Articolo comparso su Umanità Nova, 15 Settembre 2019
Tradotto da LaHyena. Revisionato da Elena Z.
Come Gargantas Libertarias stiamo promuovendo questa campagna in solidarietà al lavoratore ferrominero Rodney Álvarez, che sopporta 8 anni di detenzione per un crimine mai commesso. Senza processo, né sentenza.
Rodney Álvarez è accusato, senza prove, dell’omicidio del suo compagno di lavoro Renny Rojas, durante un’assemblea dei lavoratori della Ferrominera del Orinoco il 9 giugno 2011 – la quale aveva come obiettivo l’elezione della commissione elettorale del sindacato di questa azienda statale. I testimoni assisterono e le telecamere ripresero il momento in cui il leader sindacale e militante del PSUV Hector Maicán sparò tre colpi verso la folla, ferendo gravemente gli operai Luis Quilarque e Renny Rojas.
Mentre tentava di fuggire dal luogo dei fatti, Héctor Maicán fu arrestato dai membri della Guardia Nacional Bolivariana, che gli confiscarono l’arma. Il 10 giugno, la procura annunciò che Héctor Maicán era incarcerato per la sua presunta responsabilità nella morte di Renny Rojas; tuttavia due giorni dopo venne rilasciato in regime di obbligo di presentazione in quanto le prove balistiche sembravano scagionarlo. Quello che hanno denunciato dalla Ferrominera del Orinoco è che la pressione e la gestione dell’altro governatore Francisco Rangel Gómez, strettamente legato alle mafie sindacali del PSUV nello stato di Bolivar, hanno permesso il rilascio del vero autore del crimine e la conseguente incriminazione di Rodney Álvarez come presunto autore degli spari. Ma i testimoni all’assemblea e le telecamere di sicurezza hanno dimostrato che Rodney Álvarez era lontano dal luogo in cui sono avvenuti gli spari.
La burocrazia statale e sindacale dello Stato di Bolivar doveva incriminare un altro lavoratore per liberare da qualsiasi responsabilità il criminale e leader sindacale del PSUV Héctor Maicán.
Rodney Álvarez faceva parte dei lavoratori che avevano promosso, sotto la guida di Rubén González, un sindacalismo indipendente e combattivo nella Ferrominera del Orinoco, intraprendendo un’azione congiunta sindacale in difesa della contrattazione collettiva e lottando contro l’esternalizzazione.
La sua detenzione fu ed è una forma di intimidazione nei confronti dei lavoratori organizzati e mobilitati in modo indipendente e senza subordinazione del governo.
Il processo a Rodney Álvarez fu trasferito nel circuito giudiziario di Caracas per indebolire la solidarietà attiva dei suoi compagni di lavoro della Ferrominera del Orinoco; per questo è stato detenuto nello stato di Miranda. Prigioniero per un crimine che non ha commesso, è in attesa di giudizio da otto anni.
È evidente la depauperizzazione delle condizioni di vita dei lavoratori venezuelani; ma questa circostanza è aggravata nel caso della famiglia di Rodney Álvarez a causa della sua condizione di prigioniero politico del lavoro. La detenzione ingiusta di Rodney Álvarez ha portato al suo licenziamento dalla Ferrominera del Orinoco e alla ritiro dei suoi figli dall’unità educativa della società statale menzionata – nonostante non sia nemmeno stato processato per il crimine accusato nel montaggio giudiziario. Di conseguenza, la moglie di Rodney Álvarez è stata costretta a trasferirsi nell’area mineraria dello stato di Bolìvar per ottenere un reddito economico che le permettesse di mantenere la crescita dei tre figli comuni. Questo ha significato che la madre di Rodney Álvarez si è dovuta incaricare della cura dei nipoti, figli dell’operaio prigioniero politico.
Nel carcere di Rodeo II – che secondo lo Stato appartiene al nuovo modello carcerario in cui ai detenuti è garantità l’integrità – Rodney ha subito tre attentati contro la sua vita.
“Il risultato è che oggi mi trovo con una mano destra invalida, senza che lo Stato, che si vanta che il carcere Rodeo II è una prigione modello, mi garantisca sicurezza e men che meno cure mediche.” [Rodney Álvarez] dice nella sua recente lettera pubblica: “Me declaro en rebeldía!”, dove annuncia anche: “informo la classe operaia e il proletariato mondiale, che me declaro en rebeldía, che ho capito che il detenuto perseguito da questo regime è la classe operaia, sono un prigioniero politico, non starò più al gioco dei miei rapitori, non parteciperò più ai tribunali, al palazzo dell’ingiustizia, non starò più gioco del giudice Paolette Guevara e del segretario del tribunale.”
Questo caso ci sembra un’espressione della violenza dello Stato, un modo simbolico di voler attaccare tutte le lotte di base e indipendenti, una violazione dei diritti umani che è stata perpetuata anno dopo anno, con accanimento su un umile lavoratore e quindi sui/sulle lavoratori/lavoratrici del paese, che oggi sono quell* che protestano quotidianamente per le stesse ragioni per le quali, a suo tempo, Rodney insieme a Rubén Gonzalez si organizzavano: il rispetto delle contrattazioni collettive e dei diritti lavorativi. È un caso che riguarda tutti/e noi.
Ecco perché pensiamo che sia della massima importanza unirci alla campagna per il rilascio di Rodney Alvarez, il più vecchio prigioniero politico del paese! Possiamo dargli visibilità attraverso lettere, comunicati stampa, video, foto, arte, manifesti, twittando l’hashtag #LibertadParaRodneyÁlvarez
Tutte queste espressioni di solidarietà possono essere inviate alla nostra email supportomutuovenezuela@gmail.com e noi le gireremo alla famiglia di Rodney.
Oppure puoi anche inviarle direttamente alla pagina FB della campagna https://www.facebook.com/LibertadPodRodneyAlvarez/ oltre a seguire quella pagina per rimanere aggiornat* con le informazioni.
Mettiamo a disposizioni delle immagini da far girare in rete, nelle strade e negli altri spazi di lotta.
E che questa campagna serva anche ad aumentare gli sforzi per chiedere il rilascio del lavoratore Rubén Gonzalez e di tutti i prigionieri politici del paese, esigendo il rispetto dei diritti umani, le contrattazioni collettive e il diritto a salari equi!
Possa la voce di Rodney Álvarez risuonare in tutto il paese e nel mondo!