La distopia è un genere letterario legato alla fantascienza dove vengono descritti dei “mondi” caratterizzati da ambienti sociali ed economici tecnocratici, totalitari, angoscianti e fatalisti.
La negatività di queste caratteristiche e la totale assuefazione dei personaggi al fatalismo e alla limitatezza di azione (causata dallo status quo imperante in tali mondi) è la prima cosa che nota chi legge tali opere.
In questo opuscoletto di poche pagine, vengono presi i cosiddetti “capisaldi” del genere distopico: “1984” di George Orwell e “Il Mondo Nuovo” di Aldous Huxley.
Orwell descrive un mondo diviso in tre superstati in continua guerra; in uno di questi superstati, Oceania, vi è un essere eterno e incontestabile: Il Grande Fratello.
L’abitante di questo superstato fa parte di una massa informe controllata dal partito e le sue strutture repressive, nonché dai dettami dell’IngSoc. La guerra contro gli altri superstati è una forma di controllo attraverso la creazione del nemico e, quindi, di compattezza della massa informa che popola Oceania.
Huxley descrive un mondo tecnocratico ultra-organizzato basato sulla produzione in serie (catena di montaggio fordista); è diviso in tre caste e ogni casta si occupa di una determinata mansione.
Ma oltre questo, la regolazione della “felicità” degli individui avviene attraverso la soddisfazione delle proprie pulsioni sessuali e l’assunzione di una droga antidepressiva -la “soma.” Le guerre e le violenze fisiche non esistono perchè a controllare l’individuo è il benessere “vuoto.”
Se in Orwell vediamo come l’individuo sia dominato dalla paura e dalla violenza fisica e psicologica, in Huxley vediamo invece un individuo felice della propria condizione imposta fin dalla nascita e prono nell’accettare qualunque cosa pur di soddisfare le proprie pulsioni.
Nonostante queste due differenze, vediamo come attraverso l’omogenità sociale, la gerarchizzazione e l’utilizzo di strumenti repressivi psicologici e sostanze psicotrope, la disindividualizzazione sia da encomiare e sostenere ad ogni costo (attraverso la paura in “1984”; attraverso la felicità e il benessere ne “Il Mondo Nuovo”) per mantenere in auge lo status quo dei “due mondi” distopici.
L’utilizzo dei due romanzi distopici da parte di Stuart McMillen, è un tentativo di rappresentare la disindividualizzazione e la gerarchizzazione sempre più pressante nel mondo reale che viviamo.
McMillen si è ispirato all’opera di Neil Postman, “Divertirsi da morire. Il discorso pubblico nell’era dello spettacolo.” (in inglese: “Amusing Ourselves to Death: Public Discourse in the Age of Show Business” [*])
https://mega.nz/#!HNwBGITT!dgmJRAS4mmm4MNkjiyxP_arIhKvtLBkKiXas-zm41i8
[*] http://libgen.io/book/index.php?md5=8FDFEE7E343B5DD8C72581A8ACD47989