Zeffirelli è morto e ce ne faremo una ragione

I morti ci dirigono; i morti ci comandano, i morti prendono il posto dei vivi. […] Tutte le nostre feste, tutte le nostre glorificazioni, sono anniversari di morti e di massacri. […] I morti ostruiscono le città, le strade, le piazze. Li incontriamo in marmo, in pietra, in bronzo; questa iscrizione ci dice la loro nascita, quest’altra la loro dimora. […] Il culto dei morti è una delle più grossolane aberrazioni dei vivi. E’ un residuato delle religioni promettenti il paradiso. […] Ma dal punto di vista generale, la morte non esiste. Non vi è che la vita. Dopo ciò che noi chiamiamo morte, il fenomeno della trasformazione continua. L’ossigeno, l’idrogeno, il gas, i minerali vanno, sotto forme diverse, ad associarsi in nuove combinazioni contribuendo all’esistenza di altri esseri viventi. Non vi è morte, vi è circolazione dei corpi, modificazione negli aspetti della materia e dell’energia, continuazione incessante nel tempo e nello spazio della vita e dell’attività universale. […] Bisogna abbattere le piramidi, i tumuli, le tombe; bisogna passare l’aratro nel chiuso dei cimiteri alfine di sbarazzare l’umanità di quello che si chiama il rispetto dei morti, di quello che è il culto della carogna.
(Albert Libertad, “Il Culto della Carogna”, tratto dal libro Albert Libertad, “Il Culto della Carogna e altri testi tratti da “l’Anarchie””, Edizioni Anarchismo, Marzo 1981)

 

 

Il 15 giugno muore Franco Zeffirelli o “Scespirelli” per citare Ennio Flaiano. Seguendo le impennate retoriche che si sono diffuse dopo la sua morte, la santificazione di un personaggio dubbio come Zeffirelli serve ad una certa èlite di potere che rafforza sè stessa attraverso i suoi “santi”. In questo clima propagandistico di totale adorazione non c’è spazio per lo scetticismo nei confronti di un personaggio del genere.
Non stupisce quindi che in una città come Catania (città a maggioranza di destra) gli si voglia dedicare uno spazio apparentemente perchè egli valorizzò la città girando film come “Storia di una Capinera” o, giusto per citare l’attuale sindaco Salvo Pogliese, perchè “Zeffirelli 25 anni addietro, nel collegio di Catania, fu eletto senatore della Repubblica, accrescendo il suo attaccamento al territorio etneo. E proprio per mantenere viva, anche alle future generazioni, la memoria del suo geniale talento artistico e culturale intitoleremo a Franco Zeffirelli un importante spazio culturale cittadino che ne ricordi anche il suo forte e prolifico legame con Catania”. [1]

Cerchiamo di ricordare chi fosse veramente Zeffirelli, tracciando una linea netta tra chi lo santifica e chi, invece, crede che il personale essendo politico ritenga impossibile un’operazione del genere.
Zeffirelli ha sempre tenuto intime relazioni con personaggi quali Silvio Berlusconi, diventando Senatore nel ‘94 per Forza Italia e sostenendo quest’ultima quando era all’opposizione durante il governo di centro-sinistra (1996-2001). Omosessuale dichiarato, Zeffirelli si era posto contro l’aborto e il movimento omosessuale ed LGBTQIA.

A seguito delle dichiarazioni del Cardinale Giacomo Biffi sull’aborto [2], Zeffirelli propose di mettere a morte le donne che abortiscono perché “il crimine di chi uccide una creatura che non ha modo di difendersi non ha eguali. Non c’è nulla di cosi’ sinistro, di così orrendo”. “La vita,” sosteneva Zeffirelli, “non va mai fermata, questo è il principio. Va fermata la vita di chi ci rompe le scatole. Io metterei, sì, la ghigliottina in piazza del popolo per gli eroi di tangentopoli. Quelle vite andrebbero fermate. Mi meraviglia che il papa sia stato cosi incerto, così poco forte. Non è possibile accettare questo massacro di innocenti. […] Gli stessi che promuovono l’assassinio dei bambini, si oppongono alla pena di morte dei criminali. Sono gli stessi… tutto quel pannellame lì. Da anni rompono le scatole, mandano in giro Negri, mandano in giro Cicciolina. Sono gli stessi, sono la cialtroneria opportunistica incolta della nostra cultura contemporanea. Quelli stessi che ammazzano i fanciulli, i bambini che già esistono, a cui batte il cuore nel ventre materno e poi un assassino che ha stuprato 12 bambine, quello deve continuare a vivere, non solo, ma noi dobbiamo mantenerlo con il sudore della nostra fronte. Il mondo di oggi è un pasticcio di gente che non capisce un accidente. La confusione è totale”. [3]

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera sulle nozze gay, Zeffirelli rispose che “non c’è alcun bisogno di mettersi lì a creare una pseudofamiglia “legale” a vanvera, per me ridicola e inaccettabile. Basta sistemare le cose tra persone civili: se viviamo insieme e magari compriamo una casa, chiariamo anche le questioni delle quote, tra persone intelligenti che si vogliono bene. Basta un atto privato fatto come si deve. Punto e basta.” [4]
Quando il giornalista chiese se fosse contrario o meno alle adozioni per le coppie gay, Zeffirelli rispose in modo affermativo, aggiungendo: “invece di perder tempo a legiferare in questo campo assurdo, il nuovo governo farebbe bene a varare solide politiche di sostegno alla famiglia vera, quella tradizionale, con un babbo e una mamma. Qui in Italia non si fanno più figlioli. Tra poco la prole degli immigrati riempirà le nostre città. Pensiamo a questo, dico. Perché la gente che ha un concetto semplice e naturale della propria esistenza, quindi la stragrande maggioranza degli italiani, ha bisogno di una politica che lo aiuti a creare una famiglia. Oppure i gay facciano per esempio come ho scelto io.” [4]
Questa ostilità di Zeffirelli viene spiegata come una sua opposizione alla volubilità di quelle unioni non eterosessuali. “Come ho già detto,” continuò Zeffirelli nell’intervista, “conosco molti amici gay che vivono in coppia. Ma sono scelte mature, ponderate. In età più giovane, ci si prende, ci si lascia con grande facilità: non c’è un legame di consacrazione e quindi si tende a svicolare. È un mondo incostante, insomma. Quanto di meno adatto per crescere un figlio che ha diritto ad essere nutrito e accudito non solo dal punto di vista materiale ma nei passaggi più delicati in cui si edifica un’esistenza. Un bambino ha diritto ad avere genitori autorevoli: e poi una rete di parentele fatta di nonni, di zii, di cugini. Con una coppia gay si rischia di creare un disagio. Certo, se ci mettiamo a minare anche un’istituzione fondamentale per la società come il matrimonio tra un uomo e una donna ci prepariamo un futuro veramente molto brutto” [4]

Nel 2013, Zeffirelli manifestò il suo disprezzo verso i Pride in quanto “esibizioni veramente oscene, con tutta quella turba sculettante. La parola gay stessa è frutto della cultura puritana, una maniera stupida di chiamare gli omosessuali, per indicarli come fossero dei pazzerelli. [essere omosessuale] è un impegno molto serio con noi stessi e con la società. Una tradizione antica e spesso di alto livello intellettuale, pensi solo al Rinascimento. Nella cultura greca l’esercito portava gran rispetto a due guerrieri che fossero amici e amanti, perché in battaglia non difendevano solo la patria, ma reciprocamente anche se stessi, offrendo una raddoppiata forza contro il nemico”. [5]

Questo tipo di dichiarazioni antiabortiste, sessuofobe ed omofobe da parte di un personaggio dichiaratamente omosessuale non ci deve affatto stupire o inorridire. La logica zeffirelliana rientra nell’omonormatività e nell’omonazionalismo, fenomeni che allineano persone e lotte non eterosessuali a norme quali la protezione dei privilegi sociali ed economici, controllo dei corpi, benaltrismo, supportare lo Stato-nazione e le violenze di Stato etc.

Risulta chiaro, quindi, come Zeffirelli venga osannato da gente come Salvo Pogliese e da Silvio Berlusconi; egli rappresentava il perfetto testimonial di un sistema egemonico culturale di destra perfetto in una città come Catania – che sta vivendo sempre più un processo gentrificativo, metà camicia nera e metà manganello .
Citando il Morandini, il cinema di Zeffirelli rappresentava un “olegrafia sentimentale, cartoline illustrate per l’export, fatuità da classe vip, banalità melodrammatica ecc”.
Sciespirelli è morto, fatevene una ragione .

Note
[1] “Pogliese: “Catania dedicherà uno spazio culturale a Zeffirelli””, Cataniatoday del 15 Giugno 2019.
Link: https://www.cataniatoday.it/cronaca/pogliese-catania-dedichera-uno-spazio-culturale-a-zeffirelli.html
[2] “Chi tollera l’aborto, non condanni la mafia,” LaRepubblica del 7 Febbraio 1993. Link: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/02/07/chi-tollera-aborto-non-condanni.html?ref=search
[3] “Aborto: Zeffirelli. Pena di morte per chi abortisce”, adnkronos del 19 Marzo 1993. Link: http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1993/03/19/Altro/ABORTO-ZEFFIRELLI—PENA-DI-MORTE-PER-CHI-ABORTISCE_175800.php
[4] “«Nozze gay? Ridicole, ha ragione il Papa. Fate come me: ho adottato due figli adulti». Un’intervista di Paolo Conti a Franco Zeffirelli”, Corriere della Sera del 7 Giugno 2006. Link: http://www.gliscritti.it/blog/entry/1993
[5] L’Espresso, 5 Luglio 2013

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