Resoconto e alcune considerazioni a caldo sul Friday for Future a Bologna (15/03/2019)

È una giornata molto calda oggi a Bologna, quasi a voler restare in tema con i contenuti del “Fridays For Future” lanciati dalla sedicenne svedese Greta Thunberg.
Per chi ancora non si fosse imbattuto in questo nome, Greta Thunberg è una ragazzina con la sindrome di Asperger che negli ultimi mesi è diventata un vero e proprio fenomeno mediatico, partecipando a conferenze ( TedTalk e simili ) in cui l’obiettivo è quello di portare ad una sensibilizzazione di massa sulle sorti del pianeta.
Il risultato ottenuto fino ad ora è stato quello di dar vita a diverse manifestazioni internazionali ed eterogenee tenutesi contemporaneamente nella giornata odierna.
Tra le città coinvolte appunto anche Bologna.
Intorno alle nove del mattino, Piazza Maggiore è già gremita di gente: moltissimi gli studenti delle superiori – che costituiscono la massa del corteo – e ingente la presenza della polizia.
Cartelli e striscioni sono estremamente variegati: si va da generiche richieste di cambiamento a giochi di parole, più o meno spiritosi, che prendono di mira i leader mondiali (con un immancabile Trump sbeffeggiato).
È stata rispettata la richiesta degli organizzatori di non portare bandiere di partito, sebbene la presenza di un gruppo con le bandiere no tav abbia dato adito a qualche contestazione durante il momento degli interventi. Ma su questo torneremo dopo.

In generale il livello di politicizzazione espresso dai cartelli è piuttosto basso. Il carattere è quello di una manifestazione molto cittadinista ed eterogenea.
D’altronde tutto questo è chiaro sin dalla descrizione dell’evento, in cui si chiede semplicemente alla classe politica di tutti gli Stati di “fare qualcosa” contro il cambiamento climatico.

Pochi individui isolati hanno tentato di collegare la mobilitazione per il clima ad altre questioni: un paio di ragazze esponevano cartelli femministi (Smash the patriarchy not the climate), mentre qualche gruppetto vegano un po’ più nutrito, ma comunque esiguo rispetto al resto del corteo, ha collegato il cambiamento climatico alla questione degli allevamenti animali lanciando alcuni slogan in cui vengono accostati ambientalismo ed anticapitalismo.
Il corteo procede in maniera ordinata, sebbene la testa sia riuscita a deviare dal percorso stabilito.
Tra gli slogan citati vi sono quelli delle lotte contro il TAV e la TAP.
Intorno a mezzogiorno e mezzo il corteo torna al luogo di partenza e lì iniziano gli interventi.
Se in un primo momento gli interventi sono pacifici e abbastanza generici nelle loro richieste (utilizzare le rinnovabili, basta con i combustibili fossili e tutto il consueto frasario ambientalista) l’atmosfera inizia a farsi un po’ più calda quando alcuni manifestanti chiedono che le bandiere e i cartelli no-tav vengano rimossi in quanto associati ai partiti (in particolare al Movimento 5 stelle).
Un ragazzo invita i manifestanti ad unirsi l’indomani ad una mobilitazione per i Prati di Caprara.
Nel frattempo un gruppetto di persone appartenenti al gruppo no-tav cerca di entrare nell’aula consiliare del comune ma viene bloccato dalla polizia e messo fuori dalla porta.
Da qui in poi, complice anche un impianto audio non proprio efficiente, gli interventi sono stati un po’ confusi per via dei diverbi e degli attacchi verbali che si sono susseguiti.
In particolare il gruppo no-tav contestava tanto, per quanto ho potuto capire, la presenza di Legambiente per essere andata a braccetto con il comune e l’intervento al microfono dell’assessore Marco Lombardo del Partito Democratico.

La contestazione è proseguita poi in un faccia a faccia tra Lombardo ed alcuni ragazzi a causa del sostegno del Partito Democratico alle grandi opere.

Tirando le fila del discorso: ho deciso di partecipare al corteo per curiosità, sebbene avessi già un pregiudizio riguardo il suo grado di politicizzazione proprio per via del carattere estremamente eterogeneo e, soprattutto, cittadinista (o interclassista).
La presenza di alcuni gruppi politici contestati dal resto dei manifestanti per via dei discorsi legati ai temi di classe e di sfruttamento (umano e animale) portati in piazza è stata l’unica nota positiva in un contesto tutto sommato monotono.

 

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