Dalla quarta di copertina
Questo testo suscita rabbia, sconcerto, ma pure ilarità e divertimento nel mostrarci uno spaccato della storia e della realtà sociale del lavoro, soffermandosi sulle variegate forme della sua contestazione. Intende mostrare quanto miseri e limitanti siano i “valori” che nell’era moderna orientano la convivenza sociale e il modo di pensare rispetto al lavoro. Oggi, la sensazione che il mondo funzioni in modo sbagliato è assai diffusa. Lo constatiamo ogni giorno e ce lo confermano gli studiosi. Ci sono proposte risolutive, più o meno radicali, esempi concreti praticabili qui e ora…basta volerlo.
Eppure il cambiamento fatica a prodursi. Perché gli appelli, le messe in guardia, rimangono lettera morta? Forse non toccano il nocciolo della questione?
Questo libro si affida all’arma della provocazione, per demolire il dogma del lavoro, base dell’economia produttrice di merci. Il “cambio di mentalità” potrebbe essere indotto dal doverci confrontare con l’assurdità di un obiettivo esistenziale – il lavoro – perseguendo il quale manchiamo l’incontro con la vita.
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