La Rete

La seconda edizione del Festival Siciliano delle Famiglie (7-9 Giugno) si è tenuto nuovamente a Catania. Se le tematiche dello scorso anno erano la bassa natalità e la migrazione [1], nell’edizione odierna si è discusso principalmente sul supporto alle famiglie, a livello culturale ed economico (laboratori culturali, asili nidi, centri aggregativi giovanili, supporti per le donne lavoratrici), riportando gli esempi di Trento (di cui era presente Luciano Malfer, direttore dell’Agenzia per la Famiglia della Provincia Autonoma di Trento) e dei comuni di Leonforte (provincia di Enna) e di San Gregorio (provincia di Catania).
Le uniche forme di contestazione contro questo Festival, o parata di anti-abortisti e borghesi pro-life, sono state da parte di NUDM Catania – la quale ha contestato attraverso un comunicato l’Opus Dei.

Siamo sicuri che il problema sia solo l’Opus Dei?
Per meglio comprendere come e da chi nasce tale Festival occorre partire dalla Compagnia delle Opere.

La Compagnia delle Opere (CdO)
La CdO nasce in seno a Comunione e Liberazione, fondata da don Luigi Giussani nel 1954 prima come “Gioventù Studentesca” ed evolutasi, secondo Franco La Cecla, in “un meccanismo da setta”, “la cosa più vicina a un gruppo troskista che il cattolicesimo ha saputo inventare – con la sua buona dose di regole endogamiche, la propria dose di segreti e di regole solo per iniziati. ”[2]
Già, un gruppo troskista di matrice cattolica con una visione conservatrice della società, tranne che negli affari.
Comunione e Liberazione può essere suddivisa in due macro-sezioni:
-la parte culturale o spirituale, dove troviamo il gruppo dei “Memores Domini”: l’esponente più importante era Roberto Formigoni, condannato nel Febbraio 2019 a 5 anni e 10 mesi per corruzione mediante grosse regalie per i favori concessi ad imprenditori da presidente della Regione Lombardia.[3]. Chi aderisce a tale gruppo è nell’elite di CL e segue una vocazione di dedizione totale a Dio. I membri di tale gruppo si impegnano alla “contemplazione, intesa come memoria continua di Cristo, e alla missione, cioè alla passione a portare l’annuncio cristiano nella vita di tutti gli uomini” [4]. Il fondatore di CL, don Luigi Giussani, li ha voluti impegnati “a seguire una vita di perfezione cristiana” attraverso la pratica dei tre voti: l’obbedienza, la povertà e la verginità;
-la parte economica, quella che ci interessa, composta dalla Compagnia delle Opere, la Fondazione per la Sussidiarietà e il Banco Alimentare.

La povertà di cui si fregiano gli aderenti di CL è una facciata: la Compagnia delle Opere, descritta nel libro del giornalista Ferruccio Pinotti, “La Lobby di Dio”, è “una superlobby, ma anche molto di più. I numeri della Compagnia delle opere sono impressionanti: 41 sedi in Italia e in altri 17 paesi, 34.000 imprese e 1000 associazioni non-profit. Il fatturato complessivo è stato stimato in almeno 70 miliardi di euro. Numeri in difetto, perché tengono conto soltanto delle imprese iscritte alla Cdo. Ci sono migliaia di società e di professionisti che, pur non essendo parte della Compagnia, si riconoscono nella sua ideologia e si adoperano per favorirla. Soltanto la sezione milanese della Cdo conta più di seimila aziende di tutti i comparti e di tutte le tipologie, ma con una prevalenza di quelle che operano nel campo dei servizi e con meno di dieci dipendenti.
Già nel 2008 il numero di associati della Cdo di Milano ha superato quelli di Assolombarda.
Per questa ragione, sempre dal 2008, ben tre componenti del consiglio direttivo della Camera di commercio di Milano sono rappresentanti della Cdo. Nella Cdo c’è molto di più della comunanza d’interessi che tiene aggregate le lobby. La Compagnia delle opere è l’applicazione pratica più riuscita del principio della «terza via» cattolica, un approccio alla società e all’economia che non è né socialista né liberista. Dietro Cdo c’è un’ideologia solida e forte. È sempre presente il ricordo del carismatico fondatore, don Giussani,ma anche l’influsso di Julián Carrón, il suo successore. E c’è la consapevolezza di essere la più riuscita applicazione pratica della dottrina sociale della Chiesa. Questa consapevolezza non è limitata soltanto agli aderenti di Cdo: è patrimonio di tutta la galassia di Cl e di gran parte della destra cattolica.
” (pag. 85-86)
La nascita della CdO avviene il 26 Agosto 1987 durante il Meeting di CL.
La seconda metà degli anni Ottanta è la fase calante del sistema politico dei partiti italiani (DC, PSI, PCI, PRI, PLI, MSI) – la cui fine sarebbe stata segnata nel 1992 con Tangentopoli – e l’inizio della crisi economica. In una situazione del genere, alcuni aderenti di CL, legati sia alla DC che al mondo imprenditoriale, decisero di creare una struttura che preservasse gli interessi economici e sociali attraverso slogan di cooperazione imprenditoriale.
Nell’intervento di Roberto Formigoni del 26 Agosto 1987, il “Celeste” spiega come la CdO sia un’espressione di potere inteso come “l’utilizzo di risorse umane per uno scopo” e quindi “contro un potere che ci attacchi, che attacchi la creatività dell’uomo o che pretenda di irreggimentare questa attività dell’uomo, di darvi forme obbligatorie, o di ridurre la creatività dell’uomo ad un fenomeno marginale, volontaristico e consolatorio”. [5]

La battaglia che Formigoni e soci si prefiggono è quella della libertà “per la promozione di questi diritti delle comunità intermedie, dei movimenti, dei gruppi, dei soggetti sociali. Oggi lo scontro è tra il desiderio dell’uomo e un potere che spesso non vuole considerare questo desiderio dell’uomo perché lo sente come sovversivo rispetto a sé. L’obiettivo dei nostro intervento nel sociale è esattamente la salvaguardia del desiderio umano, la difesa di una democrazia vera, la difesa dei potere di decidere da parte del popolo. La lotta per la libertà è certamente uno dei motivi di fondo per cui costruire le opere; le nostre battaglie, dall’occupazione alla scuola, alla cultura, sono e devono essere per la ricerca di un consenso, ma per la difesa di questa libertà e della libertà di tutti.” [5]

Questa ricerca di cooperazione da parte della CdO fu ispirata dalla prima enciclica di papa Giovanni Paolo II, “Laborem exercens” (Settembre 1981) [6] ; in essa il papa polacco si scagliava contro le due visioni economiche del periodo storico (il socialismo reale e il nascente capitalismo sfrenato di Thatcher e Reagan), incapaci di difendere il mondo del lavoro e spingendo, come soluzione, ad una collaborazione di tutti.

A partire dal 26 Agosto 1987, la CdO sfrutta, col beneplacito di Giovanni Paolo II, due encicliche papali per avvalorare le tesi culturali e propagandistiche del gruppo “economico” di CL:
la “Sollicitudo rei socialis” (Dicembre 1987) e “Centesimus annus” (Maggio 1991).
La condanna del libero mercato declinato in senso thatcheriano-reaganiano, il fallimento del socialismo reale e la cooperazione come base relazionale fanno somigliare la CdO, stando alle parole di Ferruccio Pinotti, ad una loggia “massonica, pur essendo vestita di cattolicesimo integralista.” [7]

Flessibilità e nuovo modo di concepire il lobbying
La sede nazionale della CdO è a Milano e la sua struttura è composta da un’assemblea di soci, un presidente (l’attuale Bernhard Scholz), un direttore (l’attuale Dionigi Gianola) e un collegio di revisori contabili.
Le singole realtà locali della Cdo iniziano il loro percorso alle dipendenze della sede centrale di Milano, per poi raggiungere lo status di sedi autonome non appena hanno un numero significativo di soci.
Le sedi locali della Cdo possono avere due tipi di strutture: “pesanti” o “leggere”.
Le strutture “pesanti” sono tipiche della Lombardia e di alcune zone del Sud-Italia, le cui caratteristiche sono: la molteplicità di servizi e consulenze offerti, un organico consistente (segretarie, consulenti tributari e societari, uffici stampa) e un numero di soci che le pone in competizione nel territorio con le associazioni di categoria.
Ciò lo vediamo, ad esempio, nel caso bresciano e nel caso siciliano, di cui parleremo più avanti.
Le strutture “leggere” hanno un personale ridotto al minimo e non offrono servizi ai propri soci se non con modalità informali. Il loro scopo è principalmente quello di fornire una “rete” di contatti e rapporti di business.

Non esiste un modello unico di CdO, in quanto all’interno delle due strutture descritte esistono una vasta gamma di sfumature nelle quali la singola sede può nascere e svilupparsi come più ritiene opportuno. Questo avviene perché la CdO, spesso, si sviluppa dal basso – e non dall’alto come le associazioni di categoria.
Un esempio lo troviamo con la CdO Trentino-Alto Adige nata da incontri informali tra gli imprenditori della provincia di Trento e appartenenti a CL, divenuta un’associazione con l’accrescersi del numero di partecipanti.
Le proposte di fare rete, collaborare e aiutarsi a vicenda sono state (e lo sono tuttora) la base e il trampolino di lancio della CdO per poter operare sui territori. Come spiegato dal presidente della CdO Verona, Luca Castagnetti, “l’imprenditore entra in comunicazione diretta con migliaia di altri imprenditori sparsi per l’Italia e per il mondo. Ognuno di essi è un potenziale cliente o un potenziale partner. Ma non solo”. [8]
Come avviene ciò nel pratico? Per Scholz, presidente della CdO, avviene attraverso “un’amicizia operativa dove le persone si aiutano attraverso scambi di informazioni, di know-how, di esperienze, di conoscenze per affrontare la quotidianità imprenditoriale. Nella Cdo è cresciuta negli ultimi anni la sensibilità per la formazione, che è condizione sempre più decisiva per chi governa un’impresa. È un lavoro importante sia dentro le realtà orientate al profitto, sia in quelle non-profit. Un altro punto di forza, su cui stiamo lavorando, è quello relativo all’internazionalizzazione delle nostre imprese.” [9]
Su questa amicizia operativa, Castagnetti pone l’esempio di un produttore di macchine agricole in difficoltà associato alla CdO: costui chiamerà il presidente della Compagnia per chiedere aiuto e quest’ultimo “cercherà tra i suoi soci – o tra i soci di altre Compagnie – un distributore di macchine agricole in grado di soccorrerlo. A questo punto il distributore di macchine agricole cambierà fornitore o comunque ne aggiungerà uno ai suoi, iniziando ad acquistare le macchine dal socio Cdo in difficoltà. Magari ci rimetterà qualcosa, perché il suo precedente fornitore vendeva macchine migliori a prezzo minore. Ma lo farà comunque, certo di ricevere lo stesso trattamento, o qualche altro tipo di favore, quando sarà lui a essere in difficoltà”. [8]

Fare rete è fondamentale per la CdO e le associazioni, le società, le piccole aziende e le banche [10] – come dimostrato con i casi di Finmeccanica [11] e di Banca IntesaSanPaoloSpA [12].
È ovvio che un sistema reticolare del genere non sfugga all’attenzione di altre “reti”.

In Lombardia la ‘ndrangheta locale, secondo le inchieste del Tribunale di Milano, ha sviluppato accordi con iscritti o vicini alla CdO, come dimostrato dall’applicazione della misura cautelare personale del Gip Giuseppe Gennari verso Ivano Perego, presidente della Perego General Contractor, ovvero “la ditta che ha avuto in subappalto da Cosbau i lavori per il raddoppio della provinciale Paullese nel tratto Crema-Spino d’Adda. Secondo gli inquirenti, Perego sarebbe stato stato l’anello di congiunzione tra il mondo degli appalti e il boss calabrese Salvatore Strangio. Un’accusa che si fonda sulle intercettazioni disposte dai magistrati Ilda Boccassini e Giuseppe Pignatone”. [13]
Perego aveva partecipato alla “Giornata della sussidiarietà” (4 Aprile 2009), un evento organizzato dalla Compagnia delle Opere e dalla Fondazione Sussidiarietà, legate entrambe a CL. [14]

Pur sfiorata dalle indagini, la CdO allarga la propria rete all’estero ed in particolare negli Stati Uniti. Non è un caso, appunto che l’attuale presidente sia il tedesco Bernhard Scholz, esperto di finanza e marketing [15] e cresciuto nella Fondazione per la Sussidiarietà, il think tank della Compagnia delle Opere. La missione della Fondazione è quella di approfondire culturalmente e scientificamente “la diffusione di una visione della società basata sulla centralità della persona e sul principio di sussidiarietà, con particolare rilievo agli aspetti educativi ad esso connessi”. [16]
Usando questo escamotage umanitario, la CdO e le sue emanazioni riescono a radicarsi e allargarsi ovunque vi siano margini di guadagno

La Compagnia delle Opere Sicilia Orientale
L’arrivo ufficiale della CdO in Sicilia avviene a Catania nel Febbraio 2001. Tre anni dopo, nel 2004, è la volta di Palermo.
Il posizionamento del braccio economico di CL nelle due città non è di certo un caso: Catania e Palermo sono i due principali poli economici e finanziari della Sicilia. Stando alle parole di Saverio Stellino, presidente della CdO Sicilia Occidentale, “la Compagnia delle opere in Sicilia nasce da persone che vivevano un’esperienza cattolica. E c’è una differenza fondamentale tra Catania e Palermo. A Catania si sono messi insieme veri e propri imprenditori, legati da un’esperienza di fede comune e da un cammino cristiano. Qui a Palermo, invece, la Cdo non nasce da imprenditori ma da persone all’interno di un contesto di origine cristiana. Era gente comune, ma è chiaro che poi si sono avvicinate personalità di spicco, dal politico al presidente di Regione. Ma solo per condividere la mission della Cdo, non perché siano stati di supporto.” [17]
L’evoluzione della CdO in Sicilia è stata, a differenza dei casi lombardo ed emiliano, più nascosta ed anonima, ma non per questo meno subdola o pericolosa. Pur dovendo affrontare altre “reti” presenti sul territorio – sia criminali che di categoria [18] -, la CdO in Sicilia è riuscita ad avere enormi vantaggi dalla politica regionale – come la pioggia di benefici ad hoc nella Legge 26 marzo 2002, n. 2 “Disposizioni programmatiche e finanziarie per l’anno 2002” della Regione Sicilia. [19]
Dalla sua fondazione fino ad oggi, i presidenti della Compagnia delle Opere Sicilia Orientale – gli ex Carlo Saggio (attuale presidente del Teatro Stabile di Catania), Salvatore Abate e l’attuale Salvatore Contraffatto – hanno instaurato dialoghi con le amministrazioni della città etnea (Scapagnini, Bianco, Stancanelli e Pogliese) e stretto sempre più i legami con grosse aziende legate alla Grande Distribuzione Organizzata.
Il caso della Roberto Abate spa (conosciuto come Gruppo Abate) è emblematico su come la CdO e le grosse imprese si muovessero insieme.
L’ex presidente della CdO Salvatore Abate (2015-2018), il fratello Marcello e la sorella Laura, erano i gestori della Roberto Abate spa e dei marchi A&O e Famila (legati alla Selex Gruppo Commerciale SpA) in Sicilia.
L’azienda di famiglia va in crisi, ufficialmente, nel 2018 [20], e il continuo smantellamento dei punti vendita – con tanto di cessione dei medesimi alla Ergon e ai gruppi Arena e Rocchetta e con conseguente licenziamento dei lavoratori e delle lavoratrici – , porta la sezione fallimentare del Tribunale di Catania a sequestrare il patrimonio della società per via di punti oscuri sulla vicenda, quali le disponibilità liquide troppo basse (oltre 900mila euro) considerati gli introiti ottenuti dalla vendita del centro commerciale Etnapolis e della maggior parte dei supermercati.
Stando a quanto riportato da meridionews nell’articolo “Roberto Abate spa, ordinato sequestro di patrimonio. Procura di Catania chiede il fallimento della società” del 1 Marzo 2019, “a vigilare sull’intera società per azioni, fino a questo momento, è stato il collegio dei sindaci: interamente composto da professionisti dello studio di Antonio Pogliese, padre del sindaco di Catania Salvo Pogliese”. [21]
Antonio Pogliese, dall’alto della sua posizione di componente sia del Consiglio direttivo dell’Ordine dei Commercialisti di Catania che del Consiglio d’Amministrazione dell’Università di Catania, era riuscito ad organizzare una fitta rete di assistenza ad aziende con il compito di evadere l’erario attraverso la manipolazione dei bilanci.
Allo stesso tempo Pogliese padre aveva a che fare con associazioni e aziende legate alla CdO (come la citata Roberto Abate spa) e all’ “International Association of Lions Club”.
In tutta questa situazione la Mida Discount (MD) spa di Patrizio Podini acquisisce 21 punti vendita della fu Roberto Abate spa. La MD, con un fatturato in continua crescita (2 miliardi di euro nel solo 2017 [22]) si pone come principale società della Grande Distribuzione Organizzata in territori (Catania, Enna e Siracusa) dove l’utenza locale è a basso reddito.
I casi di queste cessioni e acquisizioni devono essere visti attentamente nella logica di aiuto reciproco tra soci della CdO: MD è socio del Banco Alimentare [23] e, insieme ad Ergon (Conad), membro del gruppo Selex – come la Roberto Abate spa.
Alle azioni della MD, si aggiunge l’intraprendenza dei fratelli Arena (conosciuti come Gruppo Arena srl) che, gestendo la catena di supermercati Decò della Multicedi srl, ha sviluppato un fatturato di 447 milioni di euro [24] nel 2017.
La Compagnia delle Opere tesse bene la sua rete e sviluppa collaborazioni con gruppi come i Fratelli Arena – sponsor del Festival Regionale delle Famiglie – e con l’attuale amministrazione comunale di Catania.

Il Festival Regionale delle Famiglie
Il secondo appuntamento annuale del festival dedicato alla famiglia ha come titolo: “Per Servire, Servire. I giovani e la famiglia, per rigenerare un sistema di valori al servizio della società!”.
E come può avvenire questo servire?
Contrastando le forme di degenerazioni portate, secondo Gigi De Palo, presidente del forum nazionale delle associazioni familiari, dalla “sciatteria [e dal]la crisi educativa”, derivante da una mentalità perdente che si fonda sul “tanto non cambia nulla””.
Per cambiare rotta, De Palo propone di raccontare ai giovani quanto “sia bello fare un figlio, costruire una famiglia e aiutare il prossimo. I nostri ragazzi saranno invogliati a mettere su famiglia non per convincimento ma per attrazione, cioè se vedono modelli di bellezza che funzionano, se vedono quanto siamo disposti a dare la vita per le nostre mogli o mariti.
Bisogna essere buoni testimoni, aprire la finestra e far sentire il profumo del pane. Ritornare ad avere quel desiderio educativo perché tutto educa basta solo volerlo
”. [25]
L’obiettivo principale di questo Festival è, quindi, esaltare la famiglia come caposaldo e punto di riferimento della società e del modello economico odierno, strizzando l’occhio verso le donne lavoratrici.
E cosa importa se la donna diventa “un oggetto di carne” o “macchina procreatrice”, buona per far nascere e crescere figli (possibilmente maschi, unici capaci di mantenere in vita la cosiddetta stirpe). [1]

La subalternità della donna in Sicilia (specie all’interno della famiglia) e la stigmatizzazione sociale ed economica verso chi non rispetta tali dettami sono ancora oggi palpabili.
Il comitato organizzatore del Festival di quest’anno è così composto:
GRASSO Salvatore, Vicepresidente regionale del Forum delle Associazioni Familiari della Sicilia
BATTAGLIA Febo Francesco, Vicepresidente provinciale del Forum delle Associazioni Familiari
VERONA Maurizio, Presidente dell’Associazione Family Party
MORANDO Milena Maria Rita, segretario dell’Associazione Family Party
AIELLO Agata, Presidente delle ACLI della Provincia di Catania
RUSSO Alfio, Presidente regionale dell’Associazione Famiglie numerose
LA FERRARA Antonio, Presidente dell’Associazione Futurlab
MARTINES Vincenzo, Presidente dell’Unione Exallievi di Don Bosco del San Francesco di Sales
CHIANTELLO Maria, delegato della pastorale familiare della Diocesi di Catania
LEONE Antonello, delegato dell’Associazione Scienze e Vita
RAFFAELE Ferdinando, delegato dell’Associazione Alleanza Cattolica
BARBAROSSA Edoardo, delegato dell’Associazione Papa Giovanni XXIII
VIRGILITO Maria, Presidente dell’Associazione ASA onlus
BARLUCCHI Marco, responsabile regionale del Movimento dei Focolarini
IENZI Umberto, delegato dell’Associazione Centro Aiuto alla Vita
MIGLIORE Marco, Presidente dell’Associazione Faro- Orientamento Familiare
PASSARELLO Gino,Delegato Regionale ambito Famiglia del Rinnovamento nello Spirito
DE LUCA Pier Giuseppe, responsabile regionale MCL
CICALA Cristina, Presidente dell’Associazione Medicare Onlus
MESSINA Agnese, Presidente della Bottega dell’Orefice Onlus
BONACCORSI Salvatore, Presidente regionale Alleanza Evangelica Italiana
CATERINA Carruba, Delegata dell’Associazione Exallieve FMA.
Mancano Pillon, Ratzinger e Godzilla per capire il livello politico e culturale su cui si basa questo Festival.
Ospite d’eccellenza è il già citato Luciano Malfer, che ricordiamo essere dirigente generale dell’Agenzia per la Famiglia della Provincia Autonoma di Trento che afferma:
La Famiglia non va trattata solo in relazione a contesti problematici ma come generatore di sviluppo. Le politiche familiari, che si differenziano da quelle sociali, spesso non richiedono un impegno finanziario ma si realizzano con reti collaborative pubblico-private che agiscono in sinergia sul territorio”. [26]
Andiamo adesso a vedere i promotori per capire da chi viene pagato questo Festival.
L’iniziativa è patrocinata da Regione Siciliana, Assessorato regionale al Turismo, Assessorato regionale alla Famiglia, Provincia Autonoma di Trento, Comune di Catania, Comune di San Gregorio di Catania e dalle Università degli Studi di Catania, Palermo e Messina.
È da evidenziare come, all’interno delle principali Università siciliane, la classe dirigente sia a tu per tu con Comunione e Liberazione, dimostrando come la laicità e la ricerca scientifica – di cui si fregiano – siano solo dei lenzuoli per nascondere lo squallore.

Se questi sono i promotori istituzionali, dall’altra parte abbiamo i privati e le associazioni che hanno contribuito alla realizzazione di questo Festival [27] come, ad esempio:
– La Tecnica della Scuola giornale online informativo per i docenti, che assume così una posizione netta.
– La Nuova Dogana, un centro culturale (non si capisce se associazione, cooperativa o altro) che gestisce lo spazio omonimo in base a criteri sconosciuti. Ma è uno spazio aperto a tutti.
Forte è il sospetto che sia una associazione cresciuta all’ombra della “rete” della CdO.
– il Museo Diocesano, la cui partecipazione serve a dare un’impronta spirituale
– la Fondazione Sicilia, fondazione ex Banco di Sicilia, che si pone come scopo prioritario quello di favorire la crescita sociale, culturale ed economica della Sicilia attraverso la valorizzare di beni culturali, supporto all’educazione, incentivare la ricerca scientifica, stimolare lo sviluppo sostenibile e, non ultimo, promuovere azioni di solidarietà.
– la Ferrovia CircumEtnea, la quale offre biglietti a prezzi scontati per le famiglie che vorranno andare a questo festival. Tale mossa rientra nel piano propagandistico di costruzione della metropolitana;
– l’Azienda Municipale Trasporti, prossima al fallimento e presente al Festival per dare una parvenza di esistenza.

Ma tra tutte queste associazioni quella che più ci ha colpito è l’Associazione Officine Culturali. Stando a quanto riportato dal loro sito internet, Officine Culturali si occupa di “rendere vitali i beni culturali anche come luoghi di occupazione e professionalizzazione. Attraverso lo studio, la ricerca e la comunicazione creiamo nuove grammatiche che siano a servizio della società e del suo sviluppo.” [28]
Interessante è andare a vedere che tra i componenti del consiglio direttivo il Presidente sia Francesco Mannino, ex membro del Centro sociale Experia.

Come si può vedere da questa foto, Mannino e Salvatore Contraffatto, attuale Presidente della CDO Sicilia Orientale, hanno un comune interesse: la valorizzazione del patrimonio culturale della città. [29]
In parole povere: la gentrificazione tramite la turistificazione del territorio.

La partecipazione di una associazione, presieduta da un ex membro dell’Experia, ad un Festival che promuove una visione della famiglia come luogo di conservazione e diffusione di valori economici e neoecumenici – e quindi per il rilancio del sistema economico italiano -, è un interessante cortocircuito.
Ma forse la spiegazione di tutto ciò sta nella parola “Rete”, un sistema affaristico e corporativistico atto a favorire e promuovere i membri affiliati alla CdO in qualunque momento, ma sempre rispettando i sacrosanti valori cristiani indicati a suo tempo da don Giussani.

Note
[1] Vedere “La campagna elettorale permanente ovvero Tutto cambia perchè nulla cambi”. Link: https://gruppoanarchicochimera.noblogs.org/post/2018/09/10/la-campagna-elettorale-permanente-ovvero-tutto-cambia-perche-nulla-cambi/
[2] “Quelli che sognano le piccole città di Dio”, La Repubblica dell’11 Gennaio 2008. Link: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/01/11/quelli-che-sognano-le-piccole-citta-di.html
[3] “Formigoni condannato a 5 anni e 10 mesi. Già in carcere a Bollate”, ilSole24ore del 22 Febbraio 2019. Link: https://www.ilsole24ore.com/art/formigoni-condannato-5-anni-e-10-mesi-cassazione-ABfZhxWB
[4] (a cura di) Julián Carrón, “Luigi Giussani. Una strana compagnia”, BUR Rizzoli, 2017
[5] “La Compagnia delle Opere: riflessioni su un’esperienza, esperienze in riflessione”, Meeting di Comunione e Liberazione del 22-29 Agosto 1987. Link: https://www.meetingrimini.org/wp-content/uploads/docs/eventi/459_3.htm
[6] Link: https://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_14091981_laborem-exercens.html
[7] Ferruccio Pinotti, “La lobby di Dio”, Chiarelettere, 2010, pag. 89
[8] “Compagnia delle opere: cosa fa il braccio economico di Cl”, tg24.sky.it del 3 Dicembre 2010. Link: https://tg24.sky.it/economia/2010/12/03/anticipazione_libro_la_lobby_di_dio_ferruccio_pinotti_chiarelettere_comunione_e_liberazione_compagnia_delle_opere.html
[9] Intervista di Ferruccio Pinotti a Bernhard Scholz, Meeting di Rimini 2009.
[10] La CdO e le banche stipulano convenzioni sotto forma di mutui a tassi agevolati o di programmi di prestito per il rientro dai debiti. Ciò avviene perché le banche considerano le aziende legate alla CdO più forti e più solide delle altre. Per ulteriori informazioni vedere i seguenti link: https://www.pmitutoring.it/application/files/9615/1006/6036/convenzione_INTESA_SANPAOLO.pdf
http://www.cdobg.it/servizi/servizi-finanziari-cdo/
[11] I partneriati tra Finmeccanica e CdO sono dimostrati dal “Matching”, un evento organizzato da quest’ultima presso la Fiera di Milano. L’evento consente alle aziende legate alla CdO (e quindi a CL) di stringere accordi e collaborazioni con aziende, associazioni e società. Per ulteriori dettagli tra Finmeccanica e CdO vedere l’articolo “Finmeccanica e Compagnia delle Opere promuovono l’innovazione”, IlGiornale del 9 Aprile 2010. Link: http://www.ilgiornale.it/news/finmeccanica-e-compagnia-delle-opere-promuovono-l.html
[12] “Al via collaborazione tra Intesa Sanpaolo e Compagnia delle Opere”, vita.it del 9 Novembre 2018. Link: http://www.vita.it/it/article/2018/11/09/al-via-collaborazione-tra-intesa-sanpaolo-e-compagnia-delle-opere/149687/
[13] “Quando gli affari si fanno in compagnia”, altraeconomia del 18 Maggio 2011. Link: https://altreconomia.it/quando-gli-affari-si-fanno-in-compagnia/
[14] Giampiero Rossi, “La regola: Giorno per giorno la ‘ndrangheta in Lombardia”, Laterza, 2015
[15] Link: https://www.itacaedizioni.it/autori/bernhard-scholz
[16] Link: http://www.sussidiarieta.net/it/mission?apri=La%20Fondazione
[17] Pinotti, op. cit., pag. 230
[18] I rapporti tra CdO e Sicindustria e ConfAPI (acronimo Confederazione delle Associazioni Piccole e Medie Imprese) sono sempre stati tesi. Nel caso della Finanziaria Regionale del 2002, ad esempio, sono state escluse queste ultime due sigle per avvantaggiare la Compagnia delle Opere. Vedi “Boom della Compagnia delle opere, la lobby che ha battuto Sicindustria”, laRepubblica del 9 Aprile 2002. Link: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/04/09/boom-della-compagnia-delle-opere-la-lobby.html
Pur essendoci stati degli screzi tra Sicindustria e Compagnia delle opere, i due gruppi di potere non si fanno la guerra ma, anzi, cercano di trovare dei punti in comune. Vedi Pinotti, op. cit., pag. 240
[19] Gli articoli e i commi a cui ci riferiamo sono i seguenti:
Art. 7. IRAP[…]
5. Le organizzazioni non lucrative di cui al decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, le associazioni di promozione sociale di cui alla legge 7 dicembre 2000, n. 383 e le cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381 sono esenti dall’imposta sulle attività produttive.”
“Art. 97 Contributo Fondazione banco alimentare.
Per il conseguimento delle finalità e l’utilizzazione di parte delle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali, assegnato alla Regione ai sensi della legge 8 novembre 2000, n. 328, l’Assessorato regionale degli enti locali è autorizzato a concedere un contributo annuo di 775 migliaia di euro in favore della Fondazione banco alimentare Onlus, per il sostegno all’attività da questa svolta nel territorio della Regione, anche attraverso propri comitati, sezioni, articolazioni e dipendenze, di somministrazione di generi alimentari e di prima necessità in favore di enti ed organizzazioni direttamente impegnati nell’assistenza verso categorie sociali marginalizzate o verso altre forme di povertà estrema.”

Link: http://www.gurs.regione.sicilia.it/Gazzette/g02-14.HTM
[20] Nel Settembre 2018 la Morgan Stanley acquista Etnapolis dalla Roberto Abate SpA, pagandola 90 milioni di euro. A questa mossa – dettata dal forte indebitamento della società e della crisi delle vendite – si sommano anche i licenziamenti.
Vedere i seguenti articoli:
Crisi Gruppo Abate, Ponzo (Cisl): “Nessun licenziamento ma ‘solidarietà’”. Etnapolis acquistata da Morgan Stanley”, Corriere Etneo del 23 Settembre 2018. Link: https://www.corrieretneo.it/2018/09/23/crisi-gruppo-abate-ponzo-cisl-nessun-licenziamento-ma-solidarieta-etnapolis-acquistata-da-morgan-stanley/?cn-reloaded=1
La GDO della Sicilia orientale in crisi: dopo Spaccio Alimentare (Fratelli Cambria) anche il Gruppo Abate sembra in difficoltà”, gdonews del 23 Settembre 2018. Link: https://www.gdonews.it/2018/09/23/la-gdo-della-sicilia-orientale-in-crisi-dopo-spaccio-alimentare-fratelli-cambria-anche-il-gruppo-abate-sembra-in-difficolta/
[21] Link: https://catania.meridionews.it/articolo/75212/roberto-abate-spa-ordinato-sequestro-di-patrimonio-procura-di-catania-chiede-il-fallimento-della-societa/
[22] Link: https://www.reportaziende.it/lillo_sicilia_srl
[23] Link: https://www.mdspa.it/solidarieta
[24] Link: https://www.reportaziende.it/fratelli_arena_srl
[25] “La famiglia come “bene comune” nella seconda edizione del festival siciliano,” vita.it del 9 Giugno 2019. Link: http://www.vita.it/it/article/2019/06/09/la-famiglia-come-bene-comune-nella-seconda-edizione-del-festival-sicil/151839/
[26] “Una Sicilia a misura di Famiglia. Al via il secondo Festival“, livesiciliacatania del 10 Maggio 2019. Link: https://catania.livesicilia.it/2019/05/10/una-sicilia-a-misura-di-famiglia-al-via-il-secondo-festival_496219/
[27] In fondo al link (http://www.siciliafamiglia.it/) vi sono tutte le associazioni non menzionate nella lista
[28] Link: http://www.officineculturali.net/mission.htm
[29] “«I giovani, innanzitutto – ha spiegato Contrafatto – per valorizzare anche il ruolo formativo della Cdo. Cominciamo a dimostrare quest’attenzione sin dalla composizione del nuovo direttivo, formato da professionisti e imprenditori che in molti casi hanno meno di 40 anni e insieme ai quali vogliamo raccogliere le sfide del futuro. Sfide che passano innanzitutto dalla comprensione di quali possano essere davvero i settori trainanti dello sviluppo economico del territorio, a cominciare dalla combinazione tra i comparti agroalimentare e turistico, su cui ci proponiamo di fare un lavoro serio con i nostri associati. Infine – ha concluso il neo presidente – vogliamo coinvolgere tutti sul tema della responsabilità sociale d’impresa, che più di tutti appartiene alla vocazione della nostra associazione».”, “Salvatore Contrafatto nuovo presidente Compagnia delle Opere Sicilia orientale”, La Sicilia del 27 Gennaio 2018. Link: https://www.lasicilia.it/news/home/136293/salvatore-contrafatto-nuovo-presidente-compagnia-delle-opere-sicilia-orientale.html

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