Piazza Fontana 1969-2019. Sappiamo chi è Stato

Comunicato e volantino del Gruppo Anarchico Alfonso Failla – FAI Palermo

Sono passati 50 anni da quel 12 dicembre 1969, quando una bomba esplose a Milano all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura, dando il via a una serie di altri attentati nei decenni successivi. In realtà, la strage di Piazza Fontana era stata preceduta nello stesso anno da più di 100 attentati “minori“, una sequenza di provocazioni tutte finalizzate alla strategia della tensione ideata e attuata da apparati, uomini, personalità a ogni livello e in ogni ambito dello Stato italiano con la collaborazione dei servizi segreti USA e dei neofascisti di Ordine Nuovo quali esecutori.
Erano anni di grande fermento sociale in Italia, e non solo. Le lotte studentesche si saldavano con le rivendicazioni operaie e, più in generale, tutti i pilastri su cui si reggeva la società tradizionale erano fatti oggetto di una critica sempre più radicale.
Veniva messo in discussione tutto: la famiglia, la scuola, la fabbrica e – ovviamente – anche il potere in quanto tale. In tutti gli ambiti del vivere comune il vento della contestazione investiva il concetto stesso di autorità, ovunque esso si manifestasse.
Stato e padroni si attivarono per stroncare il movimento in atto, e lo fecero attraverso l’elaborazione e l’esecuzione di un piano teso a incutere terrore nella popolazione per giustificare la svolta autoritaria del paese. Si doveva riportare l’ordine a tutti i costi, si doveva “destabilizzare per stabilizzare”.
Questa strategia della tensione si saldò con i programmi politici dei gruppi neofascisti e neonazisti, primo fra tutti Ordine Nuovo. Gli attentati – strumenti di questa strategia – venivano invece sempre addebitati ai gruppi anarchici o, in genere, alla sinistra extraparlamentare, mentre polizia, carabinieri, magistrati, politici e servizi segreti coprivano in tutti modi le attività dei fascisti.
Per la strage di Piazza Fontana la polizia puntò subito il dito contro gli anarchici. Uno di loro, Giuseppe Pinelli, fu trattenuto in questura per tre giorni (oltre i limiti di legge) e poi scaraventato dalla finestra dell’ufficio del commissario Calabresi. Un altro anarchico – Pietro Valpreda – fu accusato di aver messo materialmente la bomba per poi essere completamente scagionato dopo tre anni di ingiusta carcerazione.
Per lungo tempo, una serie infinita di insabbiamenti e depistaggi ha impedito che si arrivasse a una verità giudiziaria sui fatti di Piazza Fontana, con sentenze tra loro contraddittorie che prima hanno riconosciuto i colpevoli nei fascisti di Ordine Nuovo, e poi li hanno assolti. Anche per quanto riguarda la morte di Pinelli, il ricorso alla menzogna e alle calunnie è stato sistematico: prima dissero che si era suicidato a conferma della propria colpevolezza e di quella di Valpreda; poi liquidarono la sua morte con l’incredibile formula del “malore attivo”.
Ha detto il giudice Giancarlo Stiz: «Forse c’è ancora speranza che i libri di storia, in futuro, possano raccontare la verità».
Ma la verità storica c’è già. Gli anarchici sanno chi è Stato. Lo sapevano anche nel dicembre 1969 quando gridavano che Valpreda era innocente, Pinelli era morto ammazzato e la strage era di Stato. E lo gridavano contro chi – in funzione di un auspicato imminente golpe di destra – aveva ordito il piano destabilizzante e stragista e aveva indicato negli anarchici gli attentatori.
E noi continueremo a gridarlo contro chi pretende di nascondere ancora la verità, di azzerare la memoria storica, di confondere vittime e carnefici proponendo una impossibile conciliazione.
Gruppo anarchico “Alfonso Failla” – FAI Palermo

In allegato a questo comunicato, condividiamo il materiale pubblicato dal progetto “Le Maquis-Biblioteca Anarchica e Libertaria Digitalizzata”
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