All’inizio di questa settimana, NUDM Catania fa uscire sulla sua pagina facebook un comunicato di una ragazza che ha subito una violenza psicologica oltre che sessuale da parte di due soggetti chiamati “compagni”.
La cosa non stupisce affatto in un territorio come Catania e dintorni; negli anni passati abbiamo visto come queste situazioni siano state o minimizzate o addirittura fatte passare sotto silenzio.
Ci si chiede: come può accadere tutto questo? La risposta, per quanto sintetica e stretta, è dovuta ad un tessuto sociale locale intriso di una cultura machista e sessuofoba allucinante che modella anche chi si considera compagno/a.
E di fronte a situazioni dove un’individualità (donna, transessuale, transgender etc) subisce una o più violenze in ambienti “compagni”, vi sono gli “atti di dolore” di cristiana memoria, ovvero misure ipocrite o “da Ponzio Pilato” per far star bene chi commette la violenza e far rassegnare chi la subisce.
In tal modo si continuano i soliti schemi di merda del dominio e della prevaricazione -palpabili durante le fasi assembleari o di interazioni con gruppi e singoli.
Questo discorso riguarda anche buona parte del movimento anarchico locale: a parole contro i meccanismi di dominio, ma nella pratica fa l’esatto contrario in quanto influenzato e gaudente della cultura del dominio.
Il fatto che si parli di una tematica importante come il femminismo in un territorio del genere, è da sostenere ed apprezzare.
Da parte nostra, come Gruppo Anarchico Chimera, affermiamo di non tollerare le ipocrisie di personaggi (maschile plurale) catanesi che, in tempi non sospetti, hanno trattato le compagne come “l’ornamento da sfoggiare in pubbliche manifestazioni” e utilizzato il femminismo come “mezzo per l’egemonia politica” o “strumento elettorale”.
Non amiamo i processi sommari. Ma non amiamo far passare sotto silenzio spazi e gruppi politici considerati teoricamente safe ma che in realtà sono ricettacoli, giusto per ripeterci, di prevaricazione, egemonia e machismo.
La solidarietà va alla ragazza e a tutte quelle individualità (donne, transessuali, transgender etc) che a Catania vengono costantemente ostracizzate, ignorate e perseguitate dai sostenitori e dalle sostenitrici dell’attuale sistema democratico.