZTE, Lenovo, Orient Solar, Sevenstar Electronics Co., BYD Electronics, Xanga, Canyi e Comlink), oltre all’acquisizione della società chimica ungherese Borsodchem da parte del colosso cinese Wanhua per 1,6 miliardi di euro e l’ammodernamento da parte della China Railway Group della ferrovia Belgrado-Budapest per 1,5 miliardi di euro.[18] Anche se l’Ungheria non ha un ruolo principale sulle BRI, il governo di Pechino si è complimentato per i veti posti dal governo di Orbán all’UE [19]. Le intenzioni del governo ungherese sono quelle di mantenere stretti i contatti politici ed economici con la Cina qualora le relazioni con i membri dell’Unione Europea diventassero tesi.
Chi ci rimette in tutto questo sono i/le lavoratori/lavoratrici che, percependo uno stipendio misero,[20] vedono un aumento dell’orario di lavoro per via del cambiamento del Codice sul Lavoro riguardante gli straordinari – rinominato “Rabszolga-törvény”.[21] Ecco cosa c’è sotto il fumo sovranista ungherese tanto osannato e sbandierato dai gruppi neofascisti italiani come CasaPound e Forza Nuova. Il gioco delle borghesie locali e straniero è quello di mantenere i privilegi inalterati attraverso investimenti e sfruttamento lavorativo.

L’aspetto sociale
I messaggi lanciati dalla campagna elettorale del primo ministro ungherese Orbàn non sono solo un insieme di stereotipi costruiti per vincere le elezioni, ma costituiscono una strategia politica applicabile anche fuori dall’Ungheria. L’affaire Soros, ad esempio, è stato uno strumento esportabile anche all’estero. Il ministro degli interni Salvini, quando quotidianamente si sente in difficoltà nel dibattito, comincia ad attaccare l’avversario politico accusandolo di essere finanziato da Soros.[22] Qualunque nemico politico di questi due personaggi hanno la colpa suprema di ricevere fondi da questo miliardario ungherese che favorirebbe l’inserimento nella società occidentale di immigrati provenienti da zone meno fortunate delle nostre.
Non che George Soros sia un benefattore illuminato, ma dalla campagna politica portata avanti dal leader del partito di estrema destra Fidesz nel 2010, ne emerge una figura quasi demoniaca. Improvvisamente tutti i problemi dell’Ungheria sono causati dal pericoloso George Soros, il quale finanzierebbe qualunque ONG, ovviamente nemiche del popolo ungherese ed europeo. Soros divenne famoso con la speculazione economica del 16 Settembre 1992, denominato “Mercoledì Nero”.
La speculazione in questione partì quando l’Inghilterra si unì al Sistema Monetario Europeo nel 1990, legando la sterlina britannica al marco tedesco. Uno dei problemi dell’Inghilterra – così come dell’Italia in quel periodo – era l’alto tasso d’inflazione; per contenere il tutto, il governo britannico avrebbe dovuto alzare i tassi d’interesse sulla sua moneta, cosa che non fece in quanto erano già alti in quel periodo storico. Due anni dopo, nella primavera del 1992 la sterlina britannica veniva scambiata contro il marco tedesco ad un tasso già molto vicino al limite minimo dallo SME (+/-6%). A quel punto Soros, attraverso il fondo Quantum, e altri speculatori cominciarono a vendere allo scoperto [23] grosse quantità di sterline britanniche Evidentemente era sicuro che a un certo punto la valuta si sarebbe deprezzata oltre il limite minimo consentito, ormai insostenibile. Questa cosa andò avanti per dei mesi finché il 16 settembre 1992 (il “Mercoledì Nero”), Soros cominciò a vendere miliardi di sterline, costringendo il giorno dopo, 17 Settembre, la Banca d’Inghilterra a comprare centinaia di milioni di sterline e alzando i tassi d’interesse in modo da renderla più appetibile ai compratori. La mossa della Banca d’Inghilterra non riuscì e costrinse il governo inglese a dover uscire dallo SME. Analoga situazione si ebbe con la lira italiana e l’innalzamento dei tassi d’interesse e la successiva svalutazione del 30% e perdita di 48 miliardi di dollari. [24]
Da questo momento in poi, la destra europea (specie inglese e italiana) cominciò a porre critiche aperte a Soros colpevole di voler affamare la popolazione. Con l’approssimarsi delle problematiche migratorie e il finanziamento di Soros alle associazioni umanitarie (come alla Open Society Fundations) nei primi del 2000, la critica destrorsa si è spostata nella cospirazione della sostituzione etnica.
Dunque, tutto ciò, potrebbe sembrare una geniale mossa politica messa in atto dall’attuale primo ministro ungherese, trovando il modo di vincere le elezioni. In realtà, scavando più a fondo, si scopre che non è farina del suo sacco. Dietro ciò si “nascondono” due consulenti di campagne elettorali: Arthur Finkelstein e, il suo braccio destro, George Eli Birnman. L’esperienza del primo, deceduto nel 2017, ha un lungo corso. Egli ha ideato molte campagne elettorali di volti noti della destra occidentale: Richard Nixon, Ronald Reagan, Benjamin Netanyahu ed, infine, Viktor Orbàn. Paradossale il fatto che, secondo il quotidiano israeliano Haaretz, fu proprio Netanyahu a mettere in contatto Orbàn con Finklestein e Birnman. I due, infatti, proprio attraverso questo ultimo contatto, scateneranno una campagna elettorale contro George Soros, con fosche tinte antisemite implicite. Intendiamoci, non ci sono mai stati riferimenti espliciti a ciò, diciamo che l’elettorato ha fatto il resto. All’inizio dell’opera, i due consulenti non avevano minimamente pensato alle origini del potente magnate. Infatti i due sono anche essi di origine ebraica. Inconsapevolmente però proprio da loro è partita la spaventosa ondata antisemita che implicitamente troviamo negli input dei politici di estrema destra in Europa. Alla base del discorso infatti troviamo il solito stereotipo del potentissimo ebreo che vuole distruggere “i popoli” e vuole dominare il mondo. Quando Finkelstein propose ciò al suo cliente ci furono delle incertezze: in fin dei conti Orbàn aveva già vinto le elezioni nel 2010 e Soros non abitava neanche in Ungheria, ma è tutt’ora residente negli USA.
La talpa prima dei conservatori negli Stati Uniti e poi nell’Europa dell’est ha sempre adottato una semplice tattica per far vincere i propri clienti: il “Negative Compaigning”. Questo tipo di tattica si basa nell’offuscare i pregi del proprio candidato e attaccare senza peli sulla lingua l’avversario, anche diffondendo notizie false. Nel momento che la controparte tenta di difendersi contro fake news avrebbe la possibilità di cadere in trappola con le proprie mani. Questo meccanismo venne esportato dall’America con la campagna elettorale di Netanyahu contro Peres, ottenendo una vittoria. In seguito la Geb International, società fondata di Finkelstein e Birnman, ottenne successi in Romania con Calin Popescu-Tariceanu ed in Bulgaria con Sergei Stanishev.
Il “capolavoro” dei due però fu l’Ungheria.
Non solo riuscirono a costruire una story telling demoniaca su un personaggio popolare e noto nel paese, ma questo ebbe delle ripercussioni politiche a livello mondiale. Inoltre l’avversario della campagna non fu un politico, ma uno speculatore finanziario. Il motivo per il quale venne scelto non è solo legato agli aspetti apparentemente filantropici di Soros: la consulenza della Geb International non funziona senza un nemico. Una volta eletto Orbàn venne imposta all’Ungheria l’austerità. Chi miglior nemico del capitale straniero si poteva scegliere? La storia è sempre quella utilizzata dai conservatori nel paese: La piccola Ungheria costretta a difendersi dai nemici esterni: prima da parte degli Ottomani, poi dai Nazisti ed, infine, dai Comunisti. I grandi speculatori esteri vogliono attaccare l’Ungheria e l’unico modo di difendersi dagli invasori è porsi sotto l’ala protettiva di Orbàn. Soltanto che in questo caso le ripercussioni sono state l’utilizzo dell’antisemitismo come metodo diffuso di attacco politico. All’inizio il messaggio era quello che alcune ONG fossero controllate da Soros, e che quindi l’intento era di far invadere l’Europa, fulcro della cristianità, da un milione di immigrati. Alla fine il messaggio che passò è che non solo tutte le ONG fanno parte di una rete,ma che questo era solo uno dei piccoli nodi alla base del complotto di Soros contro l’Europa e l’Ungheria. Ogni organizzazione che riceveva finanziamenti dalla Open society era sotto la mano del mostro residente negli Stati Uniti L’invasione degli immigrati, infine, non era nient’altro che un complotto di Soros. Per farsi una piccola idea basta digitare il suo nome sul web, per capire che ormai le teorie su tale complotto hanno raggiunto una fase del tutto surreale.
La domanda da porsi, dunque, è come sia possibile che un tal numero di fake news irrompano nell’opinione pubblica e siano funzionali ad ottenere consenso. I messaggi che vengono lanciati sono sempre molto semplici ed incisivo, ma la ricetta fondamentale è l’aggressività, la violenza. Dunque l’antisemitismo è una ricetta che si amalgama bene al messaggio molto tirato, incisivo.

Note
[1] Trad. in italiano: “Lega dei Giovani Democratici”
[2] Parte di questo discorso è stato fatto da Viktor Orbán all’evento di lancio per il FIDESZ-KDNP del 5 Aprile 2019. Link: https://visegradpost.com/en/2019/04/07/viktor-orban-introduces-his-programme-for-the-eu-elections-full-speech/
[3] “Hungary’s Fidesz wins 52% of vote; Orban vows to halt immigration”, Reuters del 26 Maggio 2019. Link: https://www.reuters.com/article/us-eu-election-hungary-orban/hungarys-fidesz-wins-52-of-vote-orban-vows-to-halt-immigration-idUSKCN1SW062
[4] Trad. in italiano: “Azione dei Cittadini Insoddisfatti”
[5] Trad. in italiano: “Diritto e Giustizia”
[6] Trad. in italiano: “Slovacchia Progressista”
[7] Trad. in italiano: “Partito Popolare Slovacchia Nostra”
[8] “Alliance for Peace and Freedom guadagna i suoi primi deputati europei. In #Slovacchia, dove si è votato ieri, i primi risultati danno il Partito Popolare Slovacchia Nostra (LSNS) di Marian Kotleba sopra il 12%, aveva il 2% nel 2014, ciò vorrebbe dire che almeno 3/4 seggi sono già assicurati per il partito paneuropeo APF di cui Roberto Fiore è presidente e di cui i patrioti slovacchi sono una componente importante.”, pagina facebook di Forza Nuova del 26 Maggio.
[9] Link: http://www.kormany.hu/en/ministry-for-national-economy/news/minister-varga-unveils-irinyi-plan-a-major-re-industrialization-blueprint
[10]“Irinyi PlanThe Directions of Innovative Industrial Development in Hungary”. Link: https://www.kormany.hu/download/b/fb/31000/IRINYI%20Plan.pdf
[11] Stando ai dati del Központi Statisztikai Hivatal (trad. in italiano “Ufficio Centrale di Statistica”) il settore automobilistico rappresenta il 30% della produzione industriale – di cui il 90% viene esportato – e con un valore che si aggira intorno ai 26 miliardi di euro (dati del 2017. Link: https://hipa.hu/images/publications/hipa-automotive-industry-in-hungary_2018_09_20.pdf)
[12] Link: https://net.jogtar.hu/jogszabaly?docid=99600081.TV&celpara=&dbnum=1
[13] Transparency International Hungary ha pubblicato un rapporto che mette in luce i gravi rischi di corruzione attraverso il sistema di contribuzione TAO. Link: https://www.transparency.org/files/content/feature/1.12_OpeningTheDoor_LigetiMucsi_GCRSport.pdf Nel 2017 uscirono degli articoli su dove andassero a finire questi soldi e, soprattutto, sul tentativo del governo di “nascondere” il tutto. Link: https://mfor.hu/cikkek/vallalatok/Megmutatjuk__kik_kaszaltak_a_legtobbet_a_TAO_tamogatasokon_.html?utm_source=mforfooldal&utm_medium=direct
https://index.hu/gazdasag/2017/09/05/adotitok_torveny_eloterjesztes_tao/
[14] “Orbán: “még nagyon sok gonddal is szembe kell néznünk””, hvg.hu del 25 Maggio 2011. Link: https://hvg.hu/itthon/20110525_orban_keleti_nyitas_oecd
[15] “Orbán: Keleti szél fúj”, index.hu del 5 Novembre 2010. Link: https://index.hu/belfold/2010/11/05/orban_keleti_szel_fuj/
[16] “Orbán: One belt, one road initiative in line with Hungary’s interests”, Daily News Hungary del 25 Aprile 2019. Link: https://dailynewshungary.com/orban-one-belt-one-road-initiative-in-line-with-hungarys-interests/
[17] Link: https://atlas.media.mit.edu/en/visualize/tree_map/hs92/import/hun/chn/show/2017/
https://atlas.media.mit.edu/en/visualize/tree_map/hs92/export/hun/chn/show/2017/
[18] La tratta ferroviaria Budapest-Belgrado è all’interno della “Ferrovia Budapest-Belgrado-Skopje-Atene”. La costruzione di questa rete ferroviaria – finanziata dai governi cinesi e dai paesi europei centrali – rientra nel grande progetto delle Belt and Road Initiative. Ciò ha portato l’UE a mostrare seria preoccupazione poiché il progetto ferroviario coinvolge due paesi membri (Grecia ed Ungheria) e due paesi candidati ad entrare (Macedonia del Nord e Serbia), compromettendo i corridoi “Mediterraneo” e “Orientale/Orientale Mediterraneo” della Trans-European Networks-Transport (Reti di Trasporto Trans-Europee). Nonostante questo la Cina ha rassicurato l’UE di voler stabilizzare le relazioni. Link: https://www.beltandroad.news/2019/04/12/greece-set-to-join-china-led-161-group-with-central-eastern-european-nations/
[19] Due sono gli episodi a cui ci riferiamo:
1. il blocco ad una risoluzione dell’Unione Europea contro le operazioni militari cinesi nel Mar Cinese meridionale. Link: https://www.reuters.com/article/us-southchinasea-ruling-eu/eus-statement-on-south-china-sea-reflects-divisions-idUSKCN0ZV1TS
2. aver impedito all’Unione Europea di aggiungere l’Ungheria in una lettera contro le torture verso i/le detenuti/e cinesi. Per Orbán “i leader europei non possono dare lezioni di diritti umani alla Cina”. Link: https://www.washingtonpost.com/news/worldviews/wp/2017/06/19/europe-divided-china-gratified-as-greece-blocks-e-u-statement-over-human-rights/?noredirect=on&utm_term=.53231041fbc8
[20] In Ungheria il salario minimo è di 464 euro (dati Eurostat; link: http://appsso.eurostat.ec.europa.eu/nui/show.do?dataset=earn_mw_cur&lang=en ) mentre quello medio si aggira intorno ai 608 euro (dati Forextradingitalia; link: https://www.forextradingitalia.it/costo-della-vita/ungheria.html) Per approfondire maggiormente la questione sui salari, si può consultare il sito di Fizetesek.hu dove vengono conteggiati gli stipendi mensili medi lordi: https://www.fizetesek.hu/fizetesek
[21] Trad. in italiano: “Legge degli schiavi”. Il cambiamento in questione porta all’aumento di 400 ore di straordinario l’anno. Link: https://ado.hu/munkaugyek/megszavazta-a-parlament-a-tuloratorvenyt/
[22] Due sono i riferimenti:
– il primo riguarda l’accusa di Salvini a Soros in merito all’aumento dello spread italiano. Link: https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-10-08/salvini-le-pen-contro-juncker-moscovici-nemici-ue–123949.shtml?uuid=AEzzm9IG
– il secondo è lo scontro tra Sea Watch e Salvini del Gennaio di quest’anno in ci il ministro degli interni twitta: “Buono sì, fesso no. E siccome l’autorizzazione allo sbarco nei porti la dà il @Viminale, la risposta è no, niet, nisba per gli scafisti e gli amici degli scafisti. È l’unico modo per tagliare questo flusso di soldi, che poi vengono usati per comprare armi e droga, che spesso e volentieri arrivano in Italia. Chiamate chi volete voi, #Soros, i marziani, ma questo governo non cambia idea.” Il tweet in questione è stato riportato “fieramente” dal giornale neofascista “Il Primato Nazionale”.
[23] La vendita allo scoperto è un’operazione finanziaria verso di uno o più soggetti terzi di titoli non posseduti direttamente dal venditore. Il guadagno si ottiene quando il titolo scende.
[24] Link: https://www.pdf-archive.com/2018/11/11/squadra-92/squadra-92.pdf

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Cherubini fedele alla linea

 

Il Jova Beach Party è un tour estivo organizzato da Jovanotti e Coop e con la partecipazione del WWF. Per questo evento verranno reclutati volontari per “presidiare i contenitori della raccolta differenziata dislocati sull’area dell’evento e informare le persone su come fare bene la raccolta differenziata: verrai formato e coordinato dallo staff preposto e dovrai garantire la tua presenza e collaborazione alle mansioni indicate per tutta la durata dell’evento“. Tutto questo dalle 13 fino alle 23:30 (fine del concerto). Compenso? Due pasti più due buoni drink.
Al discorso dei costi di produzione e dei profitti che Cherubini&Soci guadagneranno con questi eventi, vi sono da sottolineare due aspetti: la questione lavorativa gratuita e quella ecologica. Il lavoro gratuito è un vero e proprio sogno erotico per i datori/proprietari/padroni e un incubo per chi deve (e dovrà) sottostare a tali logiche. Esempi come Milano-Expo 2015, l’alternanza Scuola-Lavoro e l’utilizzo dei/delle migranti per la pulizia delle strade servono a capire che nei tempi di crisi sociale ed economica bisogna adeguarsi a lavorare gratuitamente.
La questione ecologica, invece, è la “nuova” preoccupazione della borghesia e della burocrazia. L’inquinamento causato da emissioni di CO2 e dalle microplastiche nei mari aumentano l’insorgere di malattie e danneggia sempre più i profitti. Per frenare questo trend si cerca di convertire le strutture produttive in un qualcosa di “eco-sostenibile” per salvaguardare i profitti e avere una posizione dominante a livello di vendite delle merci.
In questo frangente rientrano il mondo intellettuale e culturale che, organizzando eventi in zone protette (come fa Cherubini e il suo staff), usano parole d’ordine come “salvaguardia dell’ambiente” e “protezione dell’animale X, Y o Z” e riescono a fare da megafono alle richieste economiche della borghesia. Il ruolo delle associazioni e ong ambientaliste (WWF, Legambiente e Greenpeace per esempio) in tali occasioni è quello di essere collusi nello sfruttamento ambientale, inserendosi completamente in dinamiche di profitto e di green-washing.
L’utilizzo di sedicenti personaggi famosi e culturali come infarcitori di discorsi retorici, nasconde tutto un sistema di sfruttamento. Ciò ricorda quello che diceva il personaggio interpretato da Rod Steiger, Juan Miranda, nel film “Giù la testa” di Sergio Leone:

Rivoluzione? Rivoluzione? Per favore, non parlarmi tu di rivoluzione. Io so benissimo cosa sono e come cominciano: c’è qualcuno che sa leggere i libri che va da quelli che non sanno leggere i libri, che poi sono i poveracci, e gli dice: “Oh, oh, è venuto il momento di cambiare tutto” […] Io so quello che dico, ci son cresciuto in mezzo, alle rivoluzioni. Quelli che leggono i libri vanno da quelli che non leggono i libri, i poveracci, e gli dicono: “Qui ci vuole un cambiamento!” e la povera gente fa il cambiamento. E poi i più furbi di quelli che leggono i libri si siedono intorno a un tavolo, e parlano, parlano, e mangiano. Parlano e mangiano! E intanto che fine ha fatto la povera gente? Tutti morti! Ecco la tua rivoluzione! Per favore, non parlarmi più di rivoluzione… E porca troia, lo sai che succede dopo? Niente… tutto torna come prima!

Cherubini è un esempio lampante di tutto questo.
Come non ricordare il suo periodo del servizio militare? Era la fine del 1988. Cherubini e il suo sponsor/creatore Claudio Cecchetto facevano diventare l’entrata nella caserma Turinetto di Albenga (provincia di Savona) come un evento gioioso e felice – una scampagnata lunga dodici mesi! Da questa esperienza, Cherubini compone la canzone “Asso” – un inno alla vita militare gioiosa e spensierata -, venendo immortalato nelle copertine dei giornali come TV-Sorrisi e Canzoni. Anni dopo, Cherubini scrisse nel libro “Gratitude” (edito da Einaudi nel 2013) che “la cosa più bella di quell’anno da militare è stata la copertina di Tv Sorrisi e Canzoni con me in divisa assieme a Roger Rabbit e il titolo Due ragazzi irresistibili.
Nel 1985 Roberto Perciballi dei Bloody Riot scriveva la canzone “Naja de merda” che, al contrario della canzone abominevole jovanottiana (Asso), è un vero e proprio grido anarchico antimilitarista contro una violenza di Stato che non solo porta a “morire per la patria” ma alle vessazioni – specie fisiche – da parte dei sottoufficiali e ufficiali. Compagni come Giuseppe Coniglio, Orazio Valastro, Fabrizio Falciani, Agostino Manni, Michele De Sabato e tanti altri subivano le persecuzioni militari giudiziarie-carcerarie per non voler indossare una divisa.
Finito il servizio militare, Cherubini incide due canzoni: una a favore della lotta contro mafia e l’altra contro l’aborto. Se nel primo caso vi è una dedica al lavoro svolto da Giovanni Falcone – sacrificato per smantellare solo il sistema corleonese -, nel secondo, invece, vediamo tutto il Cherubini difensore della vita ad oltranza. (1)
L’attacco alla legge 194, in quel preciso periodo storico, veniva anche da parte del clero e varie personalità dello spettacolo: come scritto in “Zeffirelli è morto e ce ne faremo una ragione“, il cardinale Biffi e il regista Zeffirelli, nei primi mesi del 1993, attaccavano duramente chi fosse a favore dell’aborto utilizzando moralismi e provocazioni di bassissima lega.
Qualche anno dopo, Cherubini rinnega la canzone contro l’aborto con un atteggiamento gravitante tra lo scaricabarile e il paraculismo:
è un testo che non mi appartiene più. È una strofa un po’ da ignorante, rappresenta un atteggiamento che non mi appartiene più, non riesco più a difendere quella posizione. Grazie o per colpa di quella canzone ho conosciuto donne che avevano avuto a che fare con l’aborto. Quando l’ho scritto ero influenzato da Pasolini e da altre cose che avevo letto“. (2)
Da questo momento in poi, l’artista romano comincia a “politicizzarsi” attraverso le mitizzazioni di un peronista e stalinista come Ernesto Guevara, una reazionaria e antiabortista come Anjezë Gonxhe Bojaxhiu (conosciuta come Madre Teresa di Calcutta) e un pacifista nazionalista come Mohandas Karamchand Gandhi.
Quando il governo italiano di centro-sinistra partecipa alla guerra del Kosovo, Cherubini, insieme a Pelù e Ligabue, incidono una canzone contro la guerra: “Il mio nome è mai più“. Nonostante il successo e l’aver donato i proventi ad Emergency, la canzone viene presa di mira per la sua banalità e finta-ingenuità (specie per la parte cantata da Cherubini) ed etichettata come un’operazione di rilancio commerciale per i tre (in particolare per Pelù che da lì a poco avrebbe abbandonato i Litfiba).
L’impegno politico di Cherubini si vede anche nelle partecipazioni ad eventi sul cancellare il debito dei paesi poveri, lanciando messaggi contro la violenza durante il G8 di Genova 2001 (“la rabbia va bene, la violenza no: picchiate i pugni sul tavolo e non in faccia agli altri” (3)) e facendo tour in difesa dell’ambiente.

Negli anni successivi, Cherubini sostiene inizialmente Renzi perchè la sua ambizione “non è un valore negativo, intelligente, preparato” (4) – salvo ripensarci in quanto “è un esempio della debolezza politica” (5)-, gira il video “Chiaro di luna” ad Asmara, ritraendo un’Eritrea felice e contenta – ignorando volutamente il regime dittatoriale e sanguinario di Afewerki (6) – e, ciliegina sulla torta, supporta il lavoro gratuito nei grossi eventi perchè i volontari “hanno partecipato ad una cosa, hanno costruito qualcosa dentro di sé. Quando ero bambino andavo a seguire alla sagra della bistecca, alla sagra della ranocchia. Per tre mesi a Cortona ogni anno facevo il cameriere gratis. Qualcuno mi dava qualcosa a fine serata, ma io comunque mi divertivo come un pazzo. Imparavo a essere gentile con le persone, avevo 14 o 15 anni. Lavoravo nella cultura, anche se facevo il cameriere alla sagra della ranocchia.” (7)
Alla luce di tutto questo, non deve stupirci o lasciarci a bocca aperta lo sfruttamento lavorativo gratuito all’interno dell’ennesimo Tour di Cherubini. Egli è sempre stato un fedele alla linea. Del capitale e dell’ipocrisia ovviamente.

Per ulteriori approfondimenti sulla questione Jovanotti e lavoro gratuito, leggere l’articolo di Marta Fana, “Voglio il tuo sudore”
Sulla questione ecologica leggere anche il nostro articolo su Greta capo delle Br

Note
(1) Come dimostrato nella strofa della canzone “Io no” (1992):
Ci sono bimbi che non han futuro
perché magari qualcuno ha deciso
ci sono bimbi che non nasceranno
e se ne vanno dritti in paradiso
perché da noi non c’è posto per loro
o solamente non erano attesi
ci sono bimbi che non nasceranno perché gli uomini si sono arresi.”
(2) “Jovanotti: “Sull’aborto non ho certezze ma non servo l’Ulivo”, Adnkronos del 12 Settembre 1997
(3) “G8:il messaggio di Bono e Jovanotti ai manifestanti”, Vita.it del 21 Luglio 2001
(4) “Jovanotti per Renzi: “Puntiamo sul nuovo”, La Repubblica del 4 Aprile 2013
(5) “Jovanotti: “Renzi è un esempio della debolezza della politica””, La Stampa del 3 Giugno 2015
(6) “Bufera social contro Jovanotti: “L’Eritrea non è il paradiso che fa vedere nel suo ultimo video””, tpi del 28 Novembre 2018
(7) “Jovanotti: “Lavorare gratis ai grandi eventi si può, se è per fare esperienza”. Critiche sul web”, Il Fatto Quotidiano del 3 Giugno 2015

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Lo stesso grido. Gli ultimi istanti di vita di Severino Di Giovanni

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