A morte il decoro [Volantino]

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Estratto da “La campagna elettorale permanente ovvero Tutto cambia perché nulla cambi” (in corso di revisione)
<<Dopo l’arresto di un uomo che ha minacciato un gruppo di ambulanti il 27 Giugno, Salvo Pogliese, sindaco di Catania, riprende le parole d’ordine “decoro urbano, pulizia e sicurezza” dette in campagna elettorale.
Per l’attuale inquilino di Palazzo degli elefanti, bisogna “migliorare la sicurezza nella zona del centro storico per troppo tempo lasciato senza il minimo rispetto delle regole. Sto provvedendo a inoltrare specifica richiesta al Prefetto di adottare, nel primo comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, specifiche misure di prevenzione e repressione perché è chiaro che non si può affidare il controllo del territorio all’estemporanea azione di singole unità delle forze dell’ordine. Occorrono misure più incisive e durature e per quanto mi riguarda posso annunciare che già entro la settimana emetterò un’ordinanza per regolamentare la vivibilità nel centro cittadino, giustamente sollecitata dai commercianti e dai residenti”.
A proposito dei commercianti, Massimo Villardita, imprenditore del settore della ristorazione, scrive una lettera a La Sicilia (22 Giugno) dove denuncia la presenza dei punkabbestia colpevoli di danneggiare la sua attività.
Un altro imprenditore, Enrico Damino, vittima di furto, su MeridioNews lancia un appello alle istituzioni “per avere una maggiore presenza delle forze dell’ordine in strada, e una città più sicura”
Pogliese, cogliendo la palla al balzo, interviene nelle vicende proponendo l’adozione di “provvedimenti che ripristineranno le giuste condizioni di decoro e di sicurezza nelle strade della nostra città. Chi le frequenta deve sapere che da oggi, per i disturbatori, per i provocatori, per i maleducati e gli incivili di ogni sorta, non c’è più spazio”.
La firma dell’accordo “Patto per l’attuazione della sicurezza urbana” tra il neo-sindaco di Catania Salvo Pogliese e il Prefetto Silvana Riccio confermando un continuo delle azioni di Bianco (ex sindaco di Catania) e Francini (attuale questore della città) nel controllare maggiormente la città e territorio annesso -come dimostrato con il suo commento sull’operazione antidroga “Bivio”: “Un plauso e un sentito ringraziamento alla magistratura e alle forze dell’ordine che hanno sgominato una pericolosa rete criminale che infestava la nostra città. Catania si deve liberare da questa oppressione delinquenziale che rallenta la crescita delle forze sane cittadine che sono in larga maggioranza. Conforta potere contare sulla straordinaria azione di magistrati e tutori dell’ordine pubblico che non daranno scampo a malviventi che inquinano la convivenza civile”
Come si legge dal comunicato della Prefettura di Catania, l’obiettivo “prioritario del Patto è l’adozione di strategie congiunte volte a migliorare la percezione di sicurezza dei cittadini e a contrastare ogni forma di illegalità, attraverso la prevenzione e il contrasto dei reati di carattere predatorio, che destano maggiore allarme sociale, e la realizzazione di strumenti operativi da utilizzare in maniera sinergica e con modalità integrate che favoriranno forme di collaborazione istituzionale fra le Forze di Polizia e le Polizie Municipali. A tal fine, i Comuni si sono impegnati a presentare alla Prefettura, entro il prossimo 30 giugno, appositi progetti su sistemi di videosorveglianza, elaborati nel rispetto delle disposizioni dell’Autorità Garante per il trattamento dei dati personali, che saranno oggetto di valutazione da parte del C.P.O.S.P. per le modalità di impiego e ogni aspetto tecnico operativo e, in caso di parere favorevole sulla funzionalità ed efficacia del progetto, saranno inoltrati al Ministero dell’Interno per accedere al relativo finanziamento.”
Dalla sua pagina facebook, Salvo Pogliese dichiara trionfalmente: “Sicurezza per Catania. È questa una tra le problematiche più urgenti di cui ho discusso questa mattina con il Prefetto di Catania Silvana Riccio. Un primo passo è stato la sottoscrizione del “Patto per la sicurezza urbana”. Il progetto prevede l’installazione di telecamere, strategicamente posizionate nelle vie cittadine, per il monitoraggio della sicurezza dei cittadini in stretta collaborazione con le Forze dell’Ordine”.
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A coronamento di questa ondata repressiva a Catania -descritti sia in questo estratto che negli articoli precedenti comparsi sul blog-, vi è la classica ciliegina sulla torta: l’Ordinanza del Sindaco n.89 “Provvedimento contingibile e urgente in materia di Tutela della Sicurezza Urbana e Decoro del territorio comunale”.
La mancata critica al controllo istituzionale è la normale amministrazione di una società fondata sull’accettazione consapevole del giusto-ingiusto, onesto-disonesto etc solo per difendere gli interessi e gli investimenti economici come, per esempio, il turismo e l’agricoltura.
“A morte il decoro!” è il nostro motto contro le coperture “decoro urbano” e “sviluppo economico” che giustificano e perpetuano violenze (fisiche, verbali, culturali ed economiche) ai danni dei corpi di donne, persone transgender, migranti e altre soggettività considerate “refrattarie alle normative vigenti”.
La nostra risposta è l’organizzazione attraverso il mutuo appoggio e l’azione diretta come forme di resistenze e di costruzione per modelli dinamici, fluidi e, soprattutto, liberi.

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Fritz Brupbacher, «Introduction à la “Confession” de Bakounine»/ Introduzione alla «Confessione»

Presentazione
La “Confessione” di Bakunin venne pubblicata nel 1921 a Mosca dopo che i bolscevichi trovarono il manoscritto dell’anarchico russo negli archivi imperiali zaristi.
Undici anni dopo, venne pubblicato per la prima volta dalle Éditions Rieder; il testo fu tradotto dal russo al francese da Paula Brupbacher-Rajgrodski, con l’introduzione di Fritz Brupbacher e le note di Max Nettlau.
Nel testo che presentiamo, Brupbacher si sofferma su considerazioni politico-filosofiche riguardanti Bakunin e se stesso.
Fin dall’inizio, Brupbacher nota come il nome di Bakunin sia sconosciuto alla maggior parte dei contemporanei nonostante sia stato più popolare rispetto al nome di Marx. Nel film “La grande guerra” di Monicelli del 1959, Giovanni Busacca -uno dei protagonisti interpretato da Vittorio Gassman-, durante l’addestramento, cita l’anarchico russo quando parla della guerra al privilegio e alle gerarchie.
Brupbacher teorizza che la scomparsa del nome “Bakunin” dal proletariato sia dovuto all’evoluzione della società e della grande industria, portando l’individuo a perdere la concezione di libertà:
“via via che si è sviluppata la grande industria è scomparsa nel proletariato l’aspirazione alla libertà, alla personalità; le tendenze libertarie e anarchiche del bakuninismo si sono via via cancellate, insieme al ricordo di Bakunin […] La grande industria ha ucciso la volontà di essere liberi; la schiavitù ha generato nei proletari la volontà di potere, non soltanto la volontà di esercitare il potere politico a spese della borghesia, ma la volontà di potere in se stesso, la sete di imporre il proprio potere su tutto ciò che ha aspetto umano”.
La perdita del senso di libertà nel proletariato moderno “ridiventerà attuale il giorno in cui l’uomo comincerà a trovare insopportabile il dispotismo borghese e il dispotismo proletario”. E “quando l’abbondanza di viveri ed altre ragioni faranno di nuovo ricomparire le individualità, la lotta riprenderà tra il principio del perinde ac cadaver e la volontà di essere se stesso e di essere libero. Questo momento verrà e la nostra epoca medievale – perchè non è questo un altro Medio Evo? – dovrà lasciare il posto ad una nuova cultura”.
I pezzi citati sono la volontà dell’autore nel definire la libertà dentro il socialismo rispetto alle osservanze dogmatiche ottuse, centraliste e autoritarie del Partito Comunista.
Riportando l’esternazione di Karl Radek alla lettura della Confessione di Bakunin (“Bakunin era in prigione: voleva naturalmente uscirne ed è evidente che egli aveva il diritto di adottare lo stile più adatto a questo scopo”), Brupbacher spiega, razionalmente, come questa non sia una forma di pentimento allo zar ma, anzi, un modo irriverente e apparente di pentimento per ottenere la liberazione pur mantenendo vivi i suoi ideali -gli esempi furono la lettera clandestina alla sorella Tatiana durante la prigionia e la vita di Bakunin dopo la fuga dalla Siberia.
Nella presentazione che fece il giornale anarchico svizzero Témoins (1953 — 1967), viene sottolineato come Brupbacher, da sempre critico alle derive autoritarie del “centralismo democratico” dei Partiti Comunisti, venne escluso dal Partito Comunista Svizzero con l’articolo “Fritz Brupbacher s’exclut lui-même” -apparso sul giornale comunista “Der Kämpfer”.
In Italia questa Introduzione venne pubblicata nel Numero 9 di Volontà del Marzo 1956 e divisa in due parti nei numeri 3 e 4 di Volontà del 1977.
Nel Gennaio del 1977, “La Fiaccola” pubblicò la versione tradotta della “Confessione” di Bakunin.

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Fertility Day. Una commedia tragica

Articolo apparso su Umanità Nova, 2 Ottobre 2016

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Il sistema attuale,‭ ‬tramite gli apparati culturali‭ (‬religione,‭ ‬scienza e mass-media‭)‬,‭ “‬modella‭” ‬i corpi femminili e maschili degli esseri umani.‭ (*)
Il corpo femminile,‭ ‬a differenza di quello maschile,‭ ‬può riprodurre esseri femminili e maschili.‭ ‬A causa di questa capacità,‭ ‬il corpo femminile è sempre stato sotto controllo del pensiero dominante.
Il controllo sulla riproduzione o fertilità viene fatto attraverso:‭ ‬le campagne mass-mediatiche‭ (‬questione religiosa e salutare,‭ ‬ripopolamento,‭ ‬etc‭)‬,‭ ‬gli studi‭ “‬scientifici‭” ‬e gli aiuti/briciole economiche per famiglie numerose.‭ ‬In periodi di crisi socio-economica,‭ ‬questo controllo sulla riproduzione o fertilità ha due obiettivi:‭ ‬distrazione di massa e creazione di individui per rinnovare la catena socio-economica.

Questo è quello che avviene in Italia.

Il passato fascista…
L’Italia,‭ ‬dal‭ ‬1922‭ ‬fino al‭ ‬1945,‭ ‬ebbe un regime fascista sostenuto dal consenso della grande borghesia e parte della gerarchia ecclesiastica.‭ ‬Il regime,‭ ‬per accrescere i consensi e creare il cosiddetto‭ “‬fascista perfetto‭”‬,‭ ‬entrò nella vita delle coppie italiane attraverso i cinegiornali,‭ ‬le radio e i giornali.‭
Il‭ ‬“fascista perfetto‭” ‬era l’uomo‭ “‬riconoscente a Dio per averlo fatto nascere italiano‭ ‬[…‭]” (‬1‭) ‬e‭ “‬considera il lavoro un dovere e il dovere una legge‭ […]‬,‭” (‬1‭) ‬mentre la donna,‭ ‬secondo il regime,‭ “‬è la prima responsabile del destino di un popolo,‭” (‬2‭) ‬ed‭ “‬è mobilitata dal Duce al servizio della Patria.‭” (‬2‭)
La capacità riproduttiva della donna,‭ ‬nel contesto fascista,‭ ‬era quello di‭ “‬essere madre,‭ ‬fattrice di figli,‭ ‬reggitrice e direttrice di vite nuove‭ […]‬,‭ ‬per essa occorre una intensa evoluzione spirituale verso il sacrificio,‭ ‬l’oblio di sé e l’anti-edonismo individualistico,‭” (‬3‭) ‬volto a conservare l’elemento del sangue,‭ “‬vincolo e quasi simbolo della continuità della razza,‭”‬(4‭) ‬e‭ “‬capace‭ ‬di equilibrare persino e neutralizzare,‭ ‬nella generazione,‭ ‬gli elementi decadenti o inferiori del maschio,‭ ‬e quindi è in grado di risanare le generazioni nuove.‭” ‬(4‭)
Mussolini,‭ ‬nel discorso dell’Ascensione alla Camera dei Deputati del‭ ‬26‭ ‬Maggio‭ ‬1927,‭ ‬affermò che bisognava recuperare i soldi per finanziare‭ “‬l’Opera nazionale per la protezione della maternità e dell’infanzia,‭ ‬voluta dall’onorevole Federzoni‭ […] ‬oggi diretta,‭ ‬con un fervore che ha dell’apostolato,‭ ‬dal nostro collega Blanc,‭” (‬5‭) ‬perché l’Italia‭ “‬deve affacciarsi sulla soglia della seconda metà di questo secolo con una popolazione non inferiore ai‭ ‬60‭ ‬milioni di abitanti.‭” (‬5‭) ‬Una‭ “‬tassa sui celibi‭” ‬e una‭ “‬tassa sui matrimoni infecondi‭”‬ avrebbe portato,‭ ‬secondo il discorso di Mussolini alla Camera dei Deputati,‭ ‬“dai‭ ‬40‭ ‬ai‭ ‬50‭ ‬milioni‭” ‬(5‭) ‬di lire nelle casse dello Stato e sarebbero stati devoluti all‭’‬Opera nazionale per la protezione della maternità e dell’infanzia.
Il controllo delle nascite e l’eugenetica libertaria‭ (‬6‭) ‬erano considerati dei veri e propri pericoli per lo status quo della società fascista.‭
Un esempio furono le critiche di Margaret Sanger‭ (‬7‭)‬:‭ ‬questo‭ ‬arruolamento alla maternità,‭ ‬secondo Sanger,‭ ‬avrebbe causato una futura sovra-popolazione e quindi‭ “‬l’abbassamento del livello di vita‭” ‬e‭ “‬una ricerca di nuovi territori,‭ ‬inevitabilmente acquisiti tramite la conquista.‭” (‬8‭)
Grazie alla censura e al lavoro continuo e costante dell’OVRA,‭ ‬questo genere di critiche non arrivarono mai in Italia.‭
L’emancipazione femminile,‭ ‬a differenza del controllo delle nascite e dell’eugenetica libertaria,‭ ‬veniva debellata come una malattia perché‭ “‬è‭ ‬contraria agli interessi della famiglia ed è contraria agli interessi della razza.‭ ‬La donna deve tornare sotto la sudditanza assoluta dell’uomo:‭ ‬padre o marito‭; ‬sudditanza,‭ ‬e quindi inferiorità:‭ ‬spirituale,‭ ‬culturale ed economica.‭” (‬9‭)
Secondo le dichiarazioni e i progetti di Mussolini e dei suoi burocrati,‭ ‬il compito principale delle donne era quello di badare al‭ “‬focolare domestico‭”‬.‭ ‬Il lavoro‭ (‬10‭) ‬al di fuori di questo‭ “‬focolare domestico‭ ‬era escluso a priori.
L’esaltazione dell’eteronormatività di Stato era imprescindibile:‭ ‬l’omosessualità maschile e femminile erano considerati atti impuri,‭ ‬condannati al pubblico ludibrio e al confino.‭ (‬11‭)
Questo fu il regime fascista.‭

il presente democratico‭ ‬(**)
Il‭ ‬21‭ ‬Marzo del‭ ‬2014,‭ ‬Beatrice Lorenzin,‭ ‬ministro della salute,‭ ‬rilascia un’intervista al giornale cattolico Avvenire.‭ ‬Lorenzin dà il meglio di sé alla domanda sul pensare alla vita e ai bambini:‭ “‬Già,‭ ‬i bambini.‭ ‬Devono tornare a nascere e serve‭ ‬educare alla maternità.‭ ‬Ho in testa una nuova sfida,‭ ‬un grande piano nazionale di fertilità.‭ ‬Il crollo demografico è un crollo non solo economico,‭ ‬ma anche sociale.‭ ‬È una decadenza che va frenata con politiche di comunicazione,‭ ‬di educazione e di scelte sanitarie.‭ ‬Bisogna dire con chiarezza che avere un figlio a trentacinque anni può essere un problema,‭ ‬bisogna prendere decisioni per aiutare la fertilità in questo Paese e io ci sto lavorando.‭ ‬Sia chiaro:‭ ‬nessun retropensiero e nessuno schema ideologico,‭ ‬ma dobbiamo affrontare il tema di un Paese dove non nascono i bambini.‭” (‬12‭)
Nello stesso anno,‭ ‬l’Istituto Superiore di Sanità‭ (‬I.S.S.‭) ‬pubblicava un documento contenente una serie di screening e dati statistici degli ultimi venti anni‭ (‬1991-2013‭)‬,‭ ‬dove si attestava un aumento delle I.S.T.‭ (‬Infezioni Sessualmente Trasmesse‭) (‬13‭)
Il ministero della Salute‭ ‬-‭ ‬che vigila sull’I.S.S.-,‭ ‬prendendo spunto da questo documento,‭ ‬crea un gruppo chiamato‭ “‬Tavolo consultivo in materia di tutela e conoscenza della fertilità e prevenzione delle cause di infertilità.‭” ‬Il‭ “‬gruppo di esperti‭” ‬afferma che la causa dell’infertilità delle coppie italiane sia dovuta alla disinformazione sulle IST.‭ ‬Per ovviare al problema di disinformazione dell’IST,‭ ‬il gruppo di esperti dichiara che bisogna‭ “‬conoscere più da vicino la nostra sessualità‭” ‬tramite la fertilità o capacità di riproduzione.‭ (‬14‭)
Il‭ ‬27‭ ‬Maggio‭ ‬2015,‭ ‬il Ministero della Salute‭ ‬-seguendo le affermazioni di questo‭ “‬gruppo‭” ‬e i dati raccolti dall’I.S.S.-,‭ ‬lancia il‭ “‬Piano Nazionale per la fertilità.‭ ‬Difendi la tua fertilità,‭ ‬prepara una culla nel tuo futuro,‭” (‬15‭) ‬istituendo un Fertility Day,‭ ‬una giornata dove si terranno informazioni e formazioni sulla fertilità,‭ “‬dove la parola d’ordine sarà scoprire il‭ “‬Prestigio della Maternità‭”‬.‭” (‬16‭)
Le numerose critiche arrivate dai social network,‭ ‬hanno spinto il Ministero a rilasciare un comunicato‭ (‬17‭)‬,‭ ‬dove affermano che lo‭ “‬scopo della Giornata è informare correttamente la popolazione sui temi della fertilità,‭ ‬della salute riproduttiva,‭ ‬e sui fattori che possono metterla a rischio.‭ ‬Il Ministero si prefigge esclusivamente di fornire alla popolazione e soprattutto ai giovani informazioni e strumenti utili a preservare la fertilità che può essere inficiata da stili di vita non sani,‭ ‬comportamenti dannosi sul piano sanitario,‭ ‬malattie sessualmente trasmesse,‭ ‬ferma restando la libertà di ciascuno di gestirla secondo le proprie scelte di vita.‭”

Lo splendore dello squallore istituzionale.
Il passato e il presente del caso italiano,‭ ‬dimostrano come gli enti istituzionali esaltino la maternità e l’essere madri,‭ ‬facendo appello‭ ‬-direttamente o velatamente-‭ ‬all’amor patriottico e a un non troppo malcelato razzismo o esaltazione bianca.‭ (‬18‭)
Questa esaltazione ed appello ruotano intorno alla gravidanza e al bambino:‭ ‬al resto,‭ ‬ci penserà la coppia‭ (‬rigorosamente‭) ‬eterosessuale.‭ ‬Lo Stato,‭ ‬attraverso i suoi enti e gli apparati culturali,‭ ‬riconosce le donne solo come madri.‭ ‬Al di fuori di questa cerchia,‭ ‬vi sono le donne senza figli che,‭ ‬a seconda della loro condizione socio-economica-,‭ vengono ‬isolate o escluse.‭ ‬Se invece la donna è migrante e/o una prostituta,‭ ‬subirà,‭ ‬oltre l’esclusione,‭ ‬anche la ghettizzazione e la coercizione verbale e fisica.
Il Piano Nazionale Fertilità,‭ ‬nato grazie ai dati statistici‭ (‬19‭) ‬raccolti in precedenza,‭ ‬rispecchia questo riconoscimento della‭ “‬donna come madre‭”; ‬è‭ ‬un ottimo mezzo usato dal Ministero della Salute per mantenere i buoni rapporti con le cliniche gestite dalle istituzioni ecclesiastiche‭ ‬-tagliando le spese superflue al settore sanitario pubblico e‭ “‬recuperando‭” ‬10‭ ‬miliardi di euro‭ (‬20‭)‬-,‭ ‬e mettere un freno all’educazione sessuale e all’interruzione di gravidanza.‭ (‬21‭)
Non solo:‭ ‬il discorso della maternità è anche un diversivo per mascherare i problemi di uno Stato.‭ ‬In tempi di crisi,‭ ‬utilizzare un’espressione altisonante quale‭ “‬potenziamento del Welfare State con il Piano Nazionale della Fertilità,‭” ‬risulta dolce come le mandorle ma velenosa come il cianuro.‭ ‬Dolce perché con il Welfare State vengono ripristinati degli sgravi economici utili per la sopravvivenza di aziende e lavoratori/lavoratrici‭; ‬velenosa perché,‭ ‬nel contesto della maternità,‭ ‬si chiede di creare forza lavoro da immettere nel processo produttivo.‭
Quando si arriva a un punto di non ritorno‭ (‬sovrapopolazione,‭ ‬penuria di alimenti e guerre locali tra pover‭*) ‬entrano in gioco le guerre,‭ ‬le malattie e le migrazioni‭ ‬-tutte utili a sfoltire la popolazione‭ “‬in eccesso.‭”
Ed è così che lo sfruttamento del corpo della donna e dei/delle futur‭* ‬nascitur‭* ‬diventano‭ (‬e continuano ad essere‭) ‬il combustibile per il Moloch Capitale-Statale.‭

A mo di aggiornamento…
Il nuovo governo Lega-Cinque Stelle porta come ministro “della famiglia” Lorenzo Fontana. Da qualche mese, Fontana ha rilasciato dichiarazioni contro l’aborto perchè “lo si è fatto diventare ufficialmente un “diritto umano”: in realtà è uno strano caso di “diritto umano” che prevede l’uccisione di un innocente… Bisogna sostenere la Marcia per la Vita! Fino a quando ci sarà chi vuole eliminare la persona umana, scendere in piazza non solo è auspicabile, ma doveroso“. L’aborto, per Fontana, “è la prima causa di femminicidio nel mondo” e l’eutanasia è un aberrazione perchè significa non rispettare “la vita dal concepimento alla fine naturale“. Per fermare tutto questo, egli vuole “intervenire per potenziare i consultori così di cercare di dissuadere le donne dall’abortire. Sono cattolico, non lo nascondo. Ed è per questo che credo e dico anche che la famiglia sia quella naturale, dove un bambino deve avere una mamma e un papà“.
Le parole di Fontana non sono un fulmine a ciel sereno ma, anzi, sono un continuo dei governi passati e la volontà precisa di smantellare una volta per tutte il discorso sull’educazione sessuale -vero e proprio tabù all’interno degli edifici scolastici- e sull’aborto -vero e proprio spauracchio dei benpensanti e ipocriti borghesi.
Nel caso siciliano vediamo come queste parole supportino le associazioni e i politici pro-life.
Il 19 Aprile 2018 a Palermo si è tenuta la Marcia per la Vita e la Famiglia, aperta con un passeggino vuoto con su scritto “Volevo esserci anch’io” e con i “Centri di Aiuto alla Vita” (chiamati in modo improprio CAV, generando confusione con i Centri Anti-Violenza). La funzione di questi Centri è difendere i futuri nascituri e si definiscono non finanziati dalle pubbliche amministrazioni.
In realtà questi Centri sono finanziati dalle amministrazioni comunali -come nel caso di Venezia (22)- e operano con le gerarchie ecclesiastiche.
Il 30 Giugno 2018, Salvo Pogliese, attuale sindaco di Catania, interviene al Festival Siciliano della Famiglia insieme a quel Monsignor Gristina che, durante l’omelia per la festa di Sant’Agata, chiedeva “alla Santa Patrona Agata di farci diventare buoni come Lei per essere capaci di chinarci sulla storia umana, ferita, scoraggiata e di impegnarci a trasformare la realtà e guarire dal dramma dell’aborto e dell’eutanasia.”
In una regione dove la dialettica patriarcale e clericale regnano incontrastate con il beneplacito della borghesia e della politica, viene azzerato qualsiasi tentativo di poter operare in modo indipendente, autogestionario e mutualistico, facendo diventare il “corpo della donna e dei/delle futur‭* ‬nascitur‭* ‬diventano‭ (‬e continuano ad essere‭) ‬il combustibile per il Moloch Capitale-Statale”.‭ Per contrastare tutta questa situazione è necessario, dal nostro punto di vista, partire a sostenere delle strutture (intese come forme gestionarie dinamiche e fluide) per l’appunto autogestionarie e mutualistiche, indipendenti a livello economico e decisionale.

Note
‭(*) ‬Quando parliamo di femmina-maschio in ambiente umano,‭ ‬intendo donna-uomo.‭ ‬Viene‭ “‬escluso‭” ‬il discorso trans sul Fertility Day perché è una questione che,‭ ‬data la sua complessità e lunghezza,‭ ‬va trattata storicamente e attualmente a parte.‭ (‬e non perché sia meno importante)
(**) Per motivi di spazio,‭ ‬abbiamo escluso tutta la parte di dibattito sulla condizione della donna‭ (‬comprese le lotte femministe‭) ‬durante i governi della prima repubblica‭ (‬in particolare sulle dichiarazioni e le misure sociali adottate dai governi democristiani e socialisti‭) ‬e i governi di centro sinistra e centro destra del ventennio‭ ‬1994-2013.

‭(‬1‭) ‬Tratto dal Decalogo di Benito Mussolini,‭ “‬IL FASCISTA.‭”
(2‭) ‬Tratto dal‭ ‬Decalogo e Speranze della Piccola Italiana.
‭(‬3‭) ‬Compiti della donna,‭ ‬in Critica fascista,‭ ‬n.‭ ‬14,‭ ‬1933
‭(‬4‭) ‬Nozioni coloniali per le organizzazioni femminili del Partito nazionale fascista,‭ ‬Trento,‭ ‬1939
‭(‬5‭) ‬Benito Mussolini,‭ “‬Discorso dell’ascensione:‭ ‬il regime fascista per la grandezza d’Italia‭ ‬:‭ ‬pronunciato il‭ ‬26‭ ‬maggio‭ ‬1927‭ ‬alla Camera dei deputati,‭” ‬Libreria del Littorio,‭ ‬Roma‭ ‬1927,‭ ‬pag.‭ ‬16-17
‭(‬6‭) ‬Sull’Eugenetica libertaria,‭ ‬vedere Andrea Mio,‭ “‬Cultura libertaria e nuova società.‭ ‬Le riviste spagnole di divulgazione alternativa‭ (‬1923-1936‭)‬,‭” ‬parte‭ “‬4.‭ ‬L’eugenetica.‭” ‬Mio cita divers‭* ‬attivist‭* ‬anarchic‭*‬,‭ ‬in particolare quell‭* ‬che scrivevano nella rivista‭ “‬Generación Consciente‭”‬:‭ “‬L’umanità è degenerata‭; ‬i vizi la corrodono‭ [‬…‭]; ‬la miseria e l’ignoranza la mantengono nella più ripugnante abiezione‭ [‬…‭]‬.‭ ‬Per rigenerarla esistono vari metodi,‭ ‬ma la bontà di due salta subito agli occhi:‭ ‬uno è la procreazione cosciente,‭ ‬limitata,‭ ‬l’altro è l’educazione razionale,‭ ‬integrale.‭ ‬Sicuramente questi due metodi basterebbero per rinnovare l’umanità e formare una società migliore.‭ [‬…‭] ‬Quindi un nuovo genere umano è possibile solo con la fusione di questi due termini:‭ ‬generazione cosciente e limitata ed educazione scientifica,‭ ‬neutrale ed integrale.‭ [‬…‭]‬” (José Chueca,‭ ‬Nueva Humanidad,‭ ‬Generación Consciente,‭ ‬anno I,‭ ‬numero‭ ‬3,‭ ‬agosto‭ ‬1923,‭ ‬Valencia,‭ ‬pagg.‭ ‬45-47.‭)
(7‭) ‬Margaret Sanger fu un’attivista americana,‭ ‬educatrice,‭ ‬scrittrice e infermiera.‭ ‬Definita la‭ “‬pioniera della contraccezione negli USA,‭” ‬collaborò con divers‭* ‬attivist‭* (‬John Reed,‭ ‬Upton Sinclair,‭ ‬Mabel Dodge,‭ ‬Emma Goldman etc‭)‬.‭ ‬A partire dalla seconda metà degli anni‭ ‘‬20‭ ‬fino alla sua morte,‭ ‬fu oggetto di critiche per le sue partecipazioni in convegni organizzati dal KKK e accusata di voler sterminare la popolazione afro-americana attraverso l’eugenetica‭.
Per chiarimento a tutt*, riportiamo parte del libro di Angela Yvonne ‬Davis,‭ ‬”Donne, Razza e Classe”, su questa vicenda a partire, per la precisione dalla rottura dei rapporti tra Sanger e il Socialist Party:
[…] Durante i primi decenni del ventesimo secolo la crescente popolarità dell’eugenetica non fu affatto fortuita. Quelle teorie erano perfettamente compatibili con le necessità ideologiche del nuovo capitalismo monopolistico. Le incursioni imperialiste in America latina e nel Pacifico avevano bisogno di una giustificazione, così come l’intensificazione dello sfruttamento dei lavoratori Neri nel sud e degli immigrati nel nord e nell’ovest. Le teorie razziali pseudo-scientifiche associate alla campagna eugenetica fornirono delle tragiche scuse alla condotta dei nuovi gruppi monopolistici. Per questo il movimento ottenne il supporto, senza esitazione, di note famiglie capitaliste come i Carnegies, gli Harrimans e i Kelloggs.
Nel 1919 l’eugenetica aveva ormai un’influenza innegabile sul movimento per il controllo delle nascite. In un articolo pubblicato nel giornale dell’American Birth Control League, Margaret Sanger sostenne che «l’obiettivo principale» fosse di avere «più bambini da chi è adatto, meno da chi è inadatto». In questo stesso periodo la American Birth Control League accolse a braccia aperte nella sua direzione Lothrop Stoddard, professore di Harvard e teorico dell’eugenetica, nonché autore di The Rising Tide of Color Against White World Supremacy. Nelle pagine del giornale dell’associazione iniziarono ad apparire articoli di Guy Irving Burch, direttore della American Eugenics Society, che difendeva il controllo delle nascite come arma per […] impedire al popolo americano di essere sostituito da un ceppo Negro o straniero a causa dell’immigrazione o dell’alto tasso di natalità delle altre popolazioni di questo paese.
Nel 1932 la Eugenics Society poteva vantarsi di aver fatto passare la legge sulla sterilizzazione in ventisei stati e di aver così impedito chirurgicamente a migliaia di persone “inadatte” di riprodursi. Margaret Sanger si felicitò pubblicamente di questa evoluzione. In un programma radiofonico sostenne che «menomati psichici, ritardati mentali, epilettici, analfabeti, poveri, disoccupati, criminali, prostitute e tossici» dovessero essere sterilizzati chirurgicamente. Ma non voleva essere così intransigente da lasciarli senza alcuna possibilità di scelta a riguardo: se lo desideravano, disse, avrebbero potuto optare per la segregazione a vita nei campi di lavoro.
La American Birth Control League lanciò un invito al controllo delle nascite tra le persone Nere che era razzista tanto quanto l’appello alla sterilizzazione obbligatoria. Nel 1939 la Birth Control Federation of America, associazione che succedeva alla precedente, mise a punto il “Negro Project”. Nelle parole della stessa federazione,
[…] la massa di Negri, soprattutto nel sud, si riproduce ancora senza limiti né preoccupazioni, col risultato che l’aumento, superiore a quello dei bianchi, proviene da quella porzione di popolazione meno adatta e meno in grado di allevare bambini.
La federazione domandò il reclutamento di sacerdoti Neri perché dirigessero i comitati locali per il controllo delle nascite e propose una campagna di sensibilizzazione dei Neri. «Non deve uscir fuori una parola», scriveva Margaret Sanger in una lettera a una collega,
“sul fatto che vogliamo lo sterminio della popolazione Negra. I pastori sono gli unici che possano eventualmente far rientrare la situazione se mai dovesse sorgere il dubbio tra i più ribelli.”
Questo episodio confermò la vittoria ideologica del razzismo e delle teorie eugenetiche nel movimento per il controllo delle nascite. Era stato definitivamente spogliato del suo potenziale progressista raccomandando, per le persone di colore, non il diritto individuale al controllo delle nascite ma una strategia razzista di controllo della popolazione. Questa campagna fu utilizzata per applicare le politiche demografiche imperialiste e razziste del governo degli Stati Uniti.
All’inizio degli anni Settanta le attiviste per il diritto all’aborto avrebbero dovuto esaminare la storia del loro movimento. Se lo avessero fatto avrebbero forse compreso perché così tante donne Nere fossero diffidenti nei confronti di quella battaglia.[…]
La lettera citata la trovate qui.‬
(8‭) ‬Margaret Sanger,‭ “‬Motherhood Enslaved in Italy,‭” ‬1929,‭ ‬Margaret Sanger Papers,‭ ‬Library of Congress.
‭(‬9‭) ‬Elisabetta Mondello,‭ ‬La nuova italiana.‭ ‬La donna nella stampa e nella cultura del ventennio,‭ ‬Editori Riuniti,‭ ‬Roma,‭ ‬1987.‭ ‬La citazione è di Ferdinando Enrico Loffredo,‭ ‬funzionario statale e collaboratore di riviste quali‭ “‬Difesa Sociale-Organo dell’Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale,‭” “‬Famiglia Fascista‭” ‬e‭ “‬La Difesa della Razza.‭”
(10‭) ‬L’opuscolo‭ ‬Fare le italiane‭ (‬Marzo‭ ‬2013‭) ‬del Collettivo femminista MeDea,‭ ‬è un ottimo resoconto della condizione socio-economica della donna durante il regime fascista e una critica a chi elogia la famiglia modellata dal regime fascista.‭ ‬L’opuscolo riporta che il governo liberale prima e il regime fascista dopo,‭ ‬riuscirono a escludere le donne dal mondo del lavoro:‭ “‬Il possibile salto tra trasformazione soggettiva della propria condizione‭ ‬-il lavoro,‭ ‬soprattutto in fabbrica,‭ ‬diviene anche occasione di confronto,‭ ‬dialogo e scambio tra donne nonché‭ ‬,‭ ‬almeno per le impiegate,‭ ‬possibilità di accesso ad un mondo di consumi,‭ ‬dal cinema all’abbigliamento,‭ ‬che modifica le aspettative sul proprio destino di donna‭ – ‬e mutamento collettivo radicale dal punto di vista politico,‭ ‬culturale e sociale,‭ ‬viene interrotto con l’espulsione generalizzata delle donne dal mondo del lavoro che inizia già nel dicembre del‭ ‬1918,‭ ‬si perfeziona nel biennio‭ ‬1919-1920,‭ (‬legge Giolitti sul licenziamento delle donne da tutti gli uffici pubblici per lasciare il posto ai reduci di guerra‭)‬,‭ ‬e si compie definitivamente con le norme del‭ ‬1938.‭” (‬Fare le italiane,‭ ‬pag.‭ ‬4‭)
(11‭) ‬Vedere‭ (‬a cura di‭) ‬Nerina Milletti,‭ ‬Luisa Passerini,‭ “‬Fuori della norma.‭ ‬Storie lesbiche nell’Italia della prima metà del Novecento,‭” ‬Rosenberg&Seller,‭ ‬Torino,‭ ‬2007‭; ‬Lorenzo Benadusi,‭ “‬Il nemico dell’uomo nuovo.‭ ‬L’omosessualità nell’esperimento totalitario fascista,‭” ‬Feltrinelli,‭ ‬Milano,‭ ‬2005.
‭(‬12‭) ‬Lorenzin:‭ «‬Un piano per la natalità‭»‬,‭ ‬Avvenire,‭ ‬21‭ ‬marzo‭ ‬2014.
‭(‬13‭) ‬Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità.‭ ‬Le Infezioni Sessualmente Trasmissese:‭ ‬aggiornamento dei dati dei due Sistemi di sorveglianza sentinella attivi in Italia al‭ ‬31‭ ‬dicembre‭ ‬2013,‭ ‬Volume‭ ‬28,‭ ‬Numero‭ ‬2,‭ ‬Febbraio‭ ‬2015.
‭(‬14‭) ‬Sterilità,‭ ‬in Italia quella di coppia è ormai un disagio sociale:‭ ‬arriva il piano nazionale,‭ ‬Il Fatto Quotidiano,‭ ‬28‭ ‬Maggio‭ ‬2015.
‭(‬15‭) ‬Fertilità,‭ ‬Ministro Lorenzin presenta Piano nazionale,‭ ‬Comunicato rilasciato dal sito internet del Ministero della Salute,‭ ‬27‭ ‬maggio‭ ‬2015.
‭(‬16‭) ‬Fertility Day,‭ ‬Comunicato del sito internet del Ministero della Salute,‭ ‬data evento:‭ ‬22‭ ‬Settembre.
‭(‬17‭) ‬Fertility Day,‭ ‬precisazione della Direzione Prevenzione e Direzione Comunicazione del Ministero della Salute,‭ ‬Comunicato del sito internet del Ministero della Salute,‭ ‬31‭ ‬Agosto‭ ‬2016,‭ ‬Aggiornato‭ ‬2‭ ‬Settembre‭ ‬2016.
‭(‬18‭) ‬Nuove polemiche sul Fertility day,‭ “‬manifesto razzista,‭ ‬Agi.it,‭ ‬21‭ ‬Settembre‭ ‬2016.‭ ‬Il manifesto è un collage di due foto:‭ ‬nella prima vi sono due coppie bianche eterosessuali,‭ ‬nella seconda degli uomini‭ (‬tra cui un nero‭) ‬e una donna che fumano marijuana.
A seguito di polemiche sorte per questo collage,‭ ‬Lorenzin afferma che‭ “‬il razzismo è negli occhi di chi guarda.‭” (‬Fertility day,‭ ‬Ministero:‭ «‬Accuse di razzismo ridicole.‭ ‬Domani si parla di prevenzione e cura‭»‬,‭ ‬Il Sole‭ ‬24‭ ‬Ore,‭ ‬21‭ ‬Settembre‭ ‬2016‭)
(19‭) ‬La statistica è una scienza che analizza i fenomeni tramite i dati rilevati. Un esempio sono i fenomeni sociali, economici, naturali e politici. Pëtr Kropotkin, ne “La conquista del pane,” affermava che la statistica “mendace può venir fabbricata negli uffici; la statistica vera, esatta, non può pervenire che dall’individuo, risalendo dal semplice al composto” ed essere utilizzata per l’emancipazione dell’individuo dalla struttura socio-economica capitalista.
(20‭) ‬Sanità,‭ ‬arrivano dieci miliardi di tagli per decreto:‭ ‬stop a visite e medici,‭ ‬Il Fatto Quotidiano,‭ ‬27‭ ‬Luglio‭ ‬2015.
‭(‬21‭) ‬Non dimentichiamo che questo avviene grazie alla complicità non troppo indiretta dei neofascisti italiani‭ (‬Forza Nuova con i suo gruppi femminili e Casapound con‭ “‬Tempo di essere madri.‭”)
(22)”Un contributo a favore delle neo mamme in difficoltà: 7mila euro al Centro di aiuto alla vita”, Veneziatoday, 1 Gennaio 2018

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Quando il capitalismo supera la fantasia

Si ringrazia Sebastiano Isaia per le parole di fronte all’ennesimo abominio di Benetton.

 

 

 

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Scienza, filosofia della scienza e anarchismo

Articolo apparso su Umanità Nova, 29 Novembre 2015

Iker Dobarro del Moral è laureato in Biologia presso l’Universidad Complutense de Madrid e ha conseguito il dottorato l’Universidad Autónoma de Madrid.
Iker Dobarro del Moral concentra le sue ricerche sull’ecologia vegetale.‭ ‬I suoi lavori hanno cercato di far luce sul funzionamento delle comunità vegetali delle erbe mediterranee,‭ ‬con un approccio eco-fisiologico che riguarda le caratteristiche dei diversi livelli di organizzazione:‭ ‬dal livello di organismo a quello dell’ecosistema.‭ ‬Il pezzo seguente è tradotto come è apparso sul sito del periodico El Libertario,‭ ‬rivista del movimento anarchico del Venezuela.‭ ‬Il testo è a sua volta tratto da una conferenza tenuta dall’autore tra Ottobre-Novembre ‬2008‭ ‬presso la CNT-AIT di Madrid‭.

La scienza è stata tradizionalmente considerata dall’anarchismo come una vanità borghese che,‭ ‬nel corso della storia,‭ ‬è diventata uno strumento del dominio,‭ ‬dello sfruttamento degli individui e delle risorse naturali.‭ ‬Tuttavia,‭ ‬la scienza non è esattamente questo,‭ ‬così come la politica non è esattamente‭ [‬una roba‭] ‬parlamentare.‭ ‬La scienza è un’insieme di conoscenze oggettive sul mondo intorno all’essere umano e una metodologia basata su criteri di razionalità:‭ ‬entrambe sono un patrimonio dell’umanità.‭ ‬Per parlare di scienza e del suo oggetto di studio e della metodologia utilizzata per convalidare o respingere le conclusioni raggiunte a riguardo,‭ ‬dobbiamo definirla‭ [‬in quanto tale‭]‬.‭ ‬Queste definizioni sono tutt’altro che scontate:‭ ‬per anni il Circolo di Vienna,‭ ‬passando per Popper,‭ ‬Kuhn e Feyerabend,‭ ‬fino alle attuali teorie della scienza e della tecnologia,‭ ‬hanno sviluppato una disciplina filosofica chiamata Filosofia della Scienza,‭ ‬che cerca di svelare la base sottostante delle conoscenze scientifiche e delle sue teorie.‭

In un progetto di costruzione di una società libertaria,‭ ‬fondata sulla giustizia sociale ed economica,‭ ‬sul libero sviluppo dell’individuo e sulla razionalità dell’educazione,‭ ‬la scienza,‭ ‬lo sviluppo e la socializzazione delle conoscenze sono essenziali per il pieno successo del modello sociale.‭ ‬In contrasto con la situazione attuale della ricerca scientifica e tecnologica,‭ ‬dominata dall’elitismo,‭ ‬dalla segretezza,‭ ‬dalla super-specializzazione,‭ ‬dalla precarietà e dal business,‭ ‬si propone un modello basato sulla scienza sociale,‭ ‬sulla divulgazione,‭ ‬sull’olistica‭ (‬1‭)‬,‭ ‬sul sintetico,‭ ‬sull’umanista ed equa proposta per le conoscenze di base e le sue applicazioni.‭ ‬Se noi libertar‭* ‬vogliamo un pieno sviluppo della persona umana,‭ ‬dobbiamo analizzare,‭ ‬discutere,‭ ‬domandarci e stabilire fin da ora come la dimensione scientifica sia importante per l’esperienza e la società dell’essere umano,‭ ‬stabilendo i meccanismi per una corretta gestione.‭

La visione attuale della scienza.
La scienza affonda le sue radici nelle epoche più lontane dello sviluppo umano.‭ ‬Come il cervello umano è diventato sempre più complesso,‭ ‬è emersa la necessità di spiegare i fenomeni naturali,‭ ‬in modo da dargli un’utilità e,‭ ‬in caso,‭ ‬dominarli per ottenere risorse da essi.‭ ‬Così,‭ ‬la scienza continua ad essere un patrimonio di tutta l’umanità,‭ ‬perché grazie a essa si è creato,‭ ‬modificato,‭ ‬modellato…‭ ‬Tuttavia,‭ ‬l’emergere di gruppi umani che detengono il potere sul resto della società,‭ ‬ha provocato l’appropriazione della conoscenza e dello sviluppo delle stesse,‭ ‬dei mezzi di produzione e delle risorse,‭ ‬concentrando tutte queste in poche mani.‭ ‬Così la scienza è diventata la proprietà di alcune elitè privilegiate,‭ ‬trasformandola in qualcosa di lontano e virtualmente alieno per gran parte della popolazione umana‭; ‬così,‭ ‬gran parte del genere umano vede nella scienza una forma di lusso dei ricchi e,‭ ‬quindi,‭ ‬vietata a causa del loro status economico.‭ ‬In molti casi,‭ ‬l’unico approccio alla scienza che le classi superiori offrono alla popolazione sono le più terribili,‭ ‬inumani e irrazionali:‭ ‬l’inquinamento del cibo,‭ ‬dell’aria,‭ ‬dell’acqua…‭ ‬La parte di umanità che nasce nella vasta parte dei diseredati,‭ ‬vede il campo scientifico e tecnologico come un terribile leviatano che viene a ghermirli con gli artigli,‭ ‬provocando terribili disastri.‭

Questa è la visione attuale della scienza e della comunità scientifica,‭ ‬strettamente legata allo sviluppo tecnologico e guidato dallo Stato e dall’esercito fin dalla seconda guerra mondiale‭; ‬negli ultimi decenni,‭ ‬il testimone è stato rilevato dai grandi gruppi societari che si occupano delle biotecnologie e dalle tecnologie delle comunicazioni‭ (‬Thorpe e Galles‭ ‬2008‭)‬.‭ ‬La scienza tiene una dimensione reale‭ ‬-dove si incontrano le reti stabilite dalle potenze per i propri interessi-,‭ ‬e una virtuale‭ ‬-in cui la società dà alcune piccole briciole banali come fiere scientifiche,‭ ‬articoli inconsistenti nei mass media‭ (‬nei quali mancano il rigore scientifico‭) ‬e presunti documentari scientifici ed educativi.‭ ‬Tra queste due dimensioni distinte,‭ ‬vi è la comunità scientifica‭ ‬-la cui struttura è molto eterogenea-,‭ ‬nella quale i suoi componenti,‭ ‬avendo formato la classe operaia mediante la professionalizzazione voluta dai poteri citati prima,‭ ‬non sono stati in grado di scuotere la polvere elitarista e accademica fin dall’epoca dei Lumi‭; ‬nonostante non operi in riferimento agli stessi valori,‭ ‬agisce,‭ ‬direttamente ed indirettamente,‭ ‬con quelli pertinenti all’economia di mercato ed al capitalismo.‭ ‬La comunità scientifica è una massa informe i cui movimenti non sono diretti da essa ma,‭ ‬come meduse,‭ ‬vengono inconsapevolmente portati via dalla marea degli interessi geo-strategici,‭ ‬aziendali e politici.‭ ‬La gestione della scienza,‭ ‬come i mezzi di produzione,‭ ‬sono nelle mani dei ricchi e dei potenti.‭

Che cosa è la scienza‭?
La scienza è,‭ ‬né più né meno,‭ ‬un modo di spiegare il mondo,‭ ‬stabilendo delle direzioni in cui muoversi in modo razionale,‭ ‬abbattendo le direzioni sbagliate e realizzandone altre nuove.‭ ‬Perciò la scienza è anche un metodo che può essere utilizzato in tutto il mondo per provare o smentire queste direzioni:‭ ‬non esistono gli assoluti nella scienza,‭ ‬ma solo teorie che funzionano o meno nella realtà.‭ ‬La scienza è anche una struttura della conoscenza ed un modo per esprimerla‭; ‬le norme e i principi dovrebbero essere universali in modo che tutt‭* ‬possano confrontare la loro veridicità e,‭ ‬a loro volta,‭ ‬comunicare i risultati confrontati in modo inequivocabile.‭
Tutto questo può essere facilmente spiegato da chiunque perché il modo,‭ ‬il metodo e la struttura sono costruzioni umane.‭ ‬Lungi dall’essere una conoscenza occulta‭ ‬-la cui comprensione potrebbe essere riservata solo a poche persone con abilità straordinarie-,‭ ‬la scienza è uno dei prodotti‭ “‬più umani‭” ‬che esistono e,‭ ‬pertanto,‭ ‬tutti sono in grado di apprenderla ed esercitarla‭ (‬a meno che non vi sia una specie più evoluta dell’homo sapiens sapiens‭)‬.‭

Tuttavia,‭ ‬le definizioni specifiche di questo modo,‭ ‬metodo e struttura della scienza sono tutt’altro che chiare‭? ‬Abbiamo un sistema per comprendere il mondo attraverso dei funzionamenti privi di verità assolute‭? ‬Questa dimensione di briciole banali definite Scienza,‭ ‬per tanto,‭ ‬dice categoricamente più e più volte di aver scoperto questo o quel pianeta,‭ ‬di aver realizzato‭ “‬la cura infallibile a qualsiasi malattia terribile,‭” ‬di discendere dalle scimmie:‭ ‬tutto questo è,‭ ‬per molti,‭ ‬indiscutibile.‭ ‬Ma la scienza non dice mai nulla di infallibile:‭ ‬non sa nemmeno come ha raggiunto le sue conclusioni in modo accurato,‭ ‬o se utilizza un metodo appropriato per la verifica delle informazioni…‭ ‬Si dirà:‭ ‬ma come può essere‭? ‬Quindi la scienza è un vuoto di vuoto,‭ ‬una chimera‭! ‬Sì e no.‭ ‬La scienza non è quel che appare,‭ ‬in quanto è un costrutto umano.‭ ‬Per quanto ci appassioni il lavoro scientifico della comunità scientifica,‭ ‬dobbiamo tenere a mente il suo stretto rapporto con la nostra umanità e,‭ ‬quindi,‭ ‬con la vita e le sue trasformazioni.‭ ‬Qualcosa che,‭ ‬nella maggior parte dei casi,‭ ‬sembra che vogliamo separare per una‭ “‬difesa di un’obiettività assoluta.‭”

Pertanto,‭ ‬prima del lavoro scientifico,‭ ‬l’essere umano deve affrontare,‭ ‬in primo luogo,‭ ‬cosa sia la scienza e come funziona.‭ ‬Questo problema,‭ ‬sorvolato sempre dai trattati di filosofia,‭ ‬venne studiato all’inizio del XX°‭ ‬secolo.‭ ‬Il Circolo di Vienna degli anni‭ ‘‬20‭ ‬era costituito da un folto gruppo di scienziati e filosofi:‭ ‬costoro erano gli eredi della filosofia analitica di Wittgenstein e sostenevano un’unificazione del linguaggio scientifico.‭ ‬Tale linguaggio doveva essere libero da proposizioni non comprovati dall’esperienza,‭ ‬eliminando ogni possibilità di sviluppo di teorie e prevedendo solo quelle che potevano essere verificate nella realtà.‭ ‬Le verifiche successive davano luogo,‭ ‬successivamente,‭ ‬a delle teorie scientifiche.‭ ‬Si trattava,‭ ‬quindi,‭ ‬di un semplice processo induttivo:‭ ‬dal particolare al generale.‭ ‬Essendo il linguaggio della scienza alla base dello studio filosofico del Circolo di Vienna,‭ ‬non deve sorprendere che il suo obiettivo principale fosse il modo in cui le/gli scienziat‭* ‬riferivano i loro risultati in forma di articoli o libri‭ (‬Echeverria‭ ‬1999‭)‬.‭ ‬Per il Circolo di Vienna non era importante il modo in cui si era formata la scoperta scientifica,‭ ‬ma il suo risultato finale:‭ ‬la comunicazione.‭ ‬Ed era da qui che essi proponevano la sua unificazione al criterio scientifico.‭

Iniziava così l’emozionante avventura della filosofia della scienza,‭ ‬gemellando due conoscenze umane che dovevano camminare insieme.‭ ‬Il lavoro del Circolo di Vienna venne interrotto dalla crescita del fascismo in Austria e in tutta Europa.‭ ‬Tuttavia,‭ ‬il suo seme era rimasto in quello che divenne noto come Received View.‭ (‬2‭)

La seconda pietra miliare importante nella filosofia della scienza è stata la pubblicazione nel‭ ‬1934‭ ‬della‭ “‬Logica della scoperta scientifica‭” ‬del filosofo Karl Raimund Popper.‭ ‬In questo lavoro,‭ ‬Popper criticava duramente la dimostrazione delle previsioni come funzione principale della scienza e proponeva questo:‭ ‬la scienza deve dimostrare che le previsioni sono false attraverso l’esperienza.‭ ‬Mentre una previsione o una teoria non può essere contraddetta,‭ ‬più previsioni possono risultare vittoriose e quindi più forti.‭ ‬Popper proponeva qualcosa che doveva essere preso in considerazione in ogni ricerca scientifica:‭ ‬confutare queste verità assolute attraverso la scienza.‭ ‬Basta una sola prova,‭ ‬in una determinata situazione,‭ ‬per la quale un ipotesi sia incapace di essere demolita.‭
Questo metodo venne chiamato‭ “‬falsificazionismo.‭ ”

Con il principio di falsificabilità,‭ ‬Popper era riuscito a sfuggire ai limiti del linguaggio scientifico imposto dal lavoro del Circolo di Vienna,‭ ‬costruendo,‭ ‬in alternativa,‭ ‬una teoria della struttura della scienza più ampia.‭ ‬In primo luogo,‭ ‬sottolineava l’importanza del problema del‭ “‬criterio di demarcazione‭” ‬su ciò che è scientifico e ciò che non lo è.‭ ‬Per Popper era chiaro:‭ ‬una teoria è scientifica se può essere falsificata e testata dall’esperienza‭; ‬quanti più scenari coprono una teoria,‭ ‬quanti più pericoli possono abbattersi su di essa,‭ ‬maggiori informazioni sopra il mondo avrà.

E‭’ ‬curioso che il falsificazionismo di Popper sottostà a strumenti statistici‭ ‬-attualmente utilizzati dalle scienze sperimentali-,‭ ‬per dimostrare i suoi risultati.‭ ‬Le analisi,‭ ‬spesso applicate ai dati ottenuti in un esperimento,‭ ‬sono costruiti sulla base di rifiutare una ipotesi,‭ ‬non di provarla‭! ‬In essi si considera che l’ipotesi più probabilmente falsa sia improbabilmente vera.‭ ‬Così,‭ ‬se l’analisi ottiene un poco probabile risultato positivo,‭ ‬l’accettazione dell’ipotesi sarà più forte,‭ ‬perché sarà troppo poco possibile che l’analisi statistica sia capace di rilevare la sua importanza.‭

Nel‭ ‬1962,‭ ‬il fisico e filosofo Thomas Samuel Kuhn aveva pubblicato‭ “‬La struttura delle rivoluzioni scientifiche.‭” ‬Questo lavoro rompe le barriere della logica che avevano fino ad allora gli studi sopra la filosofia della scienza,‭ ‬dando la sua dimensione sociologica e storica.‭ ‬In questo libro,‭ ‬Kuhn affermava che la scienza funzionava tramite grandi corpi teorici chiamati paradigmi.‭ ‬Questi paradigmi sono stati difesi a spada tratta da alcuni gruppi di scienziat‭*‬,‭ ‬i quali,‭ ‬durante il loro periodo di validità,‭ ‬non si erano dedicati a falsarli per mezzo del metodo di Popper,‭ ‬ma a verificarli in tutti gli ambiti a cui facevano riferimento.‭ [‬Andando nello specifico‭] ‬i paradigmi saranno incommensurabili tra loro quando si escluderanno a vicenda.‭ ‬All’apparire di un nuovo paradigma escludente con un altro in vigore,‭ ‬una lotta violenta sarebbe scoppiata tra i due gruppi,‭ ‬dando come risultato o la permanenza del vecchio paradigma e la morte del nuovo oppure la vittoria del nuovo paradigma e la morte del vecchio.‭ ‬In quest’ultimo caso,‭ ‬comincia una Rivoluzione Scientifica,‭ ‬causando un cambiamento di base nella visione del mondo e dei relativi problemi da risolvere,‭ ‬oltre che dei metodi da utilizzare da parte dei/delle scienziat‭*‬.‭

La teoria di Kuhn verrà ampiamente utilizzata nei decenni successivi,‭ ‬migliorando e perfezionando ulteriormente la sua struttura.‭ ‬Per esempio,‭ ‬il matematico e scienziato Imre Lakatos sostituì il paradigma con un concetto più ampio chiamato‭ “‬programma di investigazione scientifica.‭” ‬Tale programma ha un nucleo forte e una cintura attorno a esso,‭ ‬nel quale stanno tutte le assunzioni che non sono state testate dall’esperienza e di cui si sarebbe occupato nel difenderlo il gruppo scientifico.‭

Nel‭ ‬1975,‭ ‬il filosofo Paul Feyerabend Karl aveva pubblicato il suo‭ “‬Trattato contro il metodo,‭” ‬in cui difendeva l‭’ “‬anarchismo epistemologico.‭” ‬Molt‭* ‬anarchic‭* ‬di tutto il mondo avevano abbracciato questo lavoro,‭ ‬tanto che Feyerabend,‭ ‬nell’introduzione delle edizioni successive,‭ ‬spiegava che il concetto di‭ “‬anarchismo epistemologico‭” ‬non aveva nulla a che vedere con le teorie anarchiche sociali e preferiva presentarsi come un dadaista,‭ ‬per quanto riguardava la scienza,‭ ‬che come anarchico.‭ ‬Feyerabend criticava il razionalismo radicale applicato alla scienza.‭ ‬Affermava che la base della scienza è appunto l’irrazionalità,‭ ‬in cui l’applicazione dei principi non accettati o non vigenti erano fondamentali per poter avanzare.‭ ‬Feyerabend aveva chiamato questo metodo‭ “‬Contrainduttivo‭”‬:‭ ‬stabilire non solo ipotesi razionali,‭ ‬ma anche assurde‭ ‬-ricorrendo ai miti-,‭ ‬riprendendo le teorie respinte dalla comunità scientifica.‭ ‬Feyerabend nel suo libro esplora numerosi e abbondanti esempi di questi casi nella storia della scienza‭; ‬egli aveva dedicato particolare attenzione al lavoro di Galileo,‭ ‬il quale dovette elaborare le sue teorie‭ ‬-considerate come appartenenti alla mitologia secolare-,‭ ‬dimostrando la veridicità del movimento della terra intorno al sole.‭ ‬In realtà,‭ ‬da questi autori,‭ ‬la filosofia della scienza ha subito una grande frammentazione,‭ ‬molto probabilmente a causa della frammentazione che ha subito la scienza.‭ ‬Ora non si parla di scienza,‭ ‬ma di scienze‭; ‬non si parla di metodo,‭ ‬ma di metodi.‭ ‬Sono diventati importanti gli studi etici nel campo della biologia,‭ ‬gli studi sopra la scienza e la tecnologia,‭ ‬gli studi sociologici della scienza,‭ ‬gli studi sulle donne e la scienza…‭ ‬In definitiva,‭ ‬tutta una vasta gamma su una questione che è tutt’altro che semplice.‭ ‬Alcuni addirittura mettono in discussione il significato della filosofia della scienza,‭ ‬sostenendo che la filosofia e la scienza sono incompatibili fra di loro.‭

Anarchismo e scienza‭
Come abbiamo visto,‭ ‬la scienza non è solo documentari sugli animali del Serengeti o la scoperta di una nuova stella o i libri di testo manipolati,‭ ‬banali e imbruttiti del sistema educativo.‭

C’è stato un tempo in cui la scienza non era una conoscenza umana parcellizzata ma era unita in stretta comunione con gli altri saperi.‭ ‬Era il tempo in cui un astronomo come Keplero si permetteva di trovare i modelli che collegavano le equazioni delle orbite dei pianeti con la musica o di un ragazzo in Italia che si dedicava sia a fabbricare macchine fantastiche osservando il movimento degli esseri viventi‭ ‬-cercando di svelare,‭ ‬allo stesso tempo,‭ ‬i misteri del corpo umano-,‭ ‬che a dipingere.‭ ‬Oggi si richiede ai/alle ricercator‭i/ricercatrici ‬la specializzazione al massimo in una singola materia,‭ ‬ignorando non solo il resto della conoscenza umana,‭ ‬ma anche i progressi in altri settori molto vicini alle proprie discipline scientifiche.‭ ‬L’umanesimo che ha ispirato la ricerca scientifica dal mondo ellenico,‭ ‬è scomparso,‭ ‬lasciando il posto a una professionalità che risolva i problemi che riguardano lo Stato,‭ ‬l’esercito e le grandi aziende.‭ ‬Allo/alla scienziat‭* ‬medi‭* ‬non interessa svelare i misteri della natura e/o cercare la coesistenza tra essa e gli esseri umani,‭ ‬ma solo il voler ottenere‭ ‬-il più velocemente possibile-,‭ ‬un brevetto su un gene o una pubblicazione di un articolo su un’importante rivista scientifica‭ (‬per questioni di prestigio‭) ‬oppure la propria presenza all’interno della comunità scientifica,‭ ‬in modo da continuare ad ottenere i finanziamenti necessari per il proprio lavoro‭; ‬si promuove la ricerca applicata piuttosto che quella di base‭; ‬sono stati eliminate le relazioni tra analisi,‭ ‬ostacolando lo sviluppo di importanti teorie che cercano di spiegare il mondo che ci circonda.‭ ‬In breve,‭ ‬la tecnologia progredisce a discapito della scienza‭; ‬l’uomo non viene‭ “‬alimentato‭” ‬e rimane bloccato nella riproduzione continua delle diverse sfumature che già sa.‭

D’altra parte,‭ ‬la scienza non ha alcun legame con la fonte che la ispira e la sostiene:‭ ‬la vita.‭ ‬Forse non l’ha mai avuto:‭ ‬fin dalla sua nascita avvenuta nel grembo della classe dei ricchi,‭ ‬il suo sviluppo è rimasto a questa classe,‭ ‬la quale gode con le opportunità economiche e temporanee di questa dimensione umana.‭ ‬La scienza,‭ ‬essendo un’astrazione della realtà,‭ ‬ottiene degli schemi che stanno in buona parte nella sua essenza:‭ ‬questo frutto del bene sociale trascina la ricerca scientifica all’isolarsi sempre più dalla vita.‭ ‬Questo è un ostacolo per il superamento basato sulla conoscenza dell’essere umano,‭ ‬poiché non vi è una vasta gamma di fenomeni,‭ ‬di variabili,‭ ‬di fattori generati dalla vita che la scienza,‭ ‬nel suo processo di astrazione,‭ ‬ignora.‭ ‬Anche il progresso sociale è influenzato dal divario tra la scienza e la vita,‭ ‬poichè il progresso scientifico raramente inverte,‭ ‬in modo reale,‭ ‬la popolazione o l’economia o la conoscenza.‭ ‬Una delle principali funzioni di un‭* ‬scienziat‭*‬,‭ ‬dopo la comunicazione del suo lavoro alla comunità scientifica,‭ ‬dovrebbe essere quello di rendere‭ ‬disponibile alla società i risultati comprensibili e,‭ ‬al di là dei tecnicismi,‭ ‬utili per lo sviluppo quotidiano del suo lavoro.‭ ‬Allo stato attuale non vi è alcuna divulgazione effettiva.‭ ‬O per meglio dire:‭ ‬vi sono alcuni esempi degni di diffusione nella comunità scientifica,‭ ‬generate da poche persone con una visione umanistica della scienza,‭ ‬le quali:
-non sono in costante competizione con i loro colleghi‭;
-non credono che la divulgazione scientifica sia da premiare.‭

L’anarchismo classico affrontò la scienza in maniera secondaria,‭ ‬in quanto era necessario,‭ ‬fin da subito,‭ ‬gettare le basi della teoria sociale da sostenere e discutere sulle proposte del modello di gestione delle risorse naturali ed economiche.‭ ‬Ricordiamo che lo sviluppo della filosofia della scienza si sviluppò solo alcuni anni dopo la definizione di anarchismo‭ ‬-come teoria e pratica.‭ ‬Tuttavia,‭ ‬abbiamo trovato in Bakunin,‭ ‬nel suo‭ “‬Dio e lo Stato,‭” ‬un suo attacco al mito del Cristianesimo e al disegnare un contorno di una teoria della scienza e della sua gestione.‭ ‬Bakunin iniziava ad attaccare l’idea di una società governata dai cosiddetti‭ “‬saggi,‭” ‬vale a dire,‭ ‬da una tecnocrazia‭; ‬più tardi stimò l’importanza dell’esistenza,‭ ‬all’interno di una società,‭ ‬di un gruppo di‭ “‬saggi‭” ‬o autorità nel campo della scienza.‭ [‬Quel che sembra,‭ ‬in apparenza,‭ ‬una contraddizione,‭ ‬in realtà non lo è:‭] ‬Bakunin ribaltava la presenza e l’influenza che hanno nella società queste autorità:‭ ‬l’accettazione sociale non sarà fatta tramite imposizione,‭ ‬ma con un atto di accettazione dell’individuo razionale.‭ ‬Questo perché Bakunin considerava impossibile il sapere assoluto,‭ ‬l’essere umano che sa tutto‭; ‬era necessaria la divisione conoscitiva del lavoro.‭ ‬Bakunin stimava anche la forza liberatrice della scienza contro la superstizione e la dominazione.‭ ‬La scienza,‭ ‬per Bakunin,‭ ‬era una forza umanizzante che permetteva agli esseri umani di rompere le catene dell’origine animale.‭ ‬E,‭ ‬infine,‭ ‬Bakunin osservava come la scienza sia strettamente legata allo Stato,‭ ‬e di cui egli desiderava‭ “‬mettere la scienza al suo posto,‭” ‬abolendo la sua struttura gerarchica e la disconnessione dalla vita sociale.‭

Il principe e naturalista Petr Kropotkin,‭ ‬utilizzava una sorta di metodo scientifico per sostenere l’idea del sostegno reciproco.‭ ‬Riteneva che la scienza dovesse essere partecipativa dalla base,‭ ‬ovvero un’organizzazione popolare e collettiva del lavoro scientifico.‭ ‬Non considerava più l’esistenza di‭ “‬saggi‭” ‬o autorità nel campo della scienza,‭ ‬ma,‭ ‬al contrario,‭ ‬una partecipazione diretta ai lavori scientifici di tutta la società.‭ ‬Feyerabend,‭ ‬al contrario,‭ ‬era tornato all’idea del Bakunin de‭ “‬La scienza in una società libera,‭” ‬esortando che il ruolo della società,‭ ‬a prescindere dalla sua esperienza,‭ ‬sia quella della supervisione della scienza.‭

Ci è stato negato per troppo tempo la possibilità di decidere nel gestire la scienza e l’accesso ai suoi risultati‭; ‬siamo stati derubati sia della produzione creata con le nostre mani che della gestione della ricchezza generata,‭ ‬oltre che delle decisioni sopra le nostre vite.‭
C’è un lavoro da fare,‭ ‬sia teorico che pratico,‭ ‬nello strappare dalle mani dei/delle potenti la gestione della scienza e metterlo nelle mani dei/delle loro legittim‭* ‬proprietar‭*‬:‭ ‬l’umanità.‭

Bibliografia
Bakunin Michail,‭ ‬Dio e lo Stato.‭
Echeverría Javier,‭ ‬Introducción a la metodología de la ciencia.‭
Feyerabend Paul,‭ ‬Contro il metodo.‭
Kropotkin Petr,‭ ‬Il mutuo appoggio.‭
Kuhn Thomas Samuel,‭ ‬La struttura delle rivoluzioni scientifiche.‭
Popper Karl Raimund,‭ ‬Logica della scoperta scientifica.‭
Thorpe Charles e Welsh Ian,‭ ‬Beyond Primitivism:‭ ‬Towards a twenty-first Century Anarchist Theory and Praxis for Science and Technology.‭ ‬Anarchist Studies‭ ‬16.‭
Libri consigliati‭
Coniglione Francesco,‭ ‬Popper addio.‭ ‬Dalla crisi della filosofia della scienza alla fine del logos occidentale.‭
Maturana Humberto e Varela Francisco,‭ ‬De máquinas y seres vivos,‭ ‬autopoiesis de la organización de lo vivo.‭
Lakatos Imre,‭ ‬La metodologia dei programmi di ricerca scientifici.‭
Lakatos Imre e Feyerabend Paul,‭ ‬Sull’orlo Della Scienza.‭ ‬Pro E Contro Il Metodo.‭
Feyerabend Paul,‭ ‬Ambiguità‭ ‬e armonia lezioni trentine.‭

Note‭
(‬1‭) ‬Nel contesto presentato,‭ ‬parliamo di scienza olistica e non di olismo in senso generale.‭ ‬La scienza olistica è un modello di riferimento scientifico che raccoglie svariati approcci multidisciplinari‭; ‬essa serve ad analizzare in maniera approfondita le parti di un sistema complesso,‭ ‬interessate da interazioni locali che cambiano la struttura della medesima.

‭(‬2‭) ‬In‭ “‬What Theories Are Not,‭” ‬Hillary Putnam descrive la tesi del‭ “‬Received View‭” ‬come delle‭ “‬teorie che debbono essere pensate come un‭ “‬calcolo parzialmente interpretato‭” ‬nel quale solo i‭ “‬termini osservativi‭” ‬sono‭ “‬direttamente interpretati‭” (‬essendo i termini teorici solo‭ “‬parzialmente interpretati‭” ‬o,‭ ‬come anche anche si dice,‭ “‬parzialmente compresi‭”)‬.‭”

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Arance siciliane

Articolo apparso su Umanità Nova, 21 Febbraio 2016

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Introduzione
Da quasi un millennio, le arance sono uno dei principali prodotti della Sicilia.
Frutto prelibato e ricercato per le sue caratteristiche organolettiche e salutari, l’arancia viene introdotta in Sicilia durante la dominazione araba. A partire dalla seconda metà del 1800 le coltivazioni agrumicole in Sicilia aumentarono nelle vaste aree pianeggianti (Piana di Catania e Conca d’Oro) in concomitanza con i nuovi sviluppi economici (la trasformazione della Sicilia come terra agricola da parte dei governi unitari).
Ma se la Conca d’Oro palermitana andò via via a diradare i suoi agrumeti, nella Piana di Catania vennero fatti gli investimenti maggiori, portando a produrre le arance a polpa rossa o pigmentata e le arance bionde.
Questa è, in estrema sintesi, la storia delle arance in Sicilia.
Oggi giorno le arance sono uno dei prodotti italiani che valgono meno della carta straccia.
A cosa è dovuto questo?
-ai prezzi di acquisto imposti dalle aziende di import-export ai produttori agrumicoli,
-alla concorrenza con altre aziende europee e non-europee,
-alla mancanza degli aiuti di Stato che negli anni della Prima Repubblica concedeva un’utile ai produttori stessi,
-all’abbassamento del prezzo del lavoro.
Attraverso queste quattro problematiche, affronteremo la tematica socio-economica di questo prodotto agricolo che per quasi un secolo ha mantenuto economicamente tre province della Sicilia Orientale (Enna, Catania e Siracusa).

Aiuti di Stato/Europei e Aziende agrumicole.
Un’azienda autonoma, secondo l’attuale legislazione italiana, non viene gestita dagli apparati amministrativi tradizionali dei Ministeri, possiede una propria organizzazione amministrativa e un bilancio distinto ma allegato a quello statale.
La funzione dell’azienda autonoma consiste nella gestione di attività e nella produzione di beni e/o servizi aventi carattere di pubblico servizio.
Nel caso che presentiamo, andiamo a parlare dell’ex Azienda per gli interventi sul mercato agricolo (AIMA).
L’AIMA venne istituita con la legge n. 303 del 13 maggio 1966 come “un’ente decentrato” dell’allora Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste (dove lo stesso ministro era presidente e i funzionari del ministero facevano parte del Consiglio d’Amministrazione (il sottosegretario e i sei direttori generali)). Il compito di quest’azienda era sovrintendere l’attività di intervento nel mercato, in quanto le operazioni d’acquisto, conservazione e vendita dei prodotti agricoli erano affidate a soggetti terzi detti assuntori che dovevano essere iscritti ad appositi albi.
Il problema principale fu che l’unico assuntore presente nel mercato agro-alimentare era la Federconsorzi, la quale si accaparrava di tutti i fondi statali erogati dall’AIMA, monopolizzando il mercato agro-alimentare.
Questa situazione andò avanti grazie ai vari governi democristiani dell’epoca.
La crisi economica di fine anni ’70, rese necessario un riordinamento delle varie aziende di Stato. La Legge del 14 agosto 1982, n. 610 decretava un riordinamento dell’AIMA: essa diventava un’azienda autonoma senza personalità giuridica, ma con ordinamento e bilancio autonomi. A seguito dei vari ricambi politici della prima metà degli anni ’90 (tangentopoli e fine della prima repubblica) e i governi di Prodi-D’Alema della seconda metà degli anni ’90, molte aziende autonome vennero soppresse e sostituite da Agenzie. L’AIMA venne soppressa e sostituita dall’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) il 16 Ottobre del 2000 tramite i decreti legislativi del “27 maggio 1999, n. 165” e del “15 Giugno 2000, n. 88.”
A differenza dell’azienda autonoma, l’agenzia ha una struttura amministrativa dotata di personalità giuridica e di un suo statuto; svolge autonomamente sia le attività prevalentemente tecniche, soddisfacendo gli interessi pubblici, che le attività di organizzazione, della contabilità e della spesa. I rapporti tra agenzia e Stato sono disciplinati mediante una convenzione con il Ministro vigilante, che fissa gli obbiettivi da conseguire ed i corrispondenti mezzi finanziari e materiali, e un controllo di gestione da parte della Corte dei Conti.
L’AGEA svolge delle funzioni di Organismo di Coordinamento, strutturato nella direzione generale, controllo di gestione, aiuti nazionali e ufficio legale da cui dipendono l’area amministrativa (divisa in affari generali e personale) e l’area coordinamento (divisa in procedure e Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN) e rapporti finanziari, e di Organismo pagatore che ha competenza per l’erogazione di aiuti, contributi, premi ed interventi comunitari previsti dalla normativa dell’Unione europea, non attribuita ad altri organismi pagatori.
Questo Organismo Pagatore autorizza i pagamenti, determinandone la misura conformemente alla normativa comunitaria vigente; esegue i pagamenti; contabilizza i pagamenti. nell’ambito dell’erogazione dei fondi dell’Unione europea ai produttori agricoli.
Il passaggio dall’AIMA all’AGEA, i ricambi politici istituzionali (dal Pentapartito all’attuale situazione parlamentare) e la fortissima concorrenza spagnola e marocchina, hanno impoverito i produttori agricoli, rendendoli ancora più subdoli sui/sulle lavora-tori/trici del settore agrumicolo.

Contratti, impoverimento e razzismo/sessismo.
Il “Contratto Provinciale del Lavoro (CPL) per gli operai agricoli e florovivaisti della provincia di Catania,” stipulato il 23 Aprile del 2012 tra la Confagricoltura Catania, la Federazione Provinciale Coltivatori Diretti, la Confederazione Italiana Agricoltura e la FLAI/CGIL, la FAI/CISL e la UILA/UIL, regola i rapporti di lavoro fra le imprese che svolgono attività agricole e gli operai agricoli da esse dipendenti.
Delle 42 pagine del documento, prendiamo in esame la classificazione del personale, l’orario di lavoro, il lavoro straordinario e la paga giornaliera, tutto sotto un punto di vista di “contratto a tempo determinato.”
I/le lavoratori/lavoratrici assunti/e per la raccolta di agrumi, ricadono o nell’Area 2 (lavori generici e semplici) livello C oppure nell’Area 3 Livello E (mansioni generiche nelle aziende agricole ed agrituristiche).
L’orario di lavoro è stabilito in 39 (trentanove) ore settimanali pari a 6,30 giornaliere.
Il lavoro extra viene ripartito in lavoro straordinario festivo e/o notturno e lavoro festivo notturno; in nessun modo dovrà superare:
le 2 ore giornaliere, le 12 ore settimanali e le 250 ore annuali.
Le percentuali di maggiorazione per il lavoro extra applicate sul salario saranno:
– lavoro straordinario 30%
– lavoro festivo 35%
– lavoro notturno 40%
– lavoro straordinario festivo 45%
– lavoro festivo notturno 50%
Rispettando le 39 ore settimanali, la paga giornaliera dell’Area 2-Livello C è di 67,27 euro giornalieri (mensilmente sono 1340,78 euro), mentre per l’Area 3-Livello E è di 58,06 euro giornalieri (mensilmente sono 1157,27 euro)
Tutto questo rispetta il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro sul lavoro Agricolo.
Se per certi politicanti questo contratto viene visto come “una conquista importante,” nella pratica assistiamo a tutt’altro.
Per contenere i costi, spesso i produttori assumono a tempo determinato i/le lavoratori/lavoratrici con il livello più basso (secondo la CPL del 2012-2015) e pagandoli/e, in nero, a meno di 50-60 euro per 10 ore al giorno circa.
L’assunzione comporta una facciata legale del lavoro svolto e anche l’accesso, per costoro, alla disoccupazione agricola.
Come riportato dall’INPS, per accedere a questo “sussidio,” si devono rispettare un numero di giornate pari a quelle lavorate entro il limite massimo di 365/366 giornate annue (in cui sono incluse le giornate di lavoro dipendente agricolo e non agricolo, le giornate di lavoro in proprio, le giornate indennizzate e quelle non indennizzabili) e il versamento del 40% della retribuzione di riferimento (da cui viene detratto il 9% per ogni giornata di indennità di disoccupazione erogata a titolo di contributo di solidarietà per un numero massimo di 150 giorni)
Nella stragrande maggioranza dei casi, i/le lavoratori/lavoratrici acconsentono a tutto questo -comprese le donazioni di vestiario e cibarie varie fatte da Caritas e comuni in cui sono residenti-, per poter mantenere le famiglie.
Oltre a questo contenimento dei costi, abbiamo fenomeni quali razzismo e sessismo -portati avanti dai gruppi politici razzisti (neofascisti, forconi e indipendentisti) e, velatamente, dai produttori agricoli.
I gruppi politici razzisti accusano i/le migranti di rubare il lavoro agli/alle italiani/e (abbassando il prezzo del lavoro), coprendo i produttori agricoli che, per contenere i costi, assumono in nero i/le migranti pagandoli/e meno di 30-40 euro giornalieri per più di 10 ore al giorno. Questa paga giornaliera causa malumori -e violenze- contro i/le migranti. A peggiorare questa situazione, vi è il fenomeno del caporalato, figlio del contenimento dei costi dei produttori agricoli e dell’efficienza del lavoro da portare avanti a qualsiasi costo (tramite stupri, percosse verso chi protesta e/o chi è lento, etc)

Marchi di Origine e Propaganda Sovranista.
Quando parliamo di Marchi di Origine, parliamo di promozione e tutela di prodotti agro-alimentari attraverso il Regolamento CEE n. 510/06. I marchi che troviamo sono tre: DOP (Denominazione di Origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta) e STG (Specialità Tradizionale Garantita).
La DOP è la denominazione di un prodotto la cui produzione, trasformazione ed elaborazione avviene in un’area geografica determinata; l’IGP è la denominazione di un prodotto di cui almeno uno degli stadi della produzione, trasformazione o elaborazione avviene in un’area geografica determinata.
Escludendo la STG -che valorizza un metodo di produzione tradizionale ma non fa riferimento ad un’origine del o dei prodotto/i usato/i-, la DOP e l’IGP devono rispettare la Disciplinare di Produzione. Questa Disciplinare definisce, a norma di legge, i requisiti produttivi e commerciali di un prodotto a marchio DOP e IGP e viene tutelata viene tutelata dai consorzi che lavorano i prodotti specifici. Chi viola questa Disciplinare, incorre a sanzioni pecuniarie o penali.
Queste sono, a grandi linee, i marchi di origine.
Come detto all’inizio, nella Piana di Catania, abbiamo due tipi di arance: quelle a polpa rossa o pigmentate e quelle bionde. Le aziende agricole che producono arance a polpa rossa o pigmentate, sono in numerosi paesi delle province di Catania, Enna, Ragusa e Siracusa. Nel 1994 costituirono il Consorzio per la Tutela dell’Arancia Rossa nel 1994 e riuscirono, due anni dopo, ad ottenere il riconoscimento da parte dell’Unione Europea dell’IGP (Reg. 1107 – 12 giugno 1996).
Le altre aziende agricole che producono arance bionde non sono mai riuscite a creare dei consorzi di tutela a causa dell’invidia e gelosia dei magri guadagni ottenuti.
Tale situazione ha scatenato numerose e reiterate proteste, sfociate in richieste di tutele statali e tentativi di boicottaggi di agrumi non siciliani.
Questo modo di fare dei produttori agricoli trascina, in parte, i/le lavoratori/lavoratrici in modo da ricattarli economicamente e mantenere inalterato l’attuale sistema economico.

Considerazioni finali.
Quel che abbiamo scritto è solo una sintesi della realtà di questa parte della Sicilia.
Per debellare ed eradicare una situazione del genere (dalla mentalità ostica dei/delle lavoratori/lavoratrici alla propaganda dei movimenti e gruppi politici, dalla repressione poliziesca a quella mafiosa) è necessario stare a tu per tu con chi viene sfruttato/a, usato/a e avvilito/a da questi signori produttori e tutto il loro codazzo politico-securitario legale o mafioso, mettendo la parola fine al loro potere di controllo economico e sociale.
Solo così potremo incamminarci verso la solidarietà lavoratrice e la distruzione di un modello produttivo che rende gli individui degli automi di carne.

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Violenza di genere in ambienti antiautoritari e in spazi liberati

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Presentazione
Come gruppo politico anarchico di Catania, siamo all’interno di un territorio dove machismo, classismo e clericalismo la fanno da padrone.
Entrando nel dettaglio, non possiamo ignorare le parole contro l’aborto del clero catanese, “a fuitina” (1) come forma di controllo e dominio maschile sulla donna, la sessuofobia all’interno degli istituti scolastici (di qualsiasi grado) e la “pratica quotidiana” delle violenze di genere (fisiche, culturali, economiche e sociali) nei posti di lavoro e nei quartieri considerati o “buoni” o “degradati”,
Le parole e pratiche descritte adesso, rientrano in un contesto di “cultura siciliana” che sfocia, inevitabilmente, in quel sicilianismo “espressione del pensiero dominante locale: la narrazione capitalistica dei prodotti e paesaggi locali, l’esaltazione pietistica della chiesa cattolica, la visione della donna come oggetto di carne, il disprezzo e l’ostracizzazione verso omosessuali, lesbiche, persone intersex e persone transgender.” (2)
Chi si dichiara di combattere il pensiero dominante e fare autocritica continua (a livello individuale e collettivo) per il ruolo che ricopre in tale contesto socio-economico, queste parole sono ovvie e scontate.
Eppure non sempre è così.
Nel mondo anarchico, vi è un fenomeno chiamato “anarco-machista” o “manarchist”.
Costoro sono uomini anarchici che, pur avendo letto i testi anarchici e libertari classici (Bakunin, Kropotkin, Malatesta etc) e odierni (Bonanno, Cerrito, Chomsky, Graeber etc), sono antifemministi e fieri e compiaciuti sia del proprio genere bio-sociale (maschio-uomo) che della propria etero-sessualità.
Con questa forma di dominio maschile, la violenza (fisica e/o verbale che sia) diventa l’unica forma di interazione/imposizione verso un’altra persona (specie se donna, transgender, etc) e le strutture organizzative, nella pratica, sono omogenee e fisse.
Di conseguenza, i loro schemi politici non sono diversi dalle attuali società gerarchizzate.
In un territorio come Catania e la Sicilia in generale, il fenomeno descritto è ben radicato e refrattario al cambiamento perchè si trovano, come scuse di determinati comportamenti (la concezione romantica delle relazioni, la divisione dei compiti, il silenzio colpevole su certi fenomeni (molestie sessuali, aggressioni verbali e/o fisiche, stupri etc)) l’ambiente in cui si è nati e cresciuti.
Per tutta questa serie di motivi, presentiamo in questo blog l’opuscolo “Violenza di genere in ambienti antiautoritari e in spazi liberati”; in esso le autrici delineano sia questi tipi di comportamenti che uno stravolgimento dei medesimi attraverso la condivisione di esperienze e ragionamenti, oltre che di solidarietà e azione diretta contro una cultura machista.

Note
(1) “a’fuitina” è l’allontanamento di una coppia di giovani dalle loro famiglie allo scopo di rendere evidente l’avvenuta consumazione dell’atto sessuale completo, spingendo queste al “fatto compiuto” e al consenso delle “nozze riparatrici”.
Come dimostrato dal caso di Franca Viola, “a’ fuitina” era utilizzata per nascondere casi di stupri con annessi matrimoni riparatori in modo da “riabilitare l’onore della donna disonorata”.
Nel caso odierno, “a’ fuitina” porta al distacco dalle famiglie ma non dagli schemi appresi dentro esse.
(2) “Catania e Sicilia: tra capitalismo e cultura autoritaria dominante”

Introduzione (tratta dall’opuscolo)
Negli ultimi anni ne abbiamo sentite di ogni tipo: da Roma e Parma, da Milano a chissàdove, ci sono giunte alle orecchie narrazioni che ci sfondano i timpani, ci fanno salire il sangue al cervello e tremare le mani, per lo schifo e il disgusto che ci provocano. Spesso, quando veniamo a conoscenza di episodi così rivoltanti, si riaprono in noi ferite millenarie e ci ritroviamo spiazzate, annusando l’aria per vedere se il vento ci suggerisce il comportamento da tenere, i passi da seguire, la maniera di intervenire.
E qualcun* si ritrova poi a valutare la possibilità che tali ignobili comportamenti dipendano in parte anche da noi, da come ci gestiamo, o non ci gestiamo, piccole e grandi sfide quotidiane nella lotta al patriarcato, al machismo, all’oppressione e alla violenza di genere. Forse troppo spesso, quando vediamo arcaiche relazioni di sopraffazione nei nostri collettivi, tra le persone che frequentiamo ogni giorno, non abbiamo la voglia o la forza di dedicare energia e tempo al portare alla luce ciò che si infila strisciante anche negli ambienti anarchici, anche nelle vite che tendono a un mondo migliore. Magari troppo spesso nello scorrere delle piccole incombenze e delle grandi discussioni, lasciamo che insinuazioni o umiliazioni evaporino nell’aria che poi vorremmo ancora riuscire a respirare. Oppure potrebbe darsi che troppo spesso, quando ci rendiamo finalmente conto di concrete relazioni di dominio e feroci giochi di potere tra persone a noi vicine, invece che cercare di reagire di nuovo puntiamo il naso per aria, a rincorrere i se e i ma che ci si avvitano in testa.
È ben possibile che insistere nel criticizzare atteggiamenti sessisti e autoritari contribuisca a renderci più consapevoli delle dinamiche di oppressione che ancora ci portiamo dentro. Continuare ad avere ben chiaro che non possiamo dare per scontata la liberazione dalla cultura patriarcale e metterci in frenetica attività per dotarci di strumenti per ragionare e agire in maniera conseguente è forse l’unico modo per non ritrovarsi di nuovo con il naso all’insù, per poi di nuovo chinare la testa davanti all’orrore. Occorre un distinguo sul concetto stesso di Violenza. Questa stessa parola può essere utilizzata per indicare atteggiamenti opposti, uno con una spinta liberatoria, e l’altro con una spinta oppressiva. Vogliamo riappropiarci della violenza per distruggere l’esistente oppressore, per ribaltare le strutture di potere e le autorità che le riperpetuano e proteggono. Attaccare con aggressività chi vorrebbe sottometterci e assimilarci fa parte delle pratiche che rivendichiamo come nostre e di cui vorremmo una molteplicazione.
Più spesso di quanto non ci piacerebbe ammettere, però, tra i nostri compagni e tra le nostre compagne la violenza cessa di essere strumento liberatorio comune, riprende il percorso verticale e diventa di nuovo oppressione, torna a essere strumento di mantenimento dell’ordine gerarchico. Allora il più vecchio esercita il potere sul più giovane, chi ha più esperienza impone a chi ne ha meno, chi è più forte a chi lo è meno, ricreando come in uno specchio le relazioni dell’esistente che si dice di voler sovvertire. Si ricalca la violenza di stato, l’imposizione normativa, l’imposizione del proprio volere sulle libere scelte di altre persone. Questo genere di violenza è quella che vogliamo combattere per sradicarla e liberarcene. Nel testo che segue, proviamo a porci degli interrogativi e a ragionare sulle risposte. Le domande da porsi e le maniere in cui rispondere potrebbero essere infinite, non pretendiamo che quelle proposte siano esaustive o universalmente valide, ma suggeriamo alcune possibilità, e soprattutto un atteggiamento che porti a parlare e a ragionare continuamente sul tema della violenza. Il testo è liberamente tradotto dalla fanzine “Antifeminismo y agresiones de género en entornos antiautoritarios y espacios liberados”. Alcune parti sono state modificate, altre aggiunte, altre eliminate.
Il testo completo è disponibile sul blog rechazodistro.wordpress.com

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Passi avanti, passi indietro ovvero “Tutto cambia perchè nulla cambi.”

A 24 ore dalla nascita del “primo” governo italiano giallo-verde, continuano sia lo scontro tra classi politiche “vecchie” e “nuove” che “l’indignazione” per la nomina di certi ministri.
Grazie ai social network e ai mass-media “tradizionali”, la cultura, il tipo di produzione economica e le facce al potere possono cambiare d’abito.

Questi “scontri” e “indignazioni” dimostrano solo che il potere socio-economico riesce a controllare e limitare l’individuo attraverso la cultura del binarismo di potere (potere buono contro potere cattivo) e la religione della proprietà economica (vista come unica forma di “sviluppo”).

In quanto anarchic*, rigettiamo questa narrazione e il mantenimento di qualsiasi establishment! Riconosciamo la solidarietà, il mutuo appoggio e l’azione diretta come forme di sovvertimento all’attuale stato di cose.

““Branco d’imbecilli!”, gridò il mozzo, “non vedete cosa stanno per fare il capitano e gli ufficiali? Vi tengono occupata la mente con le vostre modeste rivendicazioni (le coperte, i salari, i calci al cane, etc) e così non riflettete su ciò che davvero non va su questa nave: corre sempre più verso il nord e noi stiamo per affondare tutti. Se solo qualcuno di voi tornasse a ragionare, si riunisse e attaccasse il casseretto, potremmo virare di bordo e salvare le nostre vite. Invece non fate altro che frignare a proposito dei vostri piccoli problemi meschini, come le condizioni di lavoro, le partite a dadi e il diritto a succhiare cazzi.”” (estratto da “La nave dei folli”, Theodore W. Kaczynski)

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Sovranismo agroalimentare siciliano

Articolo apparso su Umanità Nova, 20 Maggio 2018

 

 

Io, ragionier Total, non sono diverso da voi, né voi siete diversi da me.
Siamo uguali nei bisogni, diseguali nel loro soddisfacimento.
Io so che non potrò mai avere nulla più di quanto oggi ho.
Fino alla morte. Ma nessuno di voi potrà avere più di quanto ha.
Certamente molti di voi avranno più di me. Come tanti hanno meno.
E nella lotta legale, o illegale, per ottenere ciò che non abbiamo,
molti si ammalano di mali vergognosi, si riempono il corpo di piaghe, dentro.
E fuori. Tanti altri… cadono, muoiono, vengono esclusi, distrutti, trasformati.
Diventano… bestie. Pietre. Alberi morti. Vermi.
Così nasce l’invidia e in questa invidia si nasconde l’odio di classe, decomposto in egoismo e quindi… reso innocuo.
L’egoismo è il sentimento principale della religione della proprietà.
Io sento che questa condizione mi sta diventando insopportabile,
così come lo sta diventando per molti di voi.

(scena iniziale del film “La proprietà non è più un furto,” regia di Elio Petri)

 

Quante volte abbiamo letto e/o sentito “il cibo italiano è sicuro e genuino”? O “i prodotti agroalimentari italiani sono il nostro orgoglio nazionale”?
In nome della difesa e valorizzazione di prodotti e lavorazioni annesse, la proprietà diventa una vera e propria religione da difendere ad ogni costo. È così che i gestori dei settori agro-alimentari e ristorativi, insieme ai mass-media specializzati in questi campi, portano avanti questa retorica “sovranista nazionale.”
Attraverso l’esempio del “grano duro” siciliano, tracceremo un’analisi generale su questo fenomeno e sulla cucina ristorativa.

Il grano della discordia
Il 15 Marzo 2018 al porto di Pozzallo, il Nucleo operativo del Corpo forestale, gli ispettori del servizio fitosanitario regionale e il personale della sanità marittima hanno seguito un accertamento alla nave “ANNA 2005”, battente bandiera di St Vincent & Grenadine, che trasportava cinquemila tonnellate di grano duro.
La nave proveniva, stando all’ultimo dato dell’AIS (Sistema di identificazione automatica (1)), da Novorossijsk (città della Russia meridionale e principale porto russo sul mar Nero) ed era arrivata prima ad Augusta e, infine, a Pozzallo. (2)
Dai controlli eseguiti, la merce è risultata contaminata da ruggine -proveniente dalle pareti della nave-, fosfina e micotossine. È scattato immediatamente il sequestro della merce -valutata 1,3 milioni di euro.

Non è la prima volta che arrivano navi del genere nel porto di Pozzallo. Già nel Settembre del 2017 era arrivata la nave cargo “Erdogan Senkaya” battente bandiera turca e trasportante grano ucraino. Il senatore Giuseppe Lumia del Partito Democratico era intervenuto nella questione, sottolineando che l’Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera (USMAF) stava facendo dei controlli per constatare la presenza di radionuclidi nella merce. (3)

A differenza del mese di Settembre, oggi la classe politica ed economica siciliana si trova in grosso fermento per l’attuazione e/o potenziamento delle infrastrutture economiche e di trasporto. (4)
“Il mio Governo”, aveva dichiarato il presidente della regione Sicilia Nello Musumeci nel Gennaio di quest’anno, “lavorerà per ridurre la dipendenza della Sicilia dalle imprese del Nord, soprattutto per l’agroalimentare e lo sfruttamento delle nostre risorse. L’Isola è diventata un mercato di consumatori di prodotti non locali. Invece, e non è sciocco protezionismo, vogliamo lavorare per incoraggiare il made in Sicily.”

Con il blocco e il sequestro dell’ “ANNA 2005”, Musumeci sbandiera la “tolleranza zero” verso “chi pensa di continuare a introdurre in Sicilia merce non in regola con le norme sanitarie, specie se si tratta di prodotti destinati all’alimentazione” e annuncia: “Con l’assessore Edy Bandiera abbiamo intensificato i controlli e ringrazio le guardie forestali regionali e gli ispettori fitosanitari per l’impegno profuso.”
Il citato Edy Bandiera, assessore regionale all’agricoltura, sviluppo rurale e pesca mediterranea, non può che confermare la linea di Musumeci, mettendo in campo il salutismo: “Terremo alta l’attenzione e sono sicuro che grazie alla nostra intransigenza, i tentativi di far sbarcare in Sicilia prodotti pericolosi per la salute e che danneggiano le produzioni regionali saranno sempre più limitati.”

Le associazioni di categoria applaudono al sequestro. Il presidente di Confagricoltura Sicilia Ettore Pottino sottolinea che “il blitz al porto di Pozzallo ha evidenziato quanto da tempo andiamo denunciando circa la commercializzazione di prodotti di dubbia provenienza ed il più delle volte spacciati come nazionali o comunitari. Il pericolo maggiore per i consumatori è quello di acquistare derrate che non rispettano le ferree regole dettate dall’Unione Europea in materia di sicurezza alimentare. L’auspicio è che quest’opera di controllo possa essere intensificata ed estesa a tutte le strutture che operano nell’ambito della filiera, anche in quelle della trasformazione. Non è sicuramente una coincidenza il tracollo del prezzo del grano in questo periodo e ciò anche in presenza di previsioni non ottimistiche sulla prossima campagna cerealicola nazionale. Il rammarico maggiore, visti i primi risultati, è quello di aver disatteso per lungo tempo la richiesta in tal senso formulata da tutto il mondo agricolo.”

Anche la Coldiretti Sicilia dichiara che “la qualità del nostro prodotto con l’indicazione dell’origine potrà remunerare il cerealicoltore che attualmente ha un profitto esiguo. Rimandare al mittente un prodotto non adeguato è un atto di grande responsabilità soprattutto per la salvaguardia della salute.”

A dar man forte a questa narrazione “difensiva dei prodotti locali”, ci pensano ex esponenti politici e alcuni siti internet inserendo con dovizia la questione salutista.

Cosimo Gioia, ex dirigente del Dipartimento Infrastrutture dell’assessorato all’Agricoltura Regione Sicilia e imprenditore agricolo, dichiara che l’arrivo del grano duro “di pessima qualità” serve “per far precipitare il prezzo del grano duro siciliano, che è già basso”.
Secondo Gioia, per ovviare al problema, “il grano, là dov’è possibile, dovrebbe essere consumato a Km zero! Ed è semplicemente incredibile che una terra come la Sicilia, vocata per il grano duro, importi grano duro dai Paesi esteri! Per giunta grano duro trasportato con le navi. Tutto questo perché c’è chi deve speculare e guadagnare penalizzando gli agricoltori siciliani. E lo stesso discorso vale per la Puglia e, in generale, per tutte le Regioni del Mezzogiorno d’Italia. Detto questo, poi, voglio manifestare un dubbio a proposito dei controlli”.

I Nuovi Vespri, noto sito che difende a spada tratta i prodotti siciliani e del Sud Italia dall’invasione dei prodotti stranieri, scrive: “Per il controllo delle navi cariche di grano che arrivano in Italia si batte GranoSalus (di cui fa parte Cosimo Gioia, ndr), associazione che raccoglie consumatori e produttori di grano duro del Mezzogiorno d’Italia. Insieme – GranoSalus e I Nuovi Vespri – stanno conducendo una battaglia a tutela del grano duro del Sud Italia, con una campagna di controlli sui derivati del grano.”

Anche Greenme supporta la linea de I Nuovi Vespri: “la Sicilia, produce ottimo grano. Perché importarlo dall’estero, rischiando come in questo caso di consumare un prodotto malsano, ricco di muffa? Una cosa è certa. Siamo noi consumatori a fare la differenza quando scegliamo di comprare italiano. Secondo Coldiretti, un pacco di pasta su 3 in vendita in Italia è prodotto con grano straniero. Il grano da filiera 100% italiana è certamente più sicuro di quello importato perché è controllato dal campo alla tavola. Per questo, nel nostro piccolo, non possiamo che scegliere grani di produzione locale o comunque nazionale.”

Agli inizi di Aprile, il Mulino Rocca Salva di Modica -a cui doveva andare il grano arrivato a Pozzallo-, ottiene dal TAR Sicilia Sezione di Catania lo sblocco del grano non contaminato presente nella nave (5). Nonostante l’assessore Edy Bandiera affermi che sia “stata riconosciuta unicamente la possibilità di effettuare, ante causam, un’operazione di cernita del cereale danneggiato a causa della presenza di muffa e umidità, da quello apparentemente sano, che sarà ulteriormente sottoposto ai controlli di legge”, piovono le polemiche da più parti sia per l’assenza di strumentazione di analisi che per la sfiducia nel controllo del carico. Polemiche che, giusto per ripeterci, sottolineano la difesa ad oltranza dei prodotti tipici siciliani.

Sopravvivenza aziendale
Secondo i dati Istat su Agricoltura e Zootecnia del 2017, la produzione raccolta di grano duro in Italia è stata di 42.127.682 quintali. Nella sola Sicilia sono stati prodotti 7.966.312 quintali su una superficie di 285.525 ettari coltivata a grano duro: più di 1/6 della produzione nazionale.
Nonostante la produzione di grano duro continui a crescere a livello nazionale e regionale, i produttori devono sostenere i costi variabili e fissi e la mole di produzione annuale di grano duro. Complice l’importazione di grano duro estero (6), la vendita di grano duro locale degli ultimi anni -riportato dall’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare)- si aggira tra i 15-22 centesimi al chilo (150-220 euro a tonnellata).

Partendo da questi dati, Confagricoltura, Coldiretti Sicilia, Cosimo Gioia, I Nuovi Vespri e Greenme affermano che il prezzo è così basso per via dell’importazione di grano duro “straniero” (canadese, moldavo, russo ed ucraino) e ciò impoverisce sempre più i produttori di grano duro siciliani.

In realtà non è proprio così.
La “riforma agraria” (legge stralcio n.841 del 21 ottobre 1950) con le successive modifiche (1951-1952) ed abrogazione (2002), da una parte ha consentito ai braccianti e mezzadri siciliani l’indipendenza economica dai latifondisti e di costituire delle cooperative agricole, dall’altra, però, ha trasformato le coltivazioni da estensive ad intensive.
Murray Bookchin, usando lo pseudonimo di Lewis Herber, scrisse un articolo dal titolo “The problem of chemicals in food,” pubblicato su “Contemporary Issues” nel 1952. In questo articolo, Bookchin parte dalle “monocolture intensive” -divenute predominanti negli USA e in tutta Europa dopo la seconda guerra mondiale- per criticare sia la gestione produttiva agricola che l’utilizzo di pesticidi (in particolare insetticidi) e di fertilizzanti sintetici organici ed inorganici.

Nonostante le migrazioni verso il nord Italia o l’estero negli anni ‘50 e ‘60, l’utilizzo delle tecnologie all’interno delle grandi cooperative agricole siciliane servirono ad incrementare la produzione.
Nel Maggio del 1966, il governo italiano istituì l’AIMA il cui compito “era sovrintendere l’attività di intervento nel mercato, in quanto le operazioni d’acquisto, conservazione e vendita dei prodotti agricoli erano affidate a soggetti terzi detti assuntori che dovevano essere iscritti ad appositi albi” (7).
Chi dominava il mercato agro-alimentare era la Federconsorzi che “si accaparrava tutti i fondi statali erogati dall’AIMA” (7) e decideva se un prodotto agricolo era una fonte di guadagno o meno.

Il grano duro in Sicilia soffrì di una crisi dovuta alle importazioni di grano duro sudamericano e sovietico negli anni ‘60 e ‘80. Nonostante questa concorrenza e il continuo abbassarsi del prezzo del grano duro, le aziende sono riuscite a preservare la produzione e i guadagni attraverso la costituzione di cooperative e consorzi agricoli.

Tra questi prenderemo tre casi.
Il Consorzio C.R.I.S.M.A. (acronimo di Consorzio Regionale di Imprenditori per lo Sviluppo del Mongibello e dell’Amedeo) è nato grazie ad alcune piccole e medie imprese e oggi conta 637 aziende associate (588 solo aziende agricole sparse sul territorio siciliano). Lavora 4,5 milioni di quintali di grano duro (varietà Mongibello e Amedeo) e ha un fattore annuo di oltre 136 milioni di euro, piazzandosi come il principale Consorzio di grano duro siciliano.

La Cooperativa Agricola Valle del Dittaino, principale produttrice della Pagnotta del Dittaino DOP e di altri prodotti panificati in provincia di Enna, è composta da quasi cinquanta produttori agricoli. Produce tra i 200 e i 300 quintali giornalieri di prodotti panificati e ha un fatturato annuo che si aggira intorno ai 50-60 milioni di euro circa. Benché questa Cooperativa abbia il “monopolio” sulla produzione del grano duro e dei prodotti panificati, vi sono altre piccole aziende che producono e lavorano il prodotto grezzo nel territorio in cui cade la disciplinare di produzione del marchio DOP (8).

Il Presidio Slow Food “Pane nero di Castelvetrano” è un consorzio che riunisce i panificatori, i mulini e gli agricoltori che coltivano grano antico timilìa nelle zone di Castelvetrano (provincia di Trapani). La certificazione del Presidio Slow Food, in generale, serve a rafforzare la consapevolezza del produttore e a definire l’area di produzione, la storicità del prodotto e le descrizioni dettagliate delle fasi di coltivazione (o allevamento) e lavorazione. Questa certificazione, a differenza della disciplinare di produzione dei marchi IGP e DOP, è molto più rigida in quanto vuol sostituire un criterio di analisi e scelta fatto dagli organi pubblici con uno associativo privato.

Se nel caso della Pagnotta del Dittaino gli introiti sono molto alti e prospettano ai produttori singoli e riuniti in cooperative di poter sopravvivere e allargare il bacino di clienti, nel caso del Pane Nero di Castelvetrano vi è il fattore del “grano duro antico di Sicilia.”
Da un paio di anni a questa parte, complice sia una maggior sensibilità alla tematica alimentare sia l’intento di sfruttare nuovi settori di mercato, hanno preso piede quei tipi di grani duri chiamati “antichi”. Attraverso le operazioni di marketing -dove il cliente non è più un destinatario passivo ma una parte importante del processo produttivo-, il termine “antico” è utilizzato a livello commerciale per comunicare al cliente non solo l’idea del prodotto locale ma anche la sicurezza per la propria salute.
Per questi motivi i prodotti basati con i grani duri “antichi” siciliani, sono quelli più ricercati e soggetti sia a speculazioni di mercato che a “sofisticazioni” -ovvero introducendo altri tipi di grani duri “non antichi”. In questo modo inizia la “guerra” di farine e prodotti panificati a suon di richieste di etichette, di fondi europei per la tutela dei prodotti etc.

Ma questa sorta di “guerra” commerciale non è solo appannaggio dei grani duri “antichi”. Le citate “Cooperativa Agricola Valle del Dittaino” e “Consorzio C.R.I.S.M.A.”, per difendere i fatturati milionari annui, sono i primi a portare avanti la retorica della “difesa dei prodotti locali” contro quelli “stranieri”.

All’interno di questa retorica troviamo il “caso” dell’Ucciardone di Palermo. Il pastifico Giglio, in collaborazione con il Consorzio di Ricerca “Gian Pietro Ballatore” (al cui interno vi è la Cooperativa Agricola Valle del Dittaino), il Ministero di Grazia e Giustizia e la dirigenza carceraria, inaugura una linea di pasta medio alta fatta all’interno di un laboratorio lavorativo del carcere.
Utilizzando la vecchia e stantia retorica legalitaria del “contribuire alla rieducazione dei carcerati”, si assiste all’evoluzione dei laboratori di lavoro (presenti in particolare nei carceri minorili) che diventano luoghi dove le aziende possono sfruttare manodopera a basso prezzo.

Sfruttamento lavorativo carcerario, agricolo e ristorativo
Lo sfruttamento lavorativo nel campo agro-alimentare verrà analizzato in tre luoghi: all’interno delle carceri, nelle campagne e nei ristoranti.

All’interno delle carceri, il lavoro dei detenuti e delle detenute ha una retribuzione (chiamata mercede) diversa da quella dei lavoratori e delle lavoratrici considerati/e “liberi/e”. Stando alle nuove modifiche del Ministero di Grazia e Giustizia, dal 1 Ottobre 2017 la mercede del detenuto e della detenuta passa da 2,5 euro a quasi 7 euro l’ora. In apparenza sembrerebbe un piccolo traguardo nel raggiungimento di retribuzioni accettabili, in realtà la bassa retribuzione fa sì che i detenuti e le detenute non riescano a versare i contributi per accedere ad eventuali indennità di disoccupazione. A peggiorare la cosa vi è anche un decreto del Ministero di Grazia e Giustizia del 7 Agosto del 2015 per cui la quota di mantenimento (ovvero per stare in carcere) che ogni detenuta/o deve versare è di 3,62 euro giornalieri. Quindi se un detenuto o una detenuta lavorano in carcere, la quota di mantenimento verrà prelevata dalla busta paga, riducendo ulteriormente la magra retribuzione.
Se allarghiamo il discorso sui costi di un detenuto o di una detenuta, vediamo come lo Stato italiano versi quasi 2,6 miliardi di euro l’anno.
Stando a quanto riportato da Stefano Cerruti in due articoli (9), la suddivisione della spesa avviene in tal modo: il 65,4% delle risorse finisce nella voce “sicurezza”; il 15,1% in “funzionamento e manutenzione”; il 10,4% in “mantenimento e trattamento dei detenuti”; il 6,7% in “direzione, supporto e formazione del personale”; il 2,5% in “esecuzione penale esterna.” Il costo medio affrontato dallo Stato per ogni detenuto/a rinchiuso/a in un penitenziario è di 125 euro al giorno. Di questi soldi, scrive Cerruti, “solo 9,26 euro sono spesi per il mantenimento del detenuto; tutto il resto serve a mantenere la struttura, il personale amministrativo e la polizia penitenziaria” (10).
A 42 anni dall’uscita di “Sorvegliare e Punire” di Michel Foucault, nel mondo carcerario italiano si assiste alla retorica falso-pietistica della classe dirigente e all’entrata delle aziende per sfruttare appieno i detenuti e le detenute.

L’esempio palermitano sarà un pericoloso apripista a tal merito, facendo abbassare ulteriormente il prezzo della forza lavoro manifatturiera ed eventualmente quella agricola “fuori” dalle carceri.

Prendiamo come esempi il “Contratto Provinciale del Lavoro (CPL) per gli operai agricoli e florovivisti” firmato tra i sindacati confederali e le associazioni di categoria delle quattro provincie siciliane che hanno prodotto più di un milione di quintali di grano duro: Palermo, Enna, Caltanissetta e Catania.
Dai CPL presi in esame (11), notiamo come la paga di un operaio o di un’operaia agricolo/a a tempo determinato sia tra i 61 euro e i 76-77 euro giornalieri per trentanove ore settimanali.
Ma tra la teoria e la pratica, ci sta di mezzo il mare. Le cifre e i documenti riportati sono puramente indicativi poiché in realtà questi prezzi sono molto più bassi: se si è italiani, la retribuzione sarà tra i 40 e i 50 euro giornalieri; se si è rumeni o migranti nordafricani le cifre non supereranno i 20 euro giornalieri.

Riprendendo il discorso fatto su “Finanziamenti europei e governativi e strategie borghesi” (4), le aziende e multinazionali presenti sul territorio siciliano operano per creare e potenziare il marketing dei prodotti agrumicoli locali “attraverso la valorizzazione del prodotto e del territorio” (4).
E qual è la miglior forma di pubblicità e guadagno di questa valorizzazione se non il turismo eno-gastronomico?

Il turismo enogastronomico, detto in modo molto sintetico, è quell’insieme di strutture e arti che riuniscono le agenzie turistiche e le aziende ricettive e ristorative. Nel contesto di questo articolo, prenderemo solo il caso delle strutture ristorative.
Apparsi verso la seconda metà del XVIII secolo in Francia, i ristoranti -grazie all’espansione commerciale e dei mercati francesi di quel periodo storico-, cominciarono a minare la concezione delle corporazioni composte da artigiani dediti ad un tipo di preparazione di cibarie e/o vivande. Con la rivoluzione francese del 1789 cambiò tutto: le corporazioni vennero eliminate e l’attività imprenditoriale venne promossa e incoraggiata; tutti quelli che fino ad allora avevano lavorato nelle cucine dei nobili e nelle corporazioni, aprirono una loro impresa o andarono a lavorare alle dipendenze di qualcuno.
L’arrivo di prodotti alimentare da altri luoghi, l’evoluzione industriale del XIX secolo e la collaborazione stretta tra Ritz ed Escoffier, portarono ad una rivoluzione radicale all’interno dei ristoranti e alberghi: i menu vennero snelliti e inquadrati al meglio per quanto riguarda le tipologie di piatti; il personale in cucina diveniva specializzato in uno di queste tipologie attraverso un inquadramento militaresco (brigade de cuisine, ideato da Escoffier); il personale di sala e di cucina non era più separato ma interagiva per ottimizzare i tempi e massimizzare i guadagni. Si anticipavano in tal modo i processi produttivi esplicati da Taylor e messi in pratica Ford sulla divisione e specializzazione all’interno di una struttura aziendale.
Le evoluzioni industriali-alimentari e sociali della seconda metà del XX secolo hanno portato sia ad un’ulteriore snellimento del personale all’interno della cucina ristorativa che ad una specializzazione tecnologica di questi.
Quello che non è cambiato è la divisione del lavoro di sala e cucina e le ulteriori divisioni all’interno di queste; così i lavoratori e le lavoratrici affrontano il lavoro in modo concorrenziale, abitudinario e frustrante (12), cercando di alleviare lo stress subito con l’assunzione di droghe e/o alcol.
Il proprietario di un’azienda ristorativa incentiva maggiormente questa divisione, cercando sempre di ricavare il massimo profitto barcamenandosi tra tasse, concorrenza ed eventi esterni (rivolgimenti sociali ed economici per esempio). Qualora qualcuno/a dei lavoratori e/o delle lavoratrici causi problemi, verrà licenziato/a senza troppi problemi (12).

Tirando le somme, vediamo come i discorsi sovranisti adottino delle metodologie dicotomiche (“o le multinazionali o le piccole imprese”) e avvantaggino strutture apparentemente diverse fra loro (carcere, campagne e ristoranti) ma accomunate dal discorso di sfruttamento e alienazione.

Per uscire da tutto questo, bisogna scardinare la catena produttiva agro-alimentare (piccola o grande che sia) e le creazioni culturali atte a dividere e discriminare i lavoratori e le lavoratrici; allo stesso tempo, è necessario passare alla creazione di reti di cooperazione e mutuo appoggio atte ad un rivoltamento di un sistema alienante e venefico.

Aggiornamenti
Il Mulino Rocca Salva di Modica ha rinunciato al grano contaminato perchè avrebbe portato una cattiva pubblicità e conseguente calo dei guadagni all’azienda.
Stando a quanto affermato da Giuseppina Pignatello, responsabile dell’ufficio di Sanità marittima di Siracusa e Ragusa, “con il rientro obbligatorio in Kazakistan, scatterà un’allerta per cui per i prossimi dieci carichi che arriveranno in qualsiasi porto europeo dal Kazakistan si attiveranno automaticamente i controlli con la campionatura, così da essere certi che non si proverà a piazzare lo stesso prodotto giunto in Sicilia.”
Queste dichiarazioni stridono sia con la presenza nel territorio kazako di aziende italiane dedite allo sfruttamento agroalimentare, logistico, manifatturiero e petrolifero (Bonatti, Enereco, Eni, Ferrero, Gruppo Cremonini, Impregilo etc) che alle dichiarazioni e firme di accordi economici tra le personalità istituzionali italiane e kazake.
L’ambasciatore Sergey Nurtayev in Italia dichiarò in un’intervista che durante l’EXPO 2015 “furono stipulati accordi economici per oltre 500 milioni di euro, tra cui progetti per la costruzione di impianti sul rilascio di tubi in Kazakistan (la compagnia Tenaris), le organizzazioni dei complessi serra per l’esportazione della produzione agricola, l’apertura di un centro per la produzione di flange, regolazioni della produzione delle attrezzature statiche ad alta precisione, macchinari da saldatura, costruzioni di parchi eolici.”
Nell’evento citato, il presidente dell’Istituto Italiano per il Commercio Estero, Riccardo Monti, si era dimostrato entusiasta perché il Kazakistan “è diventato un paese particolarmente attrattivo per i nostri investimenti, come testimoniano gli accordi stipulati oggi. Possiamo provvedere a far costruire la filiera agroalimentare di questo paese, così come possiamo dire la stessa cosa per la manifattura dove stanno nascendo degli interessanti distretti industriali.”
Anche il presidente kazako Nazarbayev, approfittando di ringraziare il governo italiano, dichiarò che “la priorità sarà sempre quella di agevolare ed incentivare gli investimenti. In particolare, ha incontrato il nostro favore un progetto agroalimentare sulla KAZAKISTAN Pavillion Milano expo 2015 interno padiglione carne. Abbiamo delle agevolazioni fiscali per le nuove imprese, che sono esentate dal pagamento delle tasse sugli utili, ed inoltre rimborsiamo il 30% dei costi a chi investe. In quale altro paese è possibile tutto ciò?”
Alla luce di tutto questo, la tanto decantata sicurezza agroalimentare non è altro che una copertura e una costruzione giuridico-scientifica con cui si giustifica, attraverso il benessere umano (mettendolo al centro di tutto (antropocentrismo)) e il benessere animale-da-allevamento (trasformandolo in eventuale cibo-merce), tutto il discorso mercificatorio o capitalistico.

 

Note
(1) Sistema automatico di identificazione, sussidio marino di navigazione usato dalle navi e dai servizi di traffico del vascelli (Vessel Traffic Services) principalmente per la loro identificazione e il loro posizionamento.
(2) https://www.vesselfinder.com/it/vessels/ANNA-2005-IMO-9369459-MMSI-377221000
(3) Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-08087 della 17a Legislatura.
(4) “Catania e Sicilia: tra capitalismo e cultura dominante autoritaria,” Umanità Nova, numeri 10-11 del 25 Marzo e 1 Aprile 2018.
(5) “Tar: è commestibile il grano sequestrato a Pozzallo,” Corriere di Ragusa dell’11 Aprile 2018
(6) Nel comunicato stampa “Import/export cerealicolo in Italia nell’intero anno 2017” dell’Associazione Nazionale Cerealisti, viene riportato che sono stati spesi 548,3 milioni di euro per importare 2.098.894 di tonnellate di grano duro.
(7) “Arance Siciliane,” Umanità Nova, numero 5 del 21 Febbraio 2016
(8) Il territorio ennese, stando ai dati Istat su Agricoltura e Zootecnia del 2017, produce 1.471.312 quintali di produzione raccolta su 51.625 ettari coltivati a grano duro. Più di tre quarti di questi ettari sono coltivati con i grani duri destinati alla produzione della Pagnotta del Dittaino DOP.
(9) “Quanto costa un detenuto. Raddoppiano le quote di mantenimento,” Il nuovo Carte Bollate, numero 6, Novembre-Dicembre 2015 e “Il lavoro di un detenuto vale 2,50 euro l’ora,” Carte Bollate, 1 Marzo 2016.
(10) I dati riportati da Cerruti nei due articoli citati nella nota 9 sono confermati anche dal dossier di Openpolis, “Dentro o fuori – Il sistema penitenziario italiano tra vita in carcere e reinserimento sociale” del Novembre 2016
(11) http://www.flaipalermo.it/wp-content/uploads/2014/06/contratto-provinciale-Pa-operai-agr.-e-flor..pdf
https://www.faicisl.it/attachments/article/2406/ENNA%20-%20CPL%20OPERAI%20AGRICOLI%20E%20FLOROVIVAISTI%202017.pdf
https://www.faicisl.it/attachments/article/2406/CALTANISSETTA%20-%20CPL%20OPERAI%20AGRICOLI%20E%20FLOROVIVAISTI%202017.pdf
https://www.faicisl.it/attachments/article/2406/CATANIA%20-%20CPL%20OPERAI%20AGRICOLI%20E%20FLOROVIVAISTI%202017.pdf
(12) Nell’articolo “Vita da camerieri” de I Siciliani Giovani (14 Aprile 2018), vengono riportate le testimonianze di camerieri e cameriere nei ristoranti e bar di Catania dove sfruttamento, avvilimento e minacce di licenziamento sono all’ordine del giorno.

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Eduardo Colombo, “Identitarismo, Potere, Stato e Anarchismo”

 

Eduardo Colombo (1929-2018) fu un anarchico, medico e psicoanalista argentino.
Fin da giovane si avvicinò agli ideali anarchici in un territorio che, a partire dagli anni ’30, avrebbe sperimentato varie dittature militari («Década Infame», Revolución Libertadora, Revolución Argentina e Proceso de Reorganización Nacional) e brevi parentesi democratiche o presidenze nelle mani di militari populisti (Peron).
In un contesto del genere, Colombo e compagni dovettero resistere alle repressioni dei vari governi che si succedettero tra gli anni ’40 e gli anni ’60. Aderì alla Federación Obrera Regional Argentina (FORA) e fu responsabile del giornale anarchico “La Protesta.”

Divenuto professore di psicologia sociale nelle università de La Plata e di Buenos Aires, Colombo, dopo qualche anno, dovette abbandonare prima il posto di lavoro a causa del golpe militare del 1966 (chiamata “Revolución Argentina”) e, successivamente, andare via dall’Argentina con la sua famiglia quando si intensificarono le politiche repressive del “Estado burocrático-autoritario” argentino.

In Francia, Colombo collaborò attivamente con la Confédération nationale du travail (France); fu membro delle Éditions CNT-Région parisienne e dei comitati redazionali de “La Lanterne Noire,” “Volontà” e di “Réfractions, recherches et expressions anarchistes.”

Il contributo di Colombo è stato quello di aver attualizzato le riflessioni anarchiche dei teorici anarchici, stabilendo una riformulazione della prassi sulla costruzione di una nuova società attraverso la psicologia e la critica allo stato di cose presente.
Oltre questo, Colombo si è occupato di valorizzare alcune figure anarchiche storiche(de Santillán, Rouca Buela etc)

Concludiamo citando il finale dell’articolo di Tomás Ibáñez dedicato alla morte di Colombo:
“Ci sarà tempo per delineare e raccontare più profondamente la sua indimenticabile figura e i suoi preziosi contributi intellettuali che vanno oltre l’imprescindibile impronta anarchica, andando ad arricchire il campo della psicoanalisi, della filosofia e del pensiero politico, ma non possiamo non ricordare ancora una volta che il compagno che ieri ci ha lasciato era un militante anarchico di incomparabile forza e valore, oltre che una persona straordinaria e un amico affettuoso.”

In questo lavoro di compilazione, riportiamo alcuni articoli di Colombo comparsi su alcune riviste cartacee (Interrogations, Volontà, A-Rivista Anarchica, Bollettino Archivio Giuseppe Pinelli e Libertaria) e siti internet (La Tradizione Libertaria); in essi, l’anarchico argentino tratta le questioni più disparate (autogestione, psicologia, figure anarchiche etc), analizzando in modo completo le varie sfaccettature sia teoriche-pratiche (vedasi l’autogestione) che di impostazione epistemologica (l’anarchismo e la postmodernità)
Escludendo lo scritto di cordoglio di Ibáñez, gli articoli sono messi in ordine di anno.

 

https://mega.nz/#!OMoEQK4S!c1NdvwADlf_svoXsMQXn3fUNvVSTuP7bNTZUognRvYg

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