Catania e Sicilia: tra capitalismo e cultura autoritaria dominante (Prima Parte)

Documento-Articolo apparso su Umanità Nova, 25 Marzo-1 Aprile 2018

 

 

Il documento che leggete è stato inviato al Convegno nazionale della Federazione Anarchica Italiana; è un nostro piccolo contributo al punto 5a “analisi della situazione economica e sociale; strategie di dominio e trasformazione sociale.”

 

Introduzione
Negli articoli “Repressione e pensiero dominante catanese” e “Catania: tra teoria e pratica repressiva”, si descrive in modo sintetico la situazione repressiva e di controllo sociale e culturale in corso nel territorio catanese e non.
Questa forma di controllo, in realtà, non è solo di derivazione militarista o di gestione dei centri in cui si trovano i/le migranti (CARA, Hotspot etc) ma deriva da un rinnovato sfruttamento dell’intero territorio regionale grazie ai numerosi fondi europei, governativi e privati.
Non è un caso che CasaPound Italia, approfittando dei finanziamenti arrivati e, al tempo stesso, della debolezza politica dell’occupazione fascista “Spazio Libero Cervantes,” si stia sempre più radicando in città con il beneplacito di ex missini e parte della piccola borghesia locale.
Ma oltre il problema materiale, abbiamo anche il problema culturale del“sicilianismo” che si basa su ipocrisie religiose, fataliste e sessiste.

 

Finanziamenti europei e governativi e strategie borghesi
Il Patto per Catania, basato sul finanziamento che arriva dai Fondi per lo Sviluppo e la Coesione ed altre risorse aggiuntive che vengono dal Pon Metro (Fondi sociali europei, Fondi europei sviluppo regionale), è stato firmato nell’aprile 2016 dall’ex premier Renzi e dall’attuale sindaco Bianco.
L’obiettivo del Pon Metro è quello di sviluppare delle zone metropolitane nell’ambito della programmazione del Partenariato 2014-20 (un documento dell’UE riguardante le disposizioni comuni su Fondi strutturali e di investimento europeo, in cui lo Stato in questione definisce la strategia e le modalità di impiego di tali fondi).
Le città interessate in tutto il territorio nazionale sono 14, tra cui le due siciliane Palermo e Catania.

Il totale di spesa previsto per il Patto per Catania è di circa un miliardo e 700 milioni di euro da spendere entro il 2020. Questa spesa riguarda infrastrutture, ambiente, sviluppo economico e produttivo, turismo e cultura, sicurezza e politiche sociali.

Ma oltre il Patto per Catania, da un paio di mesi si parla di creare una Zona Economica Speciale (ZES) per il territorio della Sicilia Orientale.
Stando alle parole di Francesco Basile, rettore dell’Università di Catania, queste zone, con una legislazione differente da quella nazionale, saranno necessarie perché “rappresentano un’importante opportunità proprio per la loro possibilità di attrarre investimenti esteri o extraregionali e di godere di incentivi, agevolazioni fiscali o deroghe normative.”

L’area interessata nella Sicilia orientale comprende l’area portuale di Catania, Augusta e Siracusa, mentre nella zona occidentale si parla di Palermo e Termini Imerese, ma si profilano già dei conflitti perché anche l’area di Messina vuole l’istituzione di una zona economica speciale.
La previsione è che essa venga istituita tra il 2018 e il 2020, utilizzando circa 200 milioni di euro tramite il decreto Sud.

Oltre tutto questo, il potenziamento delle infrastrutture per il trasporto è una manna dal cielo per le aziende di trasporto su gomma e sul mare.

Non sono dei casi, per esempio, che nel periodo della festa patronale cittadina (in cui il comune, prossimo al dissesto finanziario, ha speso 700mila euro) la Tirrenia abbia presentato la nave Giuseppe Lucchesi, adatta a soddisfare la crescente richiesta del mercato dei semirimorchi; oppure il “Social Farming. Agricoltura Sociale per la filiera agrumicola siciliana,” promossa dal Distretto Agrumi di Sicilia e Alta Scuola Arces e contribuita da “The Coca-Cola Foundation,” che ha come obiettivi quelli di formare personale specializzato nella filiera agrumicola siciliana in modo da sfruttarlo e creare e potenziare il marketing dei prodotti agrumicoli locali (una vendita fatta attraverso la valorizzazione del prodotto e del territorio).
Questo progetto, finanziato da una grande multinazionale mondiale come Coca Cola, è un modo per le aziende locali di ottenere finanziamenti privati, oltre che pubblicità ed introiti maggiori rispetto alla concorrenza.
Sulle collaborazioni tra aziende e multinazionali, non possiamo non citare la Oranfrizer.
La Oranfrizer è un’importante azienda agrumicola che conta 200 dipendenti stagionali per la raccolta delle arance, 150 addetti al magazzino e raggruppa circa 90 produttori per un totale di 160 ettari di terreno agrumetato della zona del calatino.
Di recente, ha ottenuto il premio Special&Different da Mark&Spencer, una multinazionale inglese che si occupa della vendita al dettaglio e da sempre interessata ad estendersi nel sud dell’Europa.
Se questa è la collaborazione tra multinazionali e aziende agro-alimentare e agricole, dall’altra abbiamo le aziende legate ai consorzi di tutela.
Sul discorso dei consorzi di tutela, dobbiamo distinguere due piani che, nonostante le apparenze, si legano fra loro: nel primo piano, abbiamo aziende che, legate a tali consorzi, “piangono” sulla concorrenza estera (Marocco, Spagna e Camerun) e sui “blitz” delle forze dell’ordine contro il caporalato (come successo di recente nel territorio del Consorzio di tutela dell’arancia di Ribera DOP); nel secondo piano abbiamo, come esempio, uno studio condotto dall’Università degli studi di Bergamo e dalla World Food Travel Association che premia la Sicilia come seconda meta per il turismo enogastronomico.
Il “legame” che c’è tra questi due piani è, ovviamente, il discorso sovranista o di difesa dei propri introiti del territorio con l’avvallo istituzionale e privato.

Dal turismo enogastronomico non ci vuole molto per passare al discorso turistico in generale.
Con l’arrivo della “bella stagione,” la Regione Sicilia e i Comuni Siciliani fanno proclami altisonanti.
Sandro Pappalardo, assessore regionale al turismo, vuole realizzare linee aeree con la Cina per spingere la borghesia cinese a investire in Sicilia.
Il turismo come motore principale dell’economia siciliana trova terreno fertile sia nelle dichiarazioni della Property Managers Italia riguardo il boom e la continua crescita dell’home sharing -come confermato dagli accordi tra comune di Palermo e Airbnb-, che nei potenziamenti futuri di determinate aree (tipo Ognina).

Il settore turistico (ricettivo e ristorativo) farebbe arrivare alle casse del pubblico e privato svariati miliardi di euro, trovando il beneplacito delle aziende agro-alimentari presenti sul territorio.

Ritornando sul discorso delle infrastrutture per il trasporto, si ha il potenziamento delle linee ferroviarie quali Catania-Palermo e buona parte della Sicilia Sud-Orientale per 500 milioni di euro -un atto che serve per favorire le infrastrutture economiche delle zone come Valle del Dittaino (Enna), Zona Industriale Catanese e le varie aree agro-alimentari ragusane.
Infatti Marco Falcone, assessore alle infrastrutture della Regione Sicilia, in un’intervista a La Sicilia, afferma di voler accelerare determinati progetti autostradali.
Per l’autostrada Siracusa-Gela, sono stati investiti 280 milioni di euro per arrivare a Modica. Qualora non finiscano entro il 28 Febbraio 2019, la regione pagherà una penale di 48 milioni di euro.
Nonostante la lentezza e le probabili penali da pagare, per completare questa autostrada si prevede un investimento di 800 milioni di euro.
Potrà così avverarsi il collegamento tra i petrolchimici di Gela e di Augusta-Priolo Gargallo-Melilli, oltre al potenziamento e all’ingrandimento delle aziende agro-alimentari ragusane e siracusane (esportatrici di prodotti quali carni ovine e bovine, prodotti latteari, mandorle, olio, pomodoro, vino ed uva).

Nonostante il tribunale dell’Unione Europea abbia rigettato il ricorso del governo italiano contro la decisione della Commissione UE di tagliare 379 milioni su 1,2 miliardi di euro di fondi destinati al Piano operativo regionale (Por) Siciliano per irregolarità (frodi ed incapacità gestionale del Por) nel periodo 2000-2006, tale decisione non avrà ripercussioni immediate nel sistema dei finanziamenti regionali.

Il citato Patto per Catania, per esempio, ha fatto sì che il comune, attraverso il ruolo di Enzo Bianco come presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiana, abbia aderito alla “Cohesion Alliance” in modo da ricevere i fondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE) per “il miglioramento della qualità della vita, crescita sostenibile e creazione di posti di lavoro.”
Allo stesso tempo, il comune ha ricevuto 52 milioni di euro dei 224 milioni di euro del piano investimenti regionali per il potenziamento tecnologico, infrastrutturale e relativi adeguamenti a norma.

Gli ospedali cittadini sono stati riorganizzati e spostati verso la periferia della città in base ad una direttiva comunale degli anni ‘90 sulla sicurezza da eventuali terremoti e quant’altro. Il piano di emergenza comunale è stato pubblicato nel 2012 e prevede il suo continuo aggiornamento annuale.
Tuttavia tale piano non è stato aggiornato dalla data di pubblicazione, nonostante Catania sia un territorio ad alto rischio sismico.

Altra situazione la si evidenzia con l’aeroporto di Catania, pronto ad essere sia ingrandito che ad una essere venduto in futuro, stando alle parole di Pietro Agen, presidente delle camere di commercio unificate del Sud-Est (Catania, Siracusa e Ragusa) e azionista di maggioranza della Sac Service (gestore dello scalo etneo).

Questa mossa della Sac Service è servita sia per ricevere ulteriore sostegno dall’amministrazione comunale (“L’aereoporto di Catania[…] è la principale porta di accesso alla Sicilia, per questo motivo il nostro obiettivo è eliminare qualsiasi criticità che ne impedisca sviluppo e crescita”) che per attirare futuri compratori al fine di ottenere liquidità da utilizzare in eventuali progetti come, per esempio, la firma di accordi con AirMalta e il governo maltese per le tratte tra gli aeroporti di Catania e La Valletta, oppure il potenziamento delle tratte con gli aeroporti di Londra e di Amsterdam.

Concludendo questa parte, si riscontrano interventi pubblici finalizzati all’attrazione di capitali stranieri e al rinvigorimento dell’economia locale medianti finanziamenti governativi, europei e privati.

 

Continua nella Seconda Parte

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