Cile. La violenza politica sessuale: strumento repressivo in dittatura e in democrazia

Articolo comparso su Umanità Nova, 10 Novembre 2019. Tradotto da Klaus

Tratto da El Sol Àcrata. Periòdico Anarquista, numero 5, Cile, anno VIII, Ottobre 2019, pag. 3.

Gli ultimi giorni dell’Estado de Emergencia hanno registrato 1692 persone arrestate, 226 ferite, 5 uccise per presunte azioni da parte degli agenti statali e 3 denunce di violenza sessuale. Questi sono solo i dati ufficiali registrati dall’Instituto Nacional de Derechos Humanos (INDH).[1] E sono questi: dati. Molti altri sono i racconti che mostrano la brutalità delle forze repressive. Questo sabato[2] Pamela fu arrestata in un caceroleo con suo padre nel settore di San Isidro. Dirett* verso la stazione di polizia, uno degli agenti di polizia ha minacciato di aggredirla sessualmente, gridando “vediamo se ti piace nel culo!”.[3]
Domenica 20 ottobre, un’altra donna è stata arrestata dal personale della Escuela de Telecomunicaciones dell’Esercito all’interno di un supermercato Acuenta del comune di Peñalolen.[4] Insieme ad altre persone è stata legata con lacci di plastica, costretta a sdraiarsi a faccia in giù sulla spazzatura, mentre le puntavano una pistola in faccia, minacciandola di sparare se si muoveva. Con l’arma toccavano il suo corpo, mentre registravano la situazione tra prese in giro e minacce di penetrazione con il fucile.[5]
L’orrore e la rabbia nel sentire queste testimonianze, ci ricordano le tante storie di crimini sessuali commessi contro le donne durante la dittatura[6] – che fino ad oggi sono ancora in vigore. Ma questi anni di democrazia – che non è stata altro che la dittatura del capitale – le donne sono state tormentate in vari contesti con le molestie sessuali delle forze repressive dello Stato. Nel marzo di quest’anno, i carabineros de civil, Rubén Gálvez Albarrán e Bastián Rojas Norambuena violentarono una donna a Punta Arenas. Entrambi furono licenziati ma in agosto le indagini vennero chiuse, indicando che non c’erano più le basi per provare il crimine che ella stessa aveva denunciato il giorno dopo l’accaduto – un episodio che dovette riferire più volte solo per ottenere l’indifferenza del sistema giudiziario.[7]
Carezze, denudazioni in caserma, insulti e minacce di molestia sessuale e stupro: la violenza politica nei confronti delle donne si è mantenuta costante. Lo Stato è patriarcale e lo sono anche le sue istituzioni repressive, indipendentemente dal fatto che siamo in democrazia o in dittatura. Si tratta di un’aggressione differenziata nei confronti dei corpi e della sessualità delle donne, esercitata come pratica sistematica ed esplicita. Non sono atti insignificanti; non commettono errori, nemmeno se esagerano. È un meccanismo di controllo e subordinazione.
Cercano di imprimere nel corpo un castigo, registrando nella sua memoria una sanzione che pretende di essere trasmessa di generazione in generazione, perpetuando la paura come avvertimento per rimanere nel posto assegnato. Molestano i nostri corpi che non si sottomettono al mandato sociale. Molestano la doppia ribellione; contro il suo modello economico di precarietà – che ruba le nostre vite – ed il suo ordine di dominio che è sostenuto solo a nostre spese e contro di noi. Per questo il castigo si dirige alla sessualità: per ricordarci qual è il posto assegnato ai nostri corpi dal loro ordine, quel luogo di subordinazione dal quale abbiamo lottato tanto per uscire. In tempi di terrorismo neoliberista e militarizzazione di territori, dobbiamo ricordare più che mai che la violenza politica sessuale è stata – e continua ad essere – uno degli strumenti repressivi centrali dello Stato contro le donne;[8] ecco perché dobbiamo raggrupparci, aiutarci e difenderci tra di noi.

Note del traduttore
[1] I dati dell’INDH si riferiscono alla giornata del 22/10/2019 (come riportato dai siti di Telesurtv e della CNN-Chile. Link: https://www.telesurtv.net/news/chile-protestas-represion-policial-criminalizacion-manifestantes-20191022-0036.html; https://www.cnnchile.com/pais/fiscalia-identidades-personas-muertas-indh-querellas-agresiones_20191022/ )
[2] Fatto avvenuto il 19 Ottobre 2019.
[3] Link: https://www.eldesconcierto.cl/2019/10/21/asi-las-reprimen-en-estado-de-excepcion-mujeres-denuncian-golpizas-humillaciones-y-amenazas-de-violacion/
[4] Come riportato da biobiochile, l’Esercito del Cile ha detto che “saremo implacabili di fronte al vandalismo che sta distruggendo la nostra infrastruttura critica e vitale per la popolazione”.
Link: https://www.biobiochile.cl/noticias/nacional/region-metropolitana/2019/10/20/video-muestra-a-50-saqueadores-en-el-piso-llorando-tras-ser-detenidos-por-el-ejercito-en-penalolen.shtml
[5] “Amenazaron con penetrarla con el fusil”: INDH denuncia grave actuar de militares contra mujer.
Link: https://www.24horas.cl/nacional/amenazaron-con-penetrarla-con-el-fusil-indh-denuncia-grave-actuar-de-militares-contra-mujer-3675606
[6] Nell’“Informe de la Comisión Nacional sobre Prisión Política y Tortura” – commissione istituita nel 2003 con il decreto numero 1040 – viene riportato come le donne fossero oggetto di violenze sessuali. Parte di questa informativa è stata ripresa nel libro del giornalista Daniel Hopenhayn, Así se torturó en Chile (1973-1990).
Link del decreto numero 1040: https://www.leychile.cl/Navegar?idNorma=217037&idVersion=2005-03-17
Link dell’Informe (pagg. 251-259): https://bibliotecadigital.indh.cl/handle/123456789/455
[7] Link: https://www.eldesconcierto.cl/2019/10/15/la-denuncia-de-violacion-contra-dos-carabineros-que-remecio-puerto-natales/
[8] Il caso di Daniela Carrasco rispecchia quanto detto: in nome di un controllo etero-patriarcale dei corpi delle donne, Carrasco è stata torturata, stuprata ed assassinata dai militari. Il suo corpo è stato impiccato davanti al Parque Jarlan di Santiago del Cile per intimorire – secondo il Colectiva Feminista de lo Espejo – gli abitanti (specie le donne) nel ribellarsi. Anche la rete Ni Una Menos e la Red de Actrices Chilenas hanno accusato il governo e i militari della morte della donna.

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